Portale:1955 – L’età della Route 66

Portale: L'età della Route 66


Gli anni '50 degli Stati Uniti furono un periodo in cui i giovani iniziarono a rifiutare la società perbenista statunitense. Era la cosiddetta Beat Generation che si schierò contro il modo tradizionale di vivere, manifestando atteggiamenti di ribellione nei confronti dei propri genitori e della loro morale. Il romanzo On the Road (Sulla Strada) di Jack Kerouac è il simbolo perfetto di questa generazione: il viaggio che Kerouac compie in parte con Neal Cassady in parte in autostop rappresenta al meglio una generazione che coltivava il grande mito del viaggio, modo ideale per sfuggire dalle convenzioni sociali e dal mito della stabilità, parte integrante dell'American Way of Life. La Route 66 è la storica strada statunitense parte del mitico viaggio Coast to Coast. Percorrerla era un'avventura che attirava tantissimi giovani. Personaggi come Elvis Presley prepararono il terreno per la Controcultura giovanile deglianni '60, che sfocerà nel Sessantotto e nella liberazione sessuale.

on the road
Route 66 segnale strada

La Route 66: una strada leggendaria

La Route 66 fu una delle prime autostrade statunitensi, che copriva una distanza di oltre 3700 km. Essa era il mezzo più usato per chi voleva raggiungere Los Angeles dall'altra parte del paese. Los Angeles divenne negli anni '60 l'avanguardia della Controcultura statunitense, fatta di hippie e musica psichedelica e la Route 66 era un passaggio obbligato. La Route 66 è al centro di film leggendari come Furore, Thelma e Louise e Easy Rider. A bordo di una Harley Davidson o di un pulmino Volkswagen, ancora oggi questo itinerario, chiamato Historic Route 66, crea molto fascino. Anche il primo McDonalds al mondo nacque sulla Route 66: una strada costellata di Fast Food o Diner per chi doveva fermarsi a mangiare durante un viaggio lunghsisimo

Jack Kerouac: On the Road

Il racconto è autobiografico. Realmente, per sette anni, Jack compie i viaggi che narra. Quanta verità c’è nel romanzo? Sicuramente più verità che bugie. Quello che vivi si infiltra in quello che scrivi, più vivi più scrivi, più viaggi più vivi. Ed è quindi la vita dell’America di fine anni quaranta che è narrata tra le pagine di Sulla strada, da uno che in prima persona la vide, la odiò, la amò, l’accettò e rifiutò.

Proprio in questo sta la magia del romanzo: nella maniera in cui racconta ciò che racconta. Kerouac scrive appunti di viaggio. Sulla Strada nasce come il diario disordinato di un aspirante scrittore. Egli registra, più che scrivere, quello che vede, quello che sente, quello che prova. Fotografa il paesaggio e la natura di un’America desolata e forte. Cataloga nel suo ordine caotico da nomade incallito le frasi della gente americana, con brusca e distratta premura, osserva e riporta diligente e rabbioso l’alienazione del sottoproletariato, senza intenti rivoluzionari, ma con l’intento eterno di ogni scrittura realista: dire. Raccontare. Esporre i fatti. Senza spiegarli. Descrivendoli. Srotolando la matassa confusa di umanità con la quale si viene a contattato. Nessuna intenzionalità letteraria.

Finché nell’aprile del 1951, in tre sole settimane, con in corpo più caffè che sangue, Kerouac decide di riordinare gli appunti dei suoi viaggi. Di farne un libro. Di passare dall’ordine caotico ad un caos ordinato. Con l’unico scopo di fondo mai cambiato: raccontare la verità dell’America, l’insofferenza delle persone, la meraviglia della natura.

La Beat Generation

Il concetto di Beat Generation travalica gli spazi e i confini della definizione di movimento artistico diventando miracoloso concime su un già fertile terreno, diventando il soffio di vento che diede il decisivo cambio di rotta al modo di vivere la vita dei giovani americani. Esso fu, di fatto, ciò che avrebbe ispirato, poco meno di un ventennio dopo, il movimento del Sessantotto, l’opposizione alla guerra di Vietnam, il festival di Woodstock.

Questi eventi sensazionali avrebbero lasciato in eredità al mondo una quantità esorbitante di immagini, suggestioni e ideali. Gli irrequieti e sfacciati protagonisti della Beat Generation vivono una vita scontrosa, nel rifiuto delle norme imposte, nella sperimentazione di droghe e sessualità alternativa, nell’interesse per la religione orientale e nel conseguente netto rifiuto per il materialismo occidentale.

Il senso della ricerca umana, il sogno americano dell’andare senza fine, è forse racchiuso nel significato dell’aggettivo “beat”. Beat vuol dire diverso, emarginato, sconfitto, ma per scelta. Beat vuol dire ritmo: il ritmo del jazz di Charlie Parker, il ritmo costitutivo della prosa di Kerouac, ma anche modello etico che richiede di “suonare” la propria vita con intensità, fino all’ultimo respiro. Beat anche nel senso specifico di “beatific”: un liberatorio abbraccio, senza veli né ritegni, con la propria più profonda e più tragicamente umana identità.

