Le indagini di ricerca nei campi della geologia e della paleontologia hanno portato gli studiosi a riconoscere 5 eventi di estinzione di massa, denominati “Big Five“, nei quali il tasso di estinzione ha superato il 50%, arrivando ad un estensione globale e minacciando l’esistenza della vita sul pianeta Terra.
Questi fenomeni, estremamente tragici per la biodiversità, rappresentano dei momenti di reset ecologici, durante i quali, a seguito di un collasso ecosistemico, si verifica una transizione biotica.
Sebbene numericamente sia stata una delle meno distruttive, l’estinzione di massa più conosciuta e documentata è senza dubbio quella che avvenne 65 milioni di anni fa, sul finire del Cretaceo. Infatti quando le persone discutono di estinzioni e di paleontologia, raramente si esimono dal parlarne, in quanto in questo evento scomparvero i dinosauri, veri dominatori del Mesozoico, creature tra le più affascinanti e spettacolari mai esistite.
Il mondo al tempo del Creataceo
L’estinzione del Cretaceo cominciò circa 65 milioni di anni fa, e si colloca, sul piano geologico e temporale, nel piano Maastrichtiano (serie senoniana), al limite col Terziario. Per questa ragione è nota anche come estinzione del limite KT. Sebbene sia considerata l’estinzione di massa per eccellenza, durante questo evento si estinsero “soltanto” il 76% delle specie (nel Permiano, ad esempio, fu cancellato il 96% della biodiversità). Ciò rende questa l’estinzione di massa di entità più lieve in tutto il gruppo dei Big Five.
Durante il Cretaceo il mondo cambiò configurazione: un tempo uniti strettamente nella megastruttura nota come Pangea, i continenti si separarono, spostandosi fino ad assumere una configurazione simile a quella attuale, attraverso movimenti di deriva in seguito a fratture seguite all’attività orogenetica del limite Triassico/Giurassico. Questo portò, lentamente, ad un cambiamento del livello del mare.


A livello floristico si poté assistere allo sviluppo praticamente esplosivo delle Angiosperme (soprattutto dicotiledoni), mentre le piante già presenti in epoca giurassica continuarono a proliferare. La fauna marina presenta un’incredibile biodiversità, soprattutto a livello microscopico, mentre invertebrati come molluschi (soprattutto cefalopodi) ed echinodermi conosco un periodo evolutivo particolarmente felice.
I vertebrati ormai dominavano sia l’ambiente acquatico che quello terrestre. Comparvero le tartarughe palustri, fluviali e marine; i Mosasauri, enormi rettili di acqua salata; cominciarono a differenziarsi gli uccelli, ancora dotati di denti, che competevano con gli ultimi pterosauri per il dominio dei cieli.
A comandare però erano senza dubbio i Dinosauri, veri dominatori del Mesozoico.


La grande estinzione del Cretaceo
L’estinzione di massa che avvenne sul limite Cretaceo/Terziario è l’ultima delle Big Five in ordine cronologico. È quindi l’estinzione di massa più recente, ed anche quella meglio documentata dal punto di vista fossilifero.
Tra i tetrapodi terresti scomparvero i dinosauri e gli pterosauri, insieme a numerose famiglie di uccelli e mammiferi marsupiali; per quanto riguarda la fauna marina, si persero i plesiosauri ed i mosasauri, completando la scomparsa dei grandi rettili marini, cominciata con gli ittiosauri 30 milioni di anni prima.
Grosse perdite interessarono anche gli invertebrati, tra i quali si estinsero, praticamente in contemporanea le ammoniti, le belemniti, le rudiste e i trigondi. Le perdite maggiori però interessarono senza dubbio i foraminiferi planctonici (si estinse circa il 78% della loro biodiversità).
Il mondo uscì profondamente cambiato dal Mesozoico. La vita riprese in una nuova direzione.
Lorenzo Di Meglio
Bibliografia
Micheal J. Benton – Paleontologia dei Vertebrati – Franco Lucisano Editore
Sitografia