Satura di Eugenio Montale: umorismo come resa

Satura è il quarto atto della produzione poetica di Montale. Appare nel ’71 e raccoglie svariati temi in due sezioni principali. La prima è Xenia che come l’omonima raccolta di epigrammi di Marziale raccoglie “piccole poesie per”, di tema poco rilevante. Nel caso di Montale sono offerte alla moglie, cantata con il nome di Mosca.

satura
René Magritte, Il vaso di Pandora, 1951

Il resto delle poesie sono di argomento più vago e riguardano (sempre in termini di parodia e talvolta di derisione) la politica e la filosofia. Il termine “satura” è finalizzato sia a rendere il significato del genere letterario, sia alla saturazione della proposta poetica, alla consunzione delle capacità del linguaggio e dell’arte di costruire e di tutelare il bello.

Satura: il genere letterario del vario fin dall’antichità

Che cosa di noi resta / agli altri /quando avremo dimesso / noi stessi 

In riferimento al genere letterario si nota che anche nella letteratura latina non è stata fornita una definizione etimologica univoca. Quintiliano, nell’Istitutio oratoria afferma “Quidem satura tota nostra est”, rivendicando con orgoglio che è un genere letterario esclusivo della civiltà romana. Talvolta è riconducibile alla satira menippea, talvolta ancora ad una ricetta culinaria detta “satura lanx” che consiste in un ripieno di vari alimenti.

Infatti non abbiamo espedienti nella letteratura greca di generi simili. Iniziato da Lucilio e poi raffinati dalla poesia di Orazio e Persio la “satura” si è sempre contraddistinta per l’eterogeneità dei temi e delle forme espressive. Eterogeneità di forme e sostanze che hanno garantito al genere letterario la prerogativa di deridere, parodizzare, attaccare ciò che risulta in ogni altro ambito situazionale inattaccabile.

Del resto anche Freud ha scritto molto sulle capacità espressive del motto spiritoso e arguto. Satura: può esserci di tutto. Satura dunque resta la raccolta di Montale più eterogenea per temi e forme espressive.

Satura: temi, forme espressive e paragoni

La visione di base del pensiero di Montale in Satura è essenzialmente il disincanto, sfiducia. La società si evolve in negativo e si presta al predominio della volgarità. La massificazione attraverso i nuovi canali di informazione è riuscita ad omologare il pensiero e ad appiattire e ad ammortizzare le istanze di pensiero critico all’interno della società.

La contestazione che Montale muoveva alla volgarità dell’alienzione del regime fascista attraverso forme di ermetismo ricercato nelle Occasioni ora è rivolta alla volgarità della società dei consumi attraverso un umorismo dissacrante, distaccato e sornione.

Se si era rivolto a quella Clizia prossima ad Apollo (ai compiti di tutela della bellezza e della giustizia propri della poesia) con le parole “Presti anche tu alla fioca litania del tuo rapido quest’orrida e fedele cadenza di carioca?” piene di sdegno commosso e drammatico; ora si rivolge a Mosca nei termini di un riso snob, disinteressato e arreso. In un componimento intitolato Realismo non magico afferma con disincanto:

satura
Orazio

Che cosa di noi resta / agli altri / (nulla di nulla all’Altro) quando avremo dimesso / noi stessi / e non penseremo ai pensieri / che abbiamo avuto perchè / non lo permetterà. / Chi potrà o non potrà, / questo non posso dirlo. // Ed è l’impaccio, / la sola obiezione che si fