Rocky, lo stallone italiano: l’essenza del sogno americano

The Italian Stallion and The American Dream. Correva l’anno 1976, nelle sale statunitensi compare Rocky“, diretto da John G. Advilsen, musiche di Bill Conti e con protagonista l’allora giovane semisconosciuto Sylvester Stallone. Al cast si aggiungono Talia Shire, nei panni di Adriana, Carl Weathers, che interpreta il pugile campione dei pesi massimi Apollo Creed, Burgess Meredith alias l’allenatore Mickey Goldmill, Burt Young nei panni di Pauly. Il film, durata 119 minuti, viene scritto in soli tre giorni dallo stesso Stallone e girato, con minimo budget a disposizione, in meno di un mese. Nato sotto forma di B-movie, la pellicola sembrava essere destinata alla semplice proiezione nei drive-in.

Sly credeva fermamente nel progetto, tanto da rifiutarsi di vendere la propria sceneggiatura ad Hollywood, declinando così la generosa offerta di 360 mila dollari per rischiare di interpretare egli stesso il personaggio protagonista. Il rischio paga bene, ben oltre la cifra rifiutata da Stallone; Rocky è record d’incassi ai botteghini, diviene uno dei film più celebri e amati del cinema in assoluto, lancia la carriera di Sylvester Stallone, la colonna sonora creata dal geniale Bill Conti è indovinata a personaggio, film, e all’idea di speranza che Rocky intende trasmettere allo spettatore.

Rocky conquista tre statuette agli Oscar del 1976, nelle categorie miglior montaggio, film e regia, consentendo inoltre a Stallone di ricevere contemporaneamente due nomination come miglior attore e miglior sceneggiatura originale, impresa riuscita finora soltanto ad altri due mostri sacri del cinema, ovvero Charlie Chaplin ed Orson Wells. Ad oggi Rocky è considerato tra i film più amati e celebrati in assoluto, ha segnato generazioni intere di fan. Il messaggio del racconto arriva dritto al cuore, è coinvolgente, conduce lo spettatore a immedesimarsi nelle vesti del pugile di Philadelphia. È simbolo di speranza, coraggio, è la ricerca, la piena realizzazione del sogno americano.

Rocky

L’opera narra la storia di un pugile dilettante di Philadelphia, origini italiane, che s’arrangia come può lavorando come tirapiedi al soldo della piccola criminalità organizzata. Rocky Balboa, denominato “Lo stallone italiano“, appare inizialmente come il classico pugile suonato a fine carriera che non è riuscito a sfondare, abita solo in un modesto appartamento, pochi amici, tra cui Poly Pennino, anch’egli italo-americano nonché irascibile ubriacone, frequenta luoghi malfamati, deriso e sottovalutato da tutti. Finché, grazie ad una concatenarsi fortunoso di episodi, ecco l’occasione di tutta una vita: affrontare il campione del mondo dei pesi massimi per il titolo.

Rocky

Rocky accetta sorpreso, riceve aiuto dal suo allenatore Mickey, col quale giorni prima aveva litigato pesantemente, e trova l’amore grazie ad Adriana, timida ragazza che lavora in un negozio di animali domestici e sorella di Poly. Lo stallone italiano inizia così una serie furiosa di allenamenti sotto la vigile guida del suo mentore Mickey, diviene popolare e amato dalla gente, ma oltre ad essere il nuovo beniamino del popolo, il pugile italo-americano intende dimostrare innanzitutto a se stesso Per la prima volta in vita mia… che non sono soltanto un bullo di periferia. Arriva finalmente il giorno del grande match, da un lato il semi-sconosciuto sfidante, Rocky Balboa; al lato opposto, dopo un pittoresco ingresso nel ring, il campione in carica, l’indiscusso detentore del titolo, l’imbattuto Apollo Creed, il quale indica a tutto il pubblico presente il numero tre, tradotto: lo sfidante andrà K.O al terzo round.

