Vaslav Nijinsky: la biografia del ballerino di Dio

Vaslav NijinskyVaslav Nijinsky è stato definito uno dei ballerini più dotati della storia della danza. Figlio d’arte, nacque da una famiglia di ballerini polacchi emigrata in Russia. La sua situazione familiare non era delle migliori: sua madre soffriva di continue crisi depressive, suo fratello maggiore tentò il suicidio molto giovane e venne in seguito rinchiuso in un manicomio mentre lì abbandonò i figli in balia della madre non molto equilibrata.

La Vita

Si iscrisse alla Scuola di Ballo Imperiale di San Pietroburgo nel 1900 nella quale studiò con personaggi che hanno fatto la storia del balletto mondiale, tra cui ricordiamo Enrico Cecchetti (maestro di danza più famoso del XX secolo) Nikolaj Legat e Paul Gerdt. Vaslav Nijinsky

A soli diciotto anni si esibì sul palco del teatro Mariinskij in ruoli da protagonista, ma il punto di svolta nella sua vita avvenne dopo l’incontro con Sergej Djagilev, membro dell’élite di San Pietroburgo e ricco mecenate che promuoveva l’arte russa all’estero, in special modo a Parigi.

Vaslav Nijinsky, e Djagilev furono amanti e Djagilev prese in mano la direzione della carriera artistica del ballerino. Il talento di Nijinsky, fu evidenziato nei diversi allestimenti di Michel Fokine (ballerino e coreografo russo naturalizzato francese), tra cui ricordiamo Le Pavillon d’Armide e Cléopâtre. Ma di grande successo fu la sua esecuzione di un pas de deux tratto da  “La Bella Addormentata” sulle musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij.

Io sono il globo terrestre. Io sono la terra. La mia casa è dappertutto. Io vivo dappertutto. Io non voglio possedere niente. Non voglio essere ricco. Io voglio amare, amare. Io sono l’amore, non la ferocia. Non sono un animale assetato di sangue. Io sono un uomo. Io sono un uomo.

Espulso dal Teatro Mariinskij, a causa di uno scandalo omosessuale, divenne membro fisso della compagnia di Djagilev, le cui realizzazioni furono da quel momento centrate sul suo ruolo e le sue capacità. Quando Vaslav Nijinsky iniziò a lavorare come coreografo nei suoi spettacoli, introduce forti innovazioni, prendendo le distanze dallo stile del balletto dell’epoca.

Produsse così tre balletti: Il pomeriggio di un fauno (L’après-midi d’un faune), su musica di Debussy , Jeux e La Sagra Della Primavera su musica di Stravinskij. I suoi balletti produssero non pochi scandali, soprattutto al teatro degli Champs-Elysées. Infatti ne “Il pomeriggio di un fauno” fu accusato di masturbarsi nella sciarpa di una ninfa.

Vaslav NijinskyI primi segni della sua schizofrenia iniziarono a manifestarsi durante un tour in Nord America  nel 1916, nel quale riuscì a prendere parte grazie e Djagilev che riuscì a farlo espatriare durante la prima guerra mondiale perché Nijinsky, cittadino russo, fu internato in Ungheria.

Vaslav Nijinsky soffriva di forte paranoia che in questo periodo iniziò a peggiorare: pensava che qualunque persona avesse intorno lo invidiasse, lo odiasse e che desiderasse ucciderlo o causargli danno per impedirgli di ballare. In particolar modo Nijinsky temeva gli altri ballerini della compagnia, ed era convinto che lasciassero le botole del palcoscenico volutamente aperte per farlo cadere dentro.

La gente ama le persone tranquille. Io non sono tranquillo. Io amo la vita. Io voglio la vita. Non amo la morte. Voglio amore per la gente. Voglio che mi credano.

La carriera di Vaslav Nijinsky finì nel 1919 quando, in seguito ad un esaurimento nervoso, gli fu diagnosticata la schizofrenia. Nei suoi momenti di follia, il grande ballerino era assistito da prestigiosi psichiatri dell’epoca, tra i più famosi ci fu lo stesso Freud, ma anche Bleuer, Jung e Adler.

Al termine di tante opinioni divergenti, la maggior parte pessimistiche, Vaslav sprofondò nel delirio totale, parlava senza che nessuno lo potesse capire, divenne più aggressivo e perdette tutte le inibizioni. Morì in una clinica di Londra l’8 aprile 1950 e fu sepolto a Londra, dove rimase fino al 1953, quando la salma venne traslata al Cimitero di Montmartre a Parigi.

Il Diario di Vaslav Nijinsky

 So che tutto il mondo avrà paura di me e che mi rinchiuderanno in una casa di folli, ma non m’interessa. Io non ho paura di nulla. Io voglio la morte. Io so che Dio vuole questo, perché io sono il suo strumento.

NPG x82271; Vaslav Nijinsky by Elliott & FryQuesto scriveva Vaslav Nijinsky nelle prime pagine de Il Diario – inizialmente redatto parte in russo, parte in polacco – aveva 29 anni, e scriveva dopo una delle molte crisi di paura, di solitudine e di amore.

Vaslav Nijinsky iniziò a scrivere mentre si trovava a Saint Moritz con sua moglie. Abitualmente apriva una pagina bianca e scriveva senza fermarsi, ometteva virgole e un punti, semplicemente vomitava tutto ciò che aveva in testa in un’unica grande frase senza fine. D’altronde Il Diario fu scritto su suggerimento del suo psichiatra, il dottor Frankel, che lo consigliò come terapia.

Vaslav Nijinsky non era uno scrittore, aveva una sintassi disordinata ed un vocabolario ridotto al minimo. Il suo diario è il desiderio di un uomo che voleva immortalare la propria storia, che racconta del suo debutto in teatro con un sottile velo di presunzione che lo caratterizzava “Mi sono messo a danzare come un Dio”. La scrittura fu per Nijinsky l’ancora di salvezza di un uomo che sentiva di precipitare nell’abisso della pazzia ma che non poteva far nulla per evitarlo.

Mi hanno detto che sono pazzo. Io pensavo di essere vivo.

Suania Acampa

Fonti:

Vaslav Nijinsky, Il diario di Nijinsky, gli Adelphi.
www.biografieonline.it
www.angolopsicologia.com