Le origini dell’universo dei robot di Isaac Asimov

Isaac Asimov, con le sue storie sui robot, è stato uno dei padri della fantascienza come la conosciamo oggi. Autore di famosissimi cicli di romanzi come La Fondazione o La saga dei robot, è stato anche un prolifico scrittore di racconti. Pubblicati originariamente su riviste specializzate, spaziavano tra i vari rami del genere (robot, futurismo, distopia, ecc.), sempre conditi da inconfondibili acume e ironia.

Tutt’ora resta un punto di riferimento per tutta la letteratura del settore. Le sue leggi della robotica sono ben note a qualsiasi appassionato, nonché presenti nelle opere di altri autori. Inoltre lo scrittore russo-statunitense rivendica la paternità del termine “robotica”, ormai diffuso anche al di fuori dell’ambito letterario.

Isaac Asimov e un mondo di robot

robotPiuttosto che parlare delle saghe più note, ci occuperemo della raccolta completa dei suoi racconti sui robot, “Tutti i miei robot”. Per due ragioni: è una sorta di grande introduzione alla realtà fantascientifica asimoviana; e, cosa più importante, è un assaggio esaustivo del suo stile e di ciò che per Asimov significhi scrivere sui robot.

Come leggiamo nell’introduzione, l’autore predilige storie che vedono protagonisti robot “stile patetico” più che “stile minaccia”. Con questa definizione l’autore mira a ragionare sull’impatto sociale dei robot, a immaginare cosa cambierebbe concretamente se la robotica divenisse realtà.

Asimov ha un’abilità raffinata a far scivolare il lettore in un mondo fittizio eppure plausibile. L’analisi del rapporto umano-robot, delle modalità di utilizzo degli automi, nonché le possibili conseguenze della loro esistenza sono tutti elementi orchestrati con coerenza. Quasi tutti i racconti inediti presentati (risalenti agli ultimi anni e non di certo la punta di diamante della raccolta) sono brevi e poco ambiziosi, ma gettano una chiara luce su quella che potrebbe essere una convivenza tra umani e robot.

Si toccano poi argomenti più complessi come lo stress dell’essere umano nei confronti della proliferazione della macchina (Il correttore di bozze) o la rivisitazione dell’idea di relazione e famiglia (Robbie, Bugiardo!, Lenny) fino a rovesciare dinamiche pregiudiziali uomo-robot in un racconto come Il Segregazionista. E la vetta si tocca, come ammette l’autore stesso, con L’Uomo bicentenario che è un degno epilogo di questo mosaico di racconti.

Varie letture dei robot

Come accennato, Asimov non ragiona solo sulle dinamiche sociali. Prova anche a pensare a dove arriverebbe l’umanità con l’aiuto dei robot; e, prima ancora, a come i robot vengano progettati e creati, a chi si dovrebbe occupare di loro. Impossibile non menzionare a proposito Powell e Donovan, protagonisti di svariate storie rocambolesche che narrano di missioni spaziali per niente ambiziose, ma proprio per questo realistiche: assicurarsi che robot per l’approvvigionamento di minerali operino al meglio (Circolo vizioso), risolvere guasti su satelliti in orbita imbattendosi in robot-filosofi (Essere razionale) sono esempi di come un robot potrebbe essere impiegato in un futuro che magari potrà sembrarci ancora lontano, ma di certo non irraggiungibile.

Ulteriore pilastro di questa raccolta è la robo-psicologa Susan Calvin, personaggio prediletto dall’autore, contraddistinta da un acuto cinismo e una lingua ben affilata. Se nelle storie della coppia sopracitata si lascia spazio ad un mix di azione ed enigmi sapientemente ideati dall’autore, con il personaggio di Susan i racconti hanno un’inclinazione prevalentemente razionale, scelta che rispecchia l’identità del personaggio. L’autore si trova sempre sapientemente in equilibrio tra generi differenti, mescolando ripetutamente giallo e fantascienza. L’abilità di Asimov scrittore, prima ancora che autore di fantascienza, emerge in tutto il suo spessore, concretizzata in un dominio impeccabile del ritmo narrativo. Tricentenario ne è un perfetto esempio, con il suo finale caustico e disorientante.

Attualità di Asimov

Alla fine di questo cammino “raccontato”, iniziato nel 1939 e finito nel 1977, Asimov si rende conto che la robotica è già una realtà. Con altri quarant’anni alle spalle, durante i quali è difficile dire se la situazione sia peggiorata o migliorata, è ancor più facile fare collegamenti con il mondo reale. E non ci si limita alla robotica e all’intelligenza artificiale. Un racconto come Straniero in paradiso, ad esempio, tratta di una società dove le nascite tradizionalmente intese sono antiquate. Storia che, insieme a Il mondo nuovo di Huxley, fa l’occhiolino a tematiche che oggi sono senza dubbio al centro dell’attenzione, come l’aborto o l’inseminazione artificiale.

Questa raccolta di Asimov ha, dunque, come punto focale il rapporto tra umano e macchina, ma non disdegna di spaziare verso altre tematiche futuristiche del tutto plausibili, offrendo spunti di grande interesse. Altrettanto evidente, a lettura conclusa, è che indagare i robot è il modo che l’autore ha trovato per indagare l’homo faber. Indagine che, da puro intrattenimento, cerca forse di farsi interprete e guida del futuro che stiamo costruendo.robot

Giovanni Di Rienzo

Riferimenti:

Tutti i miei robot, I. Asimov, Mondadori, Milano, 2014.