A cosa serve la Storia? La risposta di Marc Bloch

Esiste una domanda che dovrebbe porsi ogni giovane storico, una domanda che diventa ancora più pressante di fronte alla crisi della cultura: a cosa serve la storia?

A cosa serve la Storia?

A cosa serve la storia? Una domanda a cui è stata data una risposta, una risposta lunga quanto un libro, che il caso ha voluto che fosse incompleto, o meglio senza fine.

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A cosa serve la storia? La risposta in Marc Bloch, Apologia della storia o Mestiere di storico, Torino, Einaudi, 2009.

L’ “Apologia della storia” di Marc Bloch, opera scritta per estrinsecare ‹‹ un bisogno interiore di chiarezza, […] di chiarirsi quale uomo attraverso il proprio lavoro […] di ricercatore, di storico ›› per: ‹‹ giustificare la propria vita di storico davanti agli altri uomini, vedere se il proprio lavoro possa, in realtà, essere utile alla società ››[1].

Una risposta che non è un discorso filosofico, ma la risposta di un padre alla domanda del figlio che gli chiede ‹‹ Papà, a cosa serve la storia? ›› [2]

Nel 1914, di fronte ai giovani liceali di Amiens, Bloch risponde : dalla storia gli studenti dovranno trarre quella “méthode critique”, che può essere applicata tanto al passato quanto al presente[3]:

Quel metodo critico da utilizzare nella vita di tutti i giorni, quando dovrete raccogliere, confrontare e pesare delle testimonianze.  Contro lo spiri­to di maldicenza sarà per voi l’arma più potente. Contro lo spi­rito di sfiducia anche. Il disgraziato che dubita di continuo di tut­to e di tutti non è di solito altro che un credulone troppo spesso ingannato. L’uomo accorto, che sa la scarsità delle testimonianze esatte, è meno pronto dell’ignorante nell’accusare di falsità l’ami­co che si inganna. E il giorno in cui in società dovrete partecipare a qualche grande dibattito, che si tratti di sottoporre a nuovo esa­me una causa giudicata troppo in fretta, di votare per un uomo o per un’idea, non dimenticate mai il metodo critico [4].

Ma non bisogna sbagliare, l’insegnamento della storia non è immediato, non bisogna pensare di poter ritrovare nel passato un esatto esempio degli eventi del presente, perché:

La storia è, essenzialmente, scienza del mutamento. Essa sa ed insegna che mai si ripresentano due eventi del tutto simili, poiché le condizioni non sono mai esattamente le stesse […] Ammette, certo, da una civiltà all’altra, il riproporsi di taluni fenomeni che a grandi linee sembrano evolvere in una stessa direzione. E nota allora come da entrambe le parti sussistessero condizioni fondamentali simili. […] Ma non per insegnarci che il passato si ripete, che ciò che era ieri sarà anche domani. Esaminando come il recente passato differisca da ciò che lo ha preceduto e perché, essa trova in questo confronto la capacità di prevedere in che senso anche domani si opporrà a ieri.

Cos’è la storia?

Essa è una “scienza in divenire” contrapposta alla storia “déjà fait”, ferma, morta e quindi priva di una reale capacità attrattiva verso il lettore.

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Marc Bloch (1886-1944) storico francese, autore dell’ “Apologia della Storia”.

Un lettore da invitare nel laboratorio dello storico , per mostrargli la storia così come vien creata ma anche per scoprirne le eventuali fragilità, incertezze e incoerenze.

La storia assume così i tratti di una scienza sperimentale e lo storico diventa uno scienziato sperimentale.

La teoria cinetica dei gas, la meccanica einsteiniana, la teoria dei quanti hanno profondamente modificato l’idea che, ancora l’altro giorno, ciascuno si faceva della scienza. Non l’hanno rimpicciolita. Ma l’hanno resa più duttile. Al certo, hanno sostituito, in molti punti l’infinitamente probabile; al rigorosamente misurabile, il concetto dell’eterna relatività della misura ›› per cui adesso è possibile ‹‹ ammettere che una conoscenza, anche se si rivela incapace di dimostrazioni euclidee o di immutabili leggi di ripetizione, possa comunque pretendere il nome di scientifica.

Qual’è l’oggetto di questa scienza?

‹‹ Il bravo storico […] somiglia all’orco della fiaba. Egli sa che là dove fiuta carne umana, là è la sua preda ››.

L’uomo, ma non come concetto astratto, ma come uomo calato nella categoria in cui egli agisce: la durata. Quindi la storia è scienza degli uomini, nel tempo, un tempo che è il plasma stesso in cui nuotano i fenomeni e quasi il luogo della loro intelligibilità un continuum ma anche un continuo cambiamento.

Storici e lettori:

Avendo gli uomini come oggetto di studio, come potremmo non aver la sensazione di compiere solo a metà il nostro compito, se gli uomini non riescono a comprenderci?

E allora la storia deve essere una materia aperta al mondo esterno, una materia in grado di mettersi in discussione, una materia che è ricerca infinita e come tale deve mostrarsi al lettore.

Ogni libro di storia degno di questo nome dovrebbe prevedere un capitolo o, se si preferisce, posta ai punti nodali dello sviluppo, una serie di paragrafi che dovrebbe intitolarsi più o meno così: “come posso sapere ciò che mi accingo a dirvi?” Sono convinto che, nel venire a conoscenza di queste confessioni, anche i lettori che non sono del mestiere proverebbero un autentico piacere intellettuale. Lo spettacolo della ricerca, con i suoi successi e le sue traversie, raramente annoia. È il bell’e fatto che diffonde il gelo e la noia.

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La sala di un archivio, è da luoghi come questo che parte la ricerca storica.

Mario Sanseverino

 

[1] G. Cingari, recensione ad “Apologia della storia”, << Il Ponte >>, 1955.
[2] M. Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico, Torino, Einaudi, 1998.
[3] M. Bloch, Critique historique et critique du témoignage, in << Annales >>, 1950.
[4] M. Bloch, Storici e storia, Torino, Einaudi, 1997.