Inizia l’incontro, Apollo prende immediatamente l’iniziativa riempiendo di pugni lo sfidante, che incassa ma non arretra, finché questi non scaglia un mancino saettante che stende e stordisce l’avversario. Il campione del mondo per la prima volta nella sua carriera finisce al tappeto. Creed si riprende immediatamente e si scaglia furioso con tutta la sua tecnica e potenza su Rocky, che subisce ancora ma non si abbatte, continuando a lottare con cuore e coraggio. Di lì il match è un susseguirsi di pugni, K.O e continui colpi di scena fino al quindicesimo round, momento in cui Rocky caccia fuori le ultime residue energie provando disperatamente a far crollare a terra di nuovo il suo avversario, ma nessuno dei due impavidi pugili cede e l’incontro termina coi due atleti stremati, ma ancora in piedi. Giunge l’arbitro per il verdetto finale. Vince ai punti e conserva la cintura del titolo mondiale, l’ancora campione del mondo dei pesi massimi, l’imbattuto Apollo Creed. Ma a Rocky non frega niente, ha dimostrato al mondo intero, ma soprattutto ad egli stesso il proprio valore sia di pugile che di uomo. Il film si conclude con in sottofondo una musica commovente, il protagonista esausto, malconcio, sconfitto ma vincitore, che urla follemente più volte ai microfoni una sola parola, un sole nome… Adriana.

Rocky: non fa male, tutto il mondo può cambiare. Resistenza da Stallone, cuore da italiano.Rocky

Nella prima metà degli anni ’70 Sylvester Stallone è un attore squattrinato che si arrangia come può con piccoli lavoretti per poter sopravvivere e pagarsi gli studi nei vari corsi di recitazione. Grande sportivo e da sempre appassionato di pugilato, il giovane Sly si reca ad assistere all’incontro tra Muhammad Alì e tale semisconosciuto Chuck Wepner. Il match è sorprendente e destinato a rimanere negli annali. Alì va a tappetto, si rialza e domina il match, ma non riesce a stendere definitivamente lo sfidante, che risponde imperterrito agli attacchi del campione e resiste fino al gong conclusivo, perdendo soltanto ai punti e commuovendo così il mondo intero. La mente del giovane Sly si accese a mo’ di lampadina. Perché non scrivere una sceneggiatura ispirata a un pugile semisconosciuto, riadattandola ad hoc per il cinema? Caratterizzando al meglio i personaggi e contestualizzandoli, coi giusti volti e battute, potrebbe anche funzionare. Tre giorni di full-immersion tra pagine e caffè, il copione scritto a tempo record, come se la penna avesse una volontà tutta sua.

Sylvester Stallone idea un personaggio a sua immagine e somiglianza, sapendo di essere il più indicato ad interpretare quel ruolo di pugile mezzo suonato, in declino e sconfitto dalla vita. Il periodo storico nel quale viene ambientata la storia di Rocky è propizio, metà anni ’70, il mondo della boxe, in particolare negli Stati Uniti, attraversa il suo periodo più felice grazie a pugili e match leggendari. Hollywood ha sempre avuto un rapporto speciale col mondo dello sport, e il ring all’interno del quale si combatte, ricevendo e distribuendo pugni, cadendo e rialzandosi, perdendo e vincendo, viene considerato la perfetta rappresentazione e parabola della condizione umana. La trasposizione cinematografica appare una conseguenza d’obbligo.

Philadelphia è per antonomasia definita la città della boxe, i suoi luoghi si sposano alla lettera con l’idea che si intende attribuire al film e ai vari personaggi. In Rocky prendono parte, seppur in semplici camei, padre e fratello di Stallone, addirittura il suo amatissimo cane Birillo, che l’attore stesso dovette vendere causa ristrettezze economiche, per poi riacquistarlo in seguito, a successo già conseguito. Per gli allenamenti Sly si ispira al compianto Joe Frazier, il quale prende parte alla storia nei panni di se stesso ed era solito allenarsi colpendo pezzi di carne cruda.

Lo stato fisico dell’attore italo-americano è straripante, la scena nella quale questi ingurgita un’intera confezione di uova bevendole d’un fiato venne girata una sola volta, entrando nell’immaginario collettivo, e poi la corsa sui gradini accompagnata dall’epica colonna sonora di Bill Conti, lavvincente combattimento tra Rocky Balboa ed Apollo Creed, culminato con la vittoria del campione in carica e il grido al mondo Adriana. Il successo ai botteghini è planetario, idem in Italia, dove il protagonista è doppiato da Gigi Proietti, poi sostituito dal mitico Ferruccio Amendola nei numeri successivi della serie cinematografica.

