Bramante: la prospettiva dell’antico

Donato “Donnino” di Angelo di Pascuccio detto il Bramante nasce a Milano nel 1444. La sua formazione avviene inizialmente nell’ambito pittorico del contesto urbinate, con la consapevolezza che ne consegue dell’utilizzo della prospettiva. Questo fattore influenzerà molto tutte le opere realizzate dall’artista nel corso della sua carriera.

Bramante
L’incisione Prevedari

La prima notizia di cui disponiamo riguardante il Bramante risale al 1481: si tratta di un’incisione, la cosiddetta “Incisione Prevedari”, una tavola dal carattere estremamente controverso ed enigmatico, ma molto affascinante sia per la veduta prospettica, di stampo urbinate, sia per il linguaggio architettonico all’antica. In quest’opera ritroviamo infatti quelli che saranno i punti cardine dell’arte bramantesca: prospettiva e antico.

Bramante
Santa Maria presso San Satiro

L’attività artistica del Bramante si divide principalmente tra Milano e Roma, centri fondamentali per lo sviluppo dell’arte italiana del quindicesimo secolo. La Milano del secondo Quattrocento è come divisa tra due poli di attrazione: da una parte il gotico transalpino, che continua ad essere un punto di riferimento per la progettazione architettonica degli artisti locali, dall’altra il rigore fiorentino del Brunelleschi. Questi elementi si fondono dando vita a quel clima “ibrido” che caratterizza opere come la Cappella Colleoni o la Cappella Portinari. In questo clima Bramante progetta ex novo la Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, in adiacenza al sacello altomedievale del nono secolo. L’edificio nasceva come celebrazione di una tavola votiva dedicata alla Vergine che, secondo la tradizione, colpita da un vandalo durante le invasioni, avrebbe cominciato a sanguinare. Il problema principale da affrontare è la posizione ad angolo e il passaggio sulla strada che impedivano la costruzone del coro. È proprio da questa difficoltà che nasce una delle idee più geniali del Bramante: egli ricava, in uno spazio profondo poco più di un metro, un finto coro grazie all’illusione prospettica. L’altro capolavoro milanese è la tribuna di Santa Maria delle Grazie. La commissione arriva da Ludovico Sforza e sua moglie che volevano un “pantheon” per se e per la propria famiglia. La pianta rivela un’influenza fiorentina, dunque brunelleschiana, mentre invece l’esterno dell’edificio probabilmente non fu terminato dal Bramante come si può notare dal tipo di decorazione che ricorda ancora l’arte gotica transalpina.

Bramante
Palazzo Caprin
Bramante
Cortile del Belvedere – disegno di Giovanni Antonio Dosio

Nel 1499 Bramante si trasferisce a Roma. La città sta vivendo un momento di rinascita dopo la cattività avignonese che aveva causato una forte contrazione demografica e portato ad uno stato di forte degrado monumenti e siti archeologici. Che ruolo ha Bramante in questo momento di “riscatto”?

Un ruolo che possiamo definire dal valore inestimabile dato che il suo concetto di architettura ha completamente rivoluzionato la progettazione di edifici ecclesiastici e civili. In particolar modo, il simbolo di questo cambiamento, è Palazzo Caprini (o Casa di Raffaello). Purtroppo il palazzo oggi non esiste più e possiamo studiarlo solo attraverso piante e disegni dei secoli passati. Palazzo Caprini è così innovativo perchè rappresenta un nuovo tipo di abitazione più abordabile, da un punto di vista economico, anche per chi non copriva un’alta carica politica o curiale . Infatti, al contrario di edifici come Palazzo Venezia, rivestiti completamente da prezioso travertino, Bramante utilizza una nuova tecnica definita “a getto” grazie alla quale con l’utilizzo di materiali meno dispendiosi si otteneva il medesimo effetto visivo del travertino. Altro capolavoro dell’architettura bramantesca è il Tempietto di San Pietro in Montorio, commissionato dal cardinale Caravajal nel 1510 circa. Il Tempietto è la prima opera cristiana che riesce a rievocare un tempio all’antica (da qui ne deriva il nome) ed è per questo motivo che Palladio lo include nel quarto libro del suo trattato, dedicato interamente allo studio dell’ antico, con la sola eccezione di quest’opera di epoca moderna. Una delle ultime opere del Bramante, commissionata da Papa Giulio II è il Cortile del Belvedere. Capolavoro di progettazione architettonica, l’opera consiste nella successione di tre cortili che collegavano gli appartamenti papali, voluti da Alessandro VI Borgia, e il villino di Innocenzo VIII, detto appunto “del belvedere”, che diventerà poi il nucleo principale dei Musei Vaticani.

Dall’osservazione di questo breve itinerario della carriera di Donato Bramante possiamo renderci conto del ruolo svolto da questo artista, il quale ha cambiato completamente il modo di concepire l’architettura, un modo che non perde mai di vista l’insegnamento degli antichi ma che sa anche guardare all’innovazione del periodo moderno.

Manuela Altruda