Sergio Gerasi: l’intervista al Napoli Comicon 2018

Al Napoli Comicon 2018 abbiamo incontrato e intervistato Sergio Gerasi, fumettista italiano classe 1978, autore di “In inverno le mie mani sapevano di Mandarino” e del recente “Un romantico a Milano”, entrambi pubblicati dalla Bao Publishing. Sergio Gerasi ha, inoltre, lavorato per la Bonelli sulle storie di Mercurio Loi e Dylan Dog. Nell’intervista parlerà dei suoi esordi nel mondo del fumetto, delle sue influenze, ispirazioni, della sua ultima opera a fumetti, ma non solo, scopriamolo insieme!

Ciao Sergio, partiamo dagli inizi. Raccontaci un po’ la tua storia, il tuo percorso, i tuoi esordi nel mondo del fumetto

Ho iniziato diciotto anni fa con la Star Comics su Lazarus Led, un fumetto che adesso non viene più pubblicato. Ho lavorato per dieci anni alla  Star Comics su un sacco di fumetti ” bonellidi”, chiamati così perché hanno il formato Bonelli ma non sono pubblicati da loro. Dopo dieci anni alla Star Comics e anche altri lavori collaterali, sono passato alla Bonelli, con la quale collaboro tutt’ora sulle storie di Dylan Dog, Mercurio Loi e altre cose in divenire per Bonelli, e parallelamente ho realizzato alcune graphic novel. La prima graphic novel fu G&G, un tributo a Giorgio Gaber, successivamente ci sono state quelle scritte e disegnate da me come Le Tragifavole, In in inverno le mie mani sapevano di Mandarino  e l’ultimo ” un romantico a Milano “.

A Marzo è uscito il tuo ultimo libro ” un romantico a Milano “, quali sono stati i retroscena? Quanto tempo hai impiegato a scriverlo e a disegnarlo, ma soprattutto come l’hai pensato?

Ho impiegato tanto perché quando un fumetto lo scrivo e disegno io, non mi pongo limiti di tempo. Ho iniziato a lavorarci due anni fa, ma non ci ho lavorato in maniera continua, per cui la storia è maturata molto, sono cambiati diversi passaggi del libro. L’idea è nata quando sono diventato papà, è successo più o meno tre anni fa, e c’era questa voglia di raccontare questa situazione di una persona che ha questa vita, soprattutto che si impegna in questa vita particolare, creativa, artistica e di come la famiglia può influenzare questa tipologia di vita. Naturalmente non è una storia autobiografica, ma l’idea è nata da lì e dopo si è sviluppata, i personaggi hanno intrapreso una loro strada, perchè fortunatamente la mia vita va un po’ meglio di quella dei personaggi nel libro

Il titolo è ispirato alla canzone dei Baustelle?

Era un titolo in lavorazione ed io nonostante sia un ascoltatore dei Baustelle, in quel momento, quando l’avevo proposto alla Bao, non ricordavo fosse una canzone dei Baustelle, dopo ci abbiamo pensato, all’editore piaceva tantissimo come titolo e così ho scritto a Bianconi dei Baustelle il permesso di poterlo utilizzare, e lui mi ha riposto subito molto gentilmente e anche molto contento che fosse il titolo del mio libro, ma in realtà dentro i contenuti erano diversi e non c’entravano nulla con la canzone dei Baustelle.

Colombo è anche il titolo di un’altra canzone dei Baustelle

Vero, ma su questo non ci avevo pensato, mi era venuto in mente dopo!( ride)

Nel fumetto utilizzi diversi stili di disegno, ognuno rappresenta un momento particolare della vita di Drogo, come mai questa scelta?

Perché, come ti dicevo prima, quando faccio una cosa totalmente mia posso sbizzarrirmi a disegnare in più modi, ci ho sempre provato, ogni tanto lo propongo anche in Bonelli, però lì è un po’ più difficile, dato che la narrazione Bonelli segue delle regole abbastanza codificate, per cui non si può uscire troppo, invece quando faccio cose mie, se hanno un senso narrativo, allora cerco di spingere di più.

Cosa ti ha spinto a utilizzare questi cinque personaggi per la tua storia? Mi riferisco ad Alda Merini, Dino Buzzati, Lucio Fontana, Bruno Munari, Piero Manzoni.