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Gioventù bruciata: il mito di James Dean

Nella produzione hollywoodiana che va dalla fine della seconda guerra mondiale al 1960 ci si rende conto che ci sono dei film, in particolare, che fanno emergere un nuovo impegno politico: registi e attori cominciano a mettere in scena e ad affrontare temi come il razzismo e la giustizia, cercando di riflettere e di far riflettere sulle inquietudini sociali che sono proprie della società americana di quegli anni.

Questo, è un tentativo di rinnovamento ideologico e narrativo che parte dall’interno e che riflette la fine di quell’orizzonte produttivo hollywoodiano che può essere chiamato come «fabbrica dei sogni».

Con Gioventù bruciata (Rebel without a Cause, 1955), Nicholas Ray mette in scena la storia di un brusco e doloroso passaggio all’età adulta ed è un documento sui riti della generazione post-bellica degli Stati Uniti. Il film è divenuto un cult movie e ha contribuito a diffondere il mito di James Dean rendendolo il simbolo della contestazione giovanile. La morte prematura e violenta che ha colpito i tre protagonisti alimenta, poi, la fama di Gioventù bruciata come un film “maledetto”.

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La nascita del Rock 'n' Roll

Le origini del rock sono datate gli anni ’50. A differenza di altri generi musicali poco politicizzati, la nascita del rock non potrebbe spiegarsi senza la particolare situazione politico-culturale che vigeva negli States post-bellici.

Il Maccartismo, vale a dire l’ossessiva caccia alle streghe contro i comunisti, è rigettato dalla gioventù statunitense. On the Road di Jack Kerouac è il libro simbolo del periodo: nonostante il boom economico, l’età d’oro del capitalismo, inizia a diffondersi un deciso spirito di ribellione giovanile dovuto all’asfissiante sistema culturale imposto dall’alto.

Il rock è la risposta perfetta alla richiesta dei giovani di una controcultura da opporre alla cultura dominante. Le origini del rock sono dovute, nei primi anni ’50, all’incontro delle due tradizioni musicali statunitensi, dove è l’elemento black ad essere quello caratterizzante.

Saranno due pezzi ad essere riconosciuti a posteriori come le radici del rock. Il primo cronologicamente è “Rock Around the Clock” di Bill Haley, canzone dal nome evocativo, che il 9 luglio 1955 raggiunge il primo posto in classifica, rimanendovi per due mesi. Si tratta del primo grande successo della musica rock.

Il vero simbolo del primo rock emerge chiaramente dal film “Ritorno al Futuro“: nel film, quando Marty McFly torna negli anni ’50, inventa “Johnny B. Goode“. La canzone è in realtà di Chuck Berry, artista di colore. Ciò che rende unica Johnny B. Goode, o che la rendeva unica nel suo periodo, era l’uso della chitarra, che rendeva il ritmo molto distorto, caotico, disordinato: è il tratto caratterizzante del rock, un genere dai testi e dalle melodie fuori dagli schemi.

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Elvis Presley: l'ascesa del re del Rock

Ciò che caratterizza Elvis è l’essere l’idolo delle ragazzine. Mancano diversi anni alla Summer of Love, ma la lotta contro i costumi austeri della società statunitense è già iniziata, e il rock ne è uno strumento essenziale.

Il 5 giugno 1956, durante l’esecuzione di Hound Dog, Elvis rotea il suo bacino simulando l’atto sessuale: la stampa il giorno dopo lo stronca, ed Elvis è costretto a riparare, presentandosi nella successiva esibizione televisiva vestito in smoking.

Egli non è un semplice cantante: è il simbolo della nuova gioventù statunitense, che non ha vissuto la guerra in prima linea e vuole combattere contro la società coeva. Il King of Rock rappresenta l’anticamera della rivoluzione sessuale del decennio successivo: è tutto accennato, poco esplicito, ma anche i suoi gesti di bacino rappresentano un cambiamento epocale per gli States degli anni ’50.

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Fast food menù

La nascita dei Fast Food: un simbolo ameicano

Era il 1948 quando Mac e Dick McDonald utilizzarono un sistema di vendita di panini a soli 15 cent l’uno (oggi 1,60$). Nel 1948 nasceva In N Out Burger, il primo fast food californiano e sopratutto il primo ad essere dotato del Drive In, dove poter acquistare e mangiare hamburger senza uscire dalla propria auto.

A North Corbin, Kentucky, nel 1952 affondava le sue radici nel mercato globale il famoso KFC (Kentucky Fried Chicken), celebre per l’esclusiva sul pollo fritto servito in diversi modi e per le salse segrete con le quali poterlo condire.

Era il 1954 quando venne inaugurato il primo Burger King, precisamente in Florida a Miami; da quel giorno ha visto espandere il proprio ristorante in in più di 11.000 sedi nel mondo, offrendo lavoro a 340.000 persone le quali servono circa 11,4 milioni di clienti al giorno.

L’anno dopo, nel 1955, i fratelli Mc Donald cedettero per circa 2 milioni di dollari il marchio all’imprenditore Ray Kroc che fondò il primo Mc Donald’s a San Bernardino, in California.

La nascita del fast food rappresenta la nascita di un simbolo della vita americana, una vita vissuta a 100 all'ora e con poco tempo da perdere.

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