Stranger Things: la linea sottile tra realtà e finzione

Ormai giunti alla seconda stagione e con la terza in arrivo ad ottobre 2018, si può trarre un bilancio su quello che è stato Stranger Things fino ad ora, senza tralasciare spunti di riflessione sui quali immaginare gli sviluppi che si potranno osservare nella prossima stagione. In questo articolo tratteremo quegli elementi della serie che la portano al limite tra realtà e finzione.

Gli elementi di realismo in Stranger Things

Tra gli elementi di realismo in Stranger Things spicca innanzitutto il luogo e i luoghi in cui la serie è stata girata. Le vicende di Mike, Lucas, Dustin e Will avvengono ad Hawkins, una cittadina tanto tranquilla quanto isolata nello stato federale dell’Indiana. In particolare i luoghi che i due registi privilegiano, nella serie prodotta da Netflix, sono quelli della vita quotidiana: scuola, sala giochi e casa.

Solo in un secondo momento l’attenzione dello spettatore verrà portata sul laboratorio di Hawkins dal quale emergerà l’elemento fantascientifico che è alla base della trama. Sinonimo di realismo sono anche le storie dei personaggi di Stranger Things: i protagonisti sono quattro semplici ragazzini americani che frequentano la Hawkins Middle School con una passione per i giochi di gruppo e i primi videogiochi tanto che possono definirsi semplicemente nerd.

Non solo i protagonisti bensì anche i co-protagonisti possono rispecchiare i personaggi che si incontrano normalmente nella vita di tutti i giorni: lo sceriffo affranto per la morte della figlia e in una continua lotta contro se stesso (interpretato da David Harbour), la mamma separata e costretta a sacrifici enormi per crescere i due figli, interpretata da una bravissima Wynona Rider, un matrimonio forzato tra i genitori di Mike e una storia d’amore classica tra la bella secchiona Nancy (la sorella di Mike) e il giocatore di baseball (Steve) che si rivelerà un personaggio fondamentale nella seconda stagione.

Senza dimenticare l’elemento storico anch’esso importante: gli esperimenti che vengono fatti nel laboratorio di Hawkins sono stati programmati dal governo americano per sconfiggere i russi durante il conflitto logorante della guerra fredda.

Gli elementi di fantascienza

Gli elementi di fantasia o finzione appaiono nella serie già nella prima puntata della prima stagione. Essi si intrecciano con la normalità di una cittadina e delle sue anime fino a formare, insieme, un vortice di emozioni che coinvolge qualunque tipo di fan e che ha fatto di Stranger Things una serie senza precedenti

Il primo elemento di legame tra realtà e fantascienza in Stranger Things è in realtà un personaggio cioè “Undici”, la ragazzina dai super poteri che presto si unirà al gruppo, non senza qualche screzio tra i quattro fondatori. “Undici“, interpretata magistralmente da Millie Bobby Brown (con tanti riconoscimenti dalla critica) è una ragazzina dotata del potere della telecinesi, la quale, sfruttata fino allo stremo come esperimento da laboratorio per sconfiggere i russi, apre un vortice spazio-temporale con un mondo parallelo, il Sottosopra.

Collegato a questo viene fuori l’altro elemento di finzione: dal “Sottosopra” vengono fuori i Demogorgoni, espressione utilizzata dai quattro nerd, presa in prestito dal loro gioco di società preferito ovvero Dungeons and Dragons. Uno di questi mostri, una specie di lupo con olfatto da squalo, rapisce Will Buyers nel primo episodio.

Attorno alla scomparsa del povero ragazzino ruota tutta la prima stagione mentre il pericolo invasione da parte dei “demogorgoni” sarà il motore della seconda stagione che si concluderà nel migliore dei modi proprio grazie all’artefice innocente di tutto questo, Undici.

Gli intrecci tra realtà e fantascienza

Gli elementi dell’una e dell’altra categoria non mancano di mischiarsi: numerose scene sono a testimonianza di questa miscela che ha reso Stranger Things unica. Ad esempio quando Undici, dopo aver passato l’infanzia in laboratorio, dimenticandosi di tutte le basi della vita quotidiana inizia una sorte di fase di apprendimento tardivo.

In questa fase impara l’alfabeto, i numeri, si approccia alla televisione che diventerà la sua principale fonte di conoscenza e conosce i sentimenti. I sentimenti alla fine, fanno quello che nessun altra cosa riuscirebbe a fare ovvero da collante fra due elementi opposti, qualunque essi siano.

Michele Mastrulli