Fanny Price e Jane Eyre: personaggi a confronto

Scontro tra autrici

Fanny Price e Jane Eyre
A sinistra: Jane Austen, sconosciuto – Coloured version of Jane Austen, University of Texas. A destra: Charlotte Brontë, un ritratto ideale dell’autrice realizzato dopo la sua morte da Duyckinick, 1873, basato su un disegno di George Richmond

Jane Austen nasce nel 1775 a Steventon, ultima di sette figli riesce ad emergere in un’epoca in cui le donne ancora non possedevano, da un punto di vista intellettuale, una rilevanza tale da permettere loro di aspirare ad una vita indipendente (del resto molte scrittrici adoperavano ancora pseudonimi maschili, così come la stessa Austen, o erano costrette a dividersi tra la propria vena letteraria e il ruolo di padrone di casa, come Anne Radcliffe, autrice di romanzi gotici e modello per la giovane Jane).

Nonostante le sue eroine siano tutte dotate di un lieto fine e di una vita ricca di avvenimenti non si può dire lo stesso della Austen, che mai si sposò (sebbene ricevette ben due proposte di matrimonio) e che morì a soli 42 anni a causa di una grave malattia. Ella divenne famosa grazie alla pubblicazione, nel 1813, di Orgoglio e Pregiudizio, romanzo che l’avrebbe consacrata come grande “scrittrice del cuore”. Molto più tragica la vicenda di Charlotte Brontë; ella nasce a Thorntorn nel 1816 e terza di sei figli perde la madre a soli cinque anni. In seguito intraprende gli studi presso la Clergy Daughter’s School di Cowan Bridge nel Lancashire insieme alle sorelle, tra cui le prime due che moriranno a causa delle gravi condizioni in cui riversava l’istituto; tale esperienza sarà rievocata nella vicenda di Jane Eyre, romanzo che la consacrerà nel 1847 come grande scrittrice. Nel 1831 prosegue gli studi presso la scuola di Miss Wooler di Roe Head, dove nel 1835 intraprende successivamente la carriera di insegnante. Nel 1854 sposa, dopo una serie di disavventure amorose (che ispirarono la scrittura di romanzi come Il professore, scritto prima del 1847 ma pubblicato postumo nel 1857), il reverendo Nicholls, ma l’anno successivo perderà la vita nel dare alla luce il suo primogenito.

Sebbene il mondo dei lettori e delle lettrici associ molto spesso le due figure di Jane Austen e delle sorelle Bronte, bisognerà ad ogni modo sottolineare quanto in realtà Charlotte sottostimasse la ben conosciuta scrittrice di Orgoglio e Pregiudizio. Infatti alcune lettere che compongono il suo epistolario testimoniano l’asprezza con cui la giovane scrittrice britannica delineava le opere della Austen, accusandola di mancanza di passione e di aver rappresentato amori affettati. Ad esempio in una lettera del 12 gennaio del 1848, indirizzata allo studioso George Lewes, ella scrive:

Perché vi piace così tanto Miss Austen? Su questo sono perplessa. […] Non conoscevo “Orgoglio e pregiudizio” prima di aver letto quella vostra frase, e allora mi sono procurata il libro e l’ho studiato. E che cosa ci ho trovato? Un accurato e minuzioso ritratto di un volto ordinario; un giardino ben recintato e accuratamente coltivato, con confini ben delimitati e fiori delicati – ma nessun accenno a una fisionomia brillante, vivida – niente spazi sconfinati – niente aria aperta – nessuna collina azzurra – nessun torrente impetuoso. Non mi piacerebbe certo vivere con le sue dame e gentiluomini nelle loro case eleganti ma limitate. Queste osservazioni probabilmente vi irriteranno, ma correrò il rischio.

E ancora in una lettera del 18 gennaio 1848:

Miss Austen, essendo, come dite voi, senza “sentimento”, senza poesia, può essere… è dotata di buonsenso, concreta (più concreta che vera), ma non può essere grande.

