Pietro Battaglia, gli anni rossi della storia

Quale modo migliore per onorare la nascita della Repubblica italiana, da poco celebrata, se non quello di leggere delle pagine che raccontano disinibite uno degli episodi più caldi della storia di suddetta Repubblica?

Scorrevoli, veloci, dure. Sono le pagine del nuovo numero di Battaglia, dal titolo “La lunga notte della Repubblica”, che raccontano sprezzanti i dolorosi e controversi giorni del sequestro Moro.

Pietro Battaglia
La copertina disegnata da Leomacs e Luca Bertelè (colori) del secondo numero di Battaglia

Pietro Battaglia: tra pesantezza della Storia e leggerezza della rappresentazione

Nonostante gli anni di piombo abbiano rappresentato per la storia italiana un periodo intriso di terrore e bagnato di sangue, l’episodio raccontato è trattato con estrema semplicità.

Come nel primo numero la Storia funge solo da sfondo, anche se questa volta la sua portata emotiva e morale è ancora più forte, sentita dai lettori come un pugno nello stomaco.

Ed è proprio questa la caratteristica preminente in grado di lasciare senza parole e sopratutto di far trapelare il provocatorio gusto del vedo-non vedo: la disinvoltura con la quale l’episodio drammatico si colloca silenzioso sullo sfondo accompagna i passi del protagonista.

In questo episodio il vampiro siciliano Pietro Battaglia, più forte ed affamato che mai, è pronto per una nuova missione al soldo di chi ha diretto troppo a lungo l’orchestra dello stato italiano.

Ancora più azione e più splatter determinati soprattutto dall’incontro (o scontro) di Battaglia con una sua vecchia conoscenza della quale sappiamo ben poco.

Pietro Battaglia

L’amico mangicrauti del succhiasangue siciliano è quantomai spietato e sarà, non poco, di intralcio alla sua missione, di certo più degli oppositori dello stato.

Ancora una volta le capacità guerresche di Pietro Battaglia saranno eccezionali, lucide e brillanti tanto da riuscire a far cambiare spietatamente direzione agli eventi all’ultimo secondo.

L’aspetto grafico, curato da Ryan Lovelock, è molto sobrio e pulito, prettamente fumettistico. Linee dolci, eccezion fatta per i “brutti musi”, che restano tali, cattivi, minacciosi, spigolosi e con gli occhi pieni di rabbia. Preferibili, comunque, a chi non ha volto e viene rappresentato come un’eminenza grigia avvolta dall’ombra del potere.

Prediletti sono i campi medi e i primi piani (come in ogni fumetto noir che si rispetti), rari i primissimi piani.

Ogni disegno risponde alle esigenze della sceneggiatura così come un motore caldo risponde ai colpi dell’acceleratore. Due aspetti cuciti sulla stessa tela, in armonica sintonia tra di loro.

Ogni frase, che dobbiamo alla penna di Giulio A. Gualtieri, a tratti piacevolmente prosaica, ricostruisce perfettamente il clima di quegli anni rossi di sangue e terrore.

Ogni parola sottolinea il falso perbenismo di un’epoca apparentemente ricca di valori ideologici ma che in realtà bada solo alla mera convenienza e si nasconde dietro la scusa di voler “guidare il paese verso un futuro migliore”, immolando ad esso una serie di vittime sacrificali.

Ancora una volta Pietro Battaglia attraversa una fetta importante di Storia e, se non ne determina l’esito, continua a vestire i panni del braccio armato devoto solo al Dio Denaro. Pietro Battaglia
Ancora una volta dal genio creativo degli autori nasce un ottimo lavoro: economico, tascabile, di facile e veloce lettura ma soprattutto di fortissimo impatto emotivo.

L’amaro che si sente in bocca dopo aver chiuso l’ultima pagina è  il giusto esito di una storia troppo raccapricciante raccontata in modo decisamente brillante e realistico.

Corinne Cocca