Rocky II: Un pugile non può far altro che combattere

Rocky

I sequel, appunto, quasi sempre mere operazioni commerciali di marketing che opere indipendenti di qualità, aggiungono comunque qualcosa al prodotto stalloniano. Rocky II, la rivincita di Rocky, che sposa Adriana, dalla quale riceve un bambino, si ritira alla ricerca di un lavoro ma viene continuamente scartato e ritenuto inidoneo, così riabbraccia definitivamente la sua vocazione di pugile e accompagnato dal fedele allenatore Mickey ottiene l’opportunità di riaffrontare Apollo e sconfiggerlo all’ultimo secondo per K.O.

Rocky III: Gli occhi della tigre, un pugile non deve mai civilizzarsi

Rocky

Rocky III, in cui questi domina la scena del pugilato per tre anni, finché giunge Clubber Lang (Mister T), che lo sconfigge. Balboa, perde Mickey, deceduto causa improvviso malore, si allea con l’ex rivale Apollo divenendone grande amico, sfoga con Adriana la sua paura e frustrazione, torna finalmente ad allenarsi con la solita grinta, con gli occhi della tigre, Eyes of the tyger, dominando la rivincita e gettando al tappeto il rivale al terzo round.

Rocky IV: Qualsiasi cosa lui colpisce, lui la distrugge. Da Adriana a… Drago

Rocky

Rocky IV, la minaccia sovietica. Ivan Drago (Dolph Lungdren) è il campione del mondo dei dilettanti made in U.R.S.S, sbarca negli Stati Uniti per affermare la propria superiorità fisico-atletica, sconfigge ed uccide Apollo. Rocky decide di vendicare l’amico ed accetta di incontrare sul ring l’indistruttibile rivale in Russia, il giorno di Natale, contro tutto e contro tutti. Allenamento bestiale nel gelo sovietico, il protagonista scala la cima dell’innevata montagna al grido “Drago. Il match tra i due pugili è colmo di sangue e grande pathos emotivo, Rocky anche stavolta si supera e mette K.O il granitico avversario. Durante lo scontro anche Drago rivela il proprio lato umano, mostrando stima e rispetto verso il campione e ribellandosi ai propri leader politici. Celebre ed emozionante il discorso finale di Rocky al pubblico e popolo sovietico: “se io posso cambiare e voi potete cambiare, tutto il mondo può cambiare”.

Rocky V: ricaduta e risalita, il vero ring è la strada

Rocky

Rocky V, causa scellerati investimenti in Borsa lo stallone italiano, appesi ormai guantoni al chiodo, fallisce economicamente ed è costretto a far ritorno nell’amata Philadelphia, apre una palestra, incontra un giovane e promettente pugile, Tommy Gunn, lo allena trattandolo come un figlio, per poi venire da questi tradito. Rischia di perdere l’affetto del suo vero figlio, per poi riconquistarlo grazie al supporto della solita Adriana, combatte contro Tommy in un match da strada, perché Rocky è pur sempre un figlio di Philadelphia, il suo unico ring è la strada. Batte e supera anche questo ostacolo, riconquistando stabilità finanziaria e soprattutto l’amore del proprio figlio.

Rocky Balboa: l’ultimo ruggito del leone, anzi… dello Stallone

Rocky

Rocky Balboa, sesto conclusivo e nostalgico episodio della serie. Il vecchio pugile gestisce un ristorante tutto suo aiutato dal cognato Paulie mentre, Adriana è scomparsa causa un brutto tumore. Rocky sente di aver ancora qualcosa da dire e da dare nel mondo della boxe, così accetta la proposta di combattere contro il campione del mondo. Si allena con la solita determinazione, nonostante i vari acciacchi del tempo, aiutato dal figlio divenuto ormai uomo adulto. Incontro esaltante ed equilibrato, il protagonista termina in piedi il match, sconfitto ai punti, ma ugualmente vincente, come sempre. La saga si conclude con lo stallone italiano che rende omaggio dinanzi alla lapide dell’amata Adriana.

Corsi e ricorsi… cinematografici: Rocky cede il testimone a CreedRocky

Terminata una serie, ecco spuntarne una bella fresca, seppur inevitabilmente ricollegata alla vecchia. Rocky, dopo sei episodi cede il passo allo spin-off dal titolo Creed – Nato per combattere, che si occuperà di raccontare gesta del giovane figlio di Apollo. Tra i protagonisti figura immancabile Sylvester Stallone, nei panni appunto del vecchio pugile di Philadelphia. A breve giungerà nelle sale anche il secondo episodio di una probabile trilogia.

Davide Gallo