Parole dure e forti che non lasciano trasparire alcuna stima nei confronti di una scrittrice che già all’epoca era ben conosciuta e che soprattutto lasciano trasparire l’impossibilità, almeno apparente, di una presunta influenza della Austen sul lavoro compiuto dalla Brontë; tuttavia sarà davvero così?

Fanny Price e Jane Eyre

Fanny Price e Jane Eyre
A destra: Jane Eyre, illustrazione di Frederick Walker A sinistra: Fanny Price, illustrazione di H.M. Brock


Nonostante una simile premessa, è infatti impossibile non notare, nella vicenda di Jane Eyre, un richiamo alla storia della giovane eroina austeniana, sebbene le vicende raccontate siano ispirate anche (e soprattutto) a momenti della vita dell’autrice. Come Fanny Price, Jane Eyre gode di una posizione sociale svantaggiata che tuttavia è colmata da una grande morale e da un forte senso del dovere; entrambe allevate dagli zii entrano a far parte di famiglie di sconosciuti sin da bambine, con esiti differenti ma con premesse eguali. Mentre Fanny Price ritrova come nemica solo una delle zie, Mrs. Norris, la giovane Jane Eyre ha di contro tutta la famiglia, a partire dalla signora Reed, moglie dello zio che l’aveva accolta in casa, fino alle stesse domestiche che la ritengono una bugiarda, un’ipocrita. A tal proposito, interessanti le parole adoperate dalle due scrittrici per descrivere, all’inizio delle due vicende, i rispettivi impatti con la nuova realtà familiare, che lasciano emergere anche una descrizione fisica e caratteriale delle due eroine:

A quel tempo Fanny Price aveva da poco compiuto dieci anni e benché a prima vista non si notasse nel suo aspetto granché di accattivante, perlomeno non vi era nulla in lei che potesse spiacere ai parenti. Era di piccola statura per la sua età, aveva una carnagione smorta e nessun lineamento del viso era di saliente bellezza; timidissima e ritrosa, schiva dal mettersi in vista, aveva un modo di fare impacciato ma non volgare, parlava con voce dolce e si esprimeva con grazia.

Mentre Charlotte Brontë scrive:

A Gateshead Hall io ero come una nota stonata, non ero nessuno. Non avevo niente in comune con la signora Reed, con i suoi figli o con i suoi vassalli scelti, i domestici. […] Non erano certo tenuti a considerare con affetto una che non stava bene con loro, una diversa, il loro opposto quanto a carattere, capacità, inclinazioni: una persona inutile, incapace di servire i loro interessi o accrescere i loro piaceri. […] Sapevo che se fossi stata una bambina allegra, solerte, spensierata, esigente, bella e divertente […] la signora Reed avrebbe sopportato la mia presenza con più generosità.

Come è possibile notare dagli estratti, risulterà palese un leggero richiamo alla figura di Fanny nelle parole di Charlotte Brontë, che, utilizzando una sottile litote, descrive Jane Eyre come una ragazza né bella, né spensierata o socievole. Tuttavia, nonostante la calma apparente, le due protagoniste dei rispettivi romanzi sono dotate anche di una forte risolutezza, specialmente quando si tratta di scelte importanti. Basti pensare alla reazione di Jane Eyre in seguito alla scoperta della moglie del signor Rochester, rivelazione che la invoglierà a seguire la retta via e ad abbandonare il proprio amore pur di non vivere nel peccato:

Fanny Price e Jane Eyre
Jane Eyre e Mr. Rochester, illustrazione ad opera di Fritz Eichenberg

Mi atterrò ai principi che mi sono stati insegnati quando ero in me, non adesso che sono preda della follia. Leggi e principi non sono fatti per i momenti in cui non c’è tentazione. Sono per i momenti come questo, quando il corpo e l’anima si ribellano contro il loro rigore. Sono tassativi, non possono essere violati. Se io li infrangessi per mia convenienza, quale sarebbe il loro valore? Eppure hanno un valore […] sì, sono folle, ho il fuoco nelle vene e il mio cuore batte più forte e non riesco a tenere il conto dei suoi battiti. Tutto ciò su cui posso fare affidamento in questo momento sono le idee che da tempo mi sono formata e le decisioni che ho già preso, e non cederò.