Volevo far dialogare il protagonista con la città, naturalmente con il lato artistico della città, e questi sono i miei personaggi preferiti, che ho studiato e che leggo di più. Penso siano quelli che hanno legato molto la loro produzione artistica a Milano, anche se, come Buzzati, non ci sono nati a Milano, ma lui ha sempre lavorato lì e quindi ha legato i suoi lavori alla città.

Quali sono i fumetti e i libri per te irrinunciabili e che ti senti consigliare?

Direi Munari e Buzzati, è stato anche questo il motivo per il quale l’ho inseriti nella mia storia. A me piace il cinema e la letteratura, un po’ grottesca e un po’ fantasiosa, ma anche onirica, film di Spike Jonze e Michel Gondry ad esempio. Per quanto riguarda il fumetto, in questo momento sono appassionato di Pedrosa.

Parlando di cinema, nel tuo fumetto ho trovato delle similitudini nello stile narrativo con Midnight in Paris di Woody Allen, è una casualità oppure un po’ ti ha ispirato?

Diciamo che mi era venuta questa idea addirittura prima del film di Woody Allen, avevo sempre questo pallino di provare a dialogare con gli artisti del passato che mi erano piaciuti, anche perché molto spesso me lo immagino come potrebbe essere parlare al bar con loro, quindi quando ho visto il film è diventato subito uno dei miei preferiti di Woody Allen, per cui c’è qualche analogia.

Ho notato che hai inserito delle piccole descrizioni dettagliate sui cocktail che Drogo beve durante gli incontri, alle quali hai associato delle biografie dei personaggi, scelta che ho trovato azzeccata e caratteristica. Come mai?

La breve biografia, se noti, non è esattamente da Wikipedia ma è una biografia che un po’ mi riguarda, nel senso che ci metto una nota personale. Per quanto riguarda i cocktail invece, penso che una buona bevuta sia come una buona storia, ha delle analogie, quindi devi partire con una gradazione bassa e salire, gli ingredienti devono essere buoni e mischiati bene, oltretutto ho anche amici baristi e sono un frequentatore di bar notturni, quindi ho voluto inserire questa cosa qui che mi sembrava carina.

Nel fumetto, accanto ai personaggi famosi( Dino Buzzati, Alda Merini etc…)si staglia la figura di tuo padre, il quale inizialmente rappresenta per te un modello da seguire, al pari dei personaggi citati sopra, ma ad un certo punto diventa un modello per opposizione, diciamo un esempio da distaccarsi. Parlaci un po’ di questo cambiamento, di questa sorta di crescita.

La famiglia è un ambiente molto particolare, che tutti viviamo in una maniera personale, in base alla storia che abbiamo nella famiglia e soprattutto c’è una famiglia che ti ritrovi quando nasci, hai un papà, una mamma e fratelli, origini che non scegli tu ma ti ci ritrovi dentro e inizi a interagire socialmente prima con quella famiglia e successivamente c’è un passaggio in più che mi è capitato quando è nata mia figlia, una famiglia che devi formare tu. Quindi volevo analizzare questa cosa qui, come poteva influire nella vita di una persona normale ma anche di una persona che di mestiere ha questa ambizione, che è molto personale. All’interno della famiglia tu come persona, soprattutto quando hai un figlio, inizi a esistere sempre meno, iniziano a esistere i tuoi figli e le loro necessità. Non voleva essere una risposta ma un percorso che serviva anche a me per capire cosa poteva essere una famiglia, la famiglia che ti ritrovi è che devi costruire.

Cosa ne pensi del Napoli Comicon?

Questa è la mia terza, forse quarta volta che vengo al Comicon, però ero già venuto quando si teneva su al castello. Alla mostra d’oltremare è la prima volta, mi piace molto, soprattutto perché è grande, c’è molto spazio e tanta gente, fa caldissimo. Adesso vedo che hanno diviso un po’ i giochi dai fumetti, è una cosa da capire. È interessante, non mi sento di muovere delle critiche, forse logisticamente potrebbe essere organizzata meglio, ma in generale è una fiera importantissima  che funziona molto bene.

Simone Capuano

Per maggiori informazioni: https://www.facebook.com/Sergio-Gerasi-154772554566271/

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