Hobbes e il bellum omnium contra omnes

Abbiamo accennato, in un precedente articolo, ad una teoria di Thomas Hobbes circa lo stato di natura, una situazione originaria in cui ogni uomo è in guerra con l’altro – bellum omnium contra omnes – e cerca di prevalere. Ma cos’è esattamente questo stato di natura?

Lo stato di natura secondo Hobbes

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Thomas Hobbes, selfie [1]

Innanzitutto, occorre dire che questo stato di natura è una ipotesi che origina dall’analisi della natura umana compiuta da Hobbes; non si tratta di una realtà storica accertata o accertabile, ovvero di una precisa epoca storica come può essere, ad esempio, il paleolitico – è il primo che mi è venuto in mente. Secondo Hobbes, lo stato di natura prende vita allorché la ragione perde la sua eterna battaglia con le originarie caratteristiche di animalità umane; infatti l’uomo è principalmente egoista e individualista.

L’asocialità, l’egoismo e la violenza sono le briglie che, nello stato di natura, schiavizzano l’uomo, il quale, a sua volta, non ha nessuno scopo che esuli dall’autoconservazione. Non esiste diritto alcuno e ognuno, in virtù della propria minore o maggiore forza fisica, può prevalere sugli altri; nessuno è al sicuro dall’insidia altrui, nemmeno il più forte, che è costretto in ogni momento a lottare per la propria sopravvivenza.

Le leggi di natura

La malvagità di questo stato di natura è molto semplice da individuare se seguiamo il ragionamento di Hobbes: sicché all’interno di questo stato unico scopo della vita è l’autoconservazione, e il raggiungimento di questo scopo è costantemente messo in discussione dal principio bellum omnium contra omnes (guerra di tutti contro tutti, NdR), allora non è logico che l’uomo viva in un contesto dove il suo unico scopo  – l’autoconservazione – è impossibile o quasi da raggiungere. L’uomo, però, è in possesso della ragione che si estrinseca in quelle che Hobbes chiama “leggi di natura”;

(…) la retta ragione è per così dire una legge che si può chiamare pure “naturale”, perché fa parte della natura umana allo stesso modo di qualsiasi altra facoltà o sentimento. Orbene, la legge naturale, è, a volerla definire, un dettame della retta ragione riguardo a quel che si deve fare o tralasciare per conservare la vita e le membra quanto più a lungo sia possibile[1]

La questione è che, benché l’uomo sia consapevole della prescrizione della legge di natura, non può seguirla perché, per farlo, ha la necessità di superare appunto lo stato di natura. Al fine di comprendere meglio questa frattura esistente tra lo stato di natura e le leggi di natura, analizziamo quella che è, secondo Hobbes, la prima legge naturale:

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Copertina della prima edizione del De Cive [2]

La prima e fondamentale legge di natura è che si deve ricercare la pace quando la si può avere; quando non si può, bisogna cercare aiuto per la guerra. [2]

Da questa prima legge naturale Hobbes ne ricava altre venti; citeremo la prima, che bene si adatta al nostro discorso – e anche a quello che faremo nel prossimo articolo, specialmente circa la parte evidenziata:

(…) il diritto di tutti a tutto non si deve conservare, ma certi diritti si devono o trasferire o abbandonare. Infatti, se ciascuno conservasse il proprio diritto a tutto, ne seguirebbe necessariamente che collo stesso diritto alcuni invaderebbero la sfera altrui, altri si opporrebbero (…) Ne deriverebbe, quindi, la guerra. Onde andrebbe contro il fondamento stesso della pace, cioè contro la legge di natura, chi non recedesse dal suo diritto su tutto. [3]

Il problema fondamentale delle leggi di natura è che non sono praticamente vincolanti nei confronti degli uomini, che preferiranno sempre tendere al proprio utile senza curarsi degli altri; nello stato di natura, dunque, manca la certezza che tali leggi saranno rispettate da tutti gli uomini. Esattamente per questo motivo si rende necessario oltrepassare suddetto stato di natura per arrivare ad una situazione di sicurezza collettiva.

Come supera il nostro Hobbes questa ipotesi realistica che è lo stato di natura? Con il patto sociale, il quale dà vita alla società civile dove la persona del sovrano garantisce la pace e la sicurezza collettive. Il concetto di sovranità merita un consistente approfondimento e, per questo, noi ci rivediamo la prossima settimana; abbiate pazienza e saprete perché Hobbes tiene tanto alla sovranità.

Luigi Santoro

Fonti

Fonte immagine in evidenza

Fonte citazioni [1][2][3]: T. Hobbes, Elementi filosofici sul cittadino, libro II, capp. 1-3, in Opere politiche, cit da F. Cioffi, Il Testo Filosofico II, l’Età Moderna, Bruno Mondadori [cfr. suddetto testo per ulteriori informazioni, NdR]