Fanny Price e Jane Eyre
Fanny rifiuta Henry Crawford, illustrazione ad opera di H.M. Brock, presente in una copia del 1898 di Mansfield Park

O al deciso rifiuto di Fanny Price che, pur di non tradire i suoi sentimenti per Edmund, respinge la proposta di matrimonio del beffardo Henry Crawford:


«No, no, no,» esclamò Fanny nascondendosi il viso fra le mani. «È tutta una cosa insensata. Non mi sconvolga. Non posso sopportarlo oltre. La sua bontà per William mi obbliga verso di lei più di quanto possa esprimere; ma non voglio, non posso sopportare…, non devo ascoltare tali… No, no, non pensi a me. Ma lei non pensa veramente a me. So che tutto questo non significa niente.»

Quindi, sebbene all’apparenza siano personaggi restii ad agire, possiamo ad ogni modo individuare, tanto in Fanny quanto in Jane, una caparbia capacità di analisi e di discernimento. Esse si muovono sullo sfondo letterario con sguardo impassibile, attente ad ogni dettaglio ma al contempo ben nascoste, indagando e giudicando quale siano le vie più adeguate da seguire; come Fanny osserva, innamorata, il cugino Edmund ammaliato dalla giovane e leggiadra Mary Crawford, così la schiva istitutrice di Thornfield Hall osserva, divorata lentamente dalla gelosia, le avance di Mr. Rochester verso la giovane Blanche Ingram, riflettendo, entrambe nel silenzio, circa il modo più giusto per risolvere le rispettive situazioni, preservando non solo la propria morale, ma anche sé stesse. Le due eroine dimostrano, quindi, in più occasioni, di possedere ideali che, se ad una prima lettura risultano altamente repressivi per la loro stessa individualità, lentamente prendono posto nella mente del lettore che risulta quasi ammaliato dalla grande capacità di controllo di queste due giovani donne, qualità che ricordano molto anche la figura di Elinor Dashwood di Ragione e Sentimento (altra opera della Austen).

Tuttavia, nonostante le somiglianze sopracitate pare che la Brontë non avesse mai letto, prima dell’uscita di Jane Eyre, opere legate alla scrittrice di Steventon. Infatti nella già citata lettera del 12 gennaio del 1848, indirizzata al critico letterario George Lewes, ella afferma:

Non conoscevo “Orgoglio e pregiudizio” prima di aver letto quella vostra frase, e allora mi sono procurata il libro e l’ho studiato.

Dunque, stando alle parole di Charlotte Brontë, ogni legame risulta puramente casuale… e se stesse mentendo? Risulta assai strano che una scrittrice come la Austen, già famosa nel XIX secolo, passasse inosservata ad una giovane autrice in carriera quale era la maggiore delle Brontë, sebbene tale ipotesi non possa essere né confermata né smentita. Lungi dal minare la “maternità” delle tematiche presenti in Jane Eyre, bisognerà ad ogni modo ritenere possibile una presunta influenza, anche indiretta, di Mansfield Park, pur non potendo concretamente stabilire un legame extra testuale tra le due grandi opere d’amore.

Raffaele Esposito

Fonti: Mansfield Park – Jane Austen edizione Garzanti a cura di Enrico Groppali e Simona Buffa di Castelferro; Jane Eyre – Charlotte Brontë edizione a cura di Marianna D’Ezio; per le lettere di Charlotte Brontë consultare il sito Jane Austen Society of Italy.

Fonti immagini: Google Images.