Enzo Jannacci, l’arte e il cabaret

Enzo Jannacci: un cantautore atipico

Il 29 marzo 2013, all’età di 77 anni, si spegneva Enzo Jannacci, da tempo malato di cancro.

Cantautore, musicista, cabarettista e attore, è stato un artista estremamente poliedrico, tra i più importanti della scena musicale italiana del secondo dopoguerra nonché uno degli innovatori della canzone popolare nostrana. Ha lavorato anche per la televisione, specie nei programmi musicali e di intrattenimento firmati dalla RAI, e vanta 4 partecipazioni al Festival di Sanremo (’89, ’91, ’94, ’98), rispettivamente con i brani Se me lo dicevi prima, La fotografia, I soliti accordi e Quando un musicista ride. Da solista ha inciso diciotto album in studio, tra il 1964 e il 2003.

Enzo Jannacci

Era molto vicino ai primi cantautori che popolarono la scena musicale italiana − e non solo − per canzoni fatte di storie umili, semplici, popolate da personaggi emarginati (El portava le scarp del tennis, in dialetto milanese) oppure di denuncia sociale (Ho visto un re). Da subito però Enzo Jannacci prese a mostrare le significative originialità, che spiccavano soprattutto sul terreno dell’ironia e della comicità da cabaret, paradossali, surreali, nonsense.

Gli inizi, l’incontro con Fo e il successo

Nato a Milano nel 1935, si diploma in armonia, composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano. Nel 1967, poi, si laurea in medicina, specializzandosi successivamente in chirurgia generale.

Le prime apparizioni artistiche, nella prima metà degli anni ’50, avvengono in locali milanesi e spaziano tra il cabaret, il jazz e il rock’n’roll. Nel ’56 diventa tastierista dei Rocky Mountains, band capitanata da Tony Dallara che si esibiva di frequente al Santa Tecla, tempio cittadino del rock’n’roll.

Poco dopo lascia ed entra, al piano e alla chitarra, nei Rock Boys di Adriano Celentano che sarebbe stato un ricettacolo di talenti indiscutibili, con Giorgio Gaber alla chitarra e Luigi Tenco al sax.

Alla fine del 1958, pur continuando a suonare con Celentano, Jannacci forma un duo con Gaber, I Due Corsari, che incidono, per la Dischi Ricordi, alcuni singoli tra il ’59 e il ’60, nei quali compaiono canzoni come Birra, Una fetta di limone e Dormi piccino, molto ritmate e profondamente ironiche.

Tra il ’61 e il ’62 incide dei singoli da solista, come L’ombrello di suo fratello, la delicata Passaggio a livello, Il cane con i capelli e Bambino Boma.

Nel ’63 passa ad esibirsi al Derby, altro importante club milanese, nel quale fa la conoscenza di Dario Fo e del duo Cochi e Renato. L’incontro con Fo, soprattutto, risulterà fondamentale, poiché condurrà Jannacci al successo e alla consacrazione. Dalla collaborazione con Fo nascerà, infatti, prima uno spettacolo teatrale, 22 canzoni (1964), dal quale verrà fuori Enzo Jannacci in teatro (1965), tra i primissimi album italiani realizzati dal vivo, e poi Vengo anch’io. No, tu no (1968), opera più conosciuta dell’artista, che contiene la celeberrima canzone omonima.

Qualche altro titolo…

Un amore da 50 lire, L’ombra, Il primo furto non si scorda mai, Ragazzo padre, Veronica, Giovanni telegrafista, Aveva un taxi nero.

https://youtu.be/lDAF6B3JA7k

 

Roberto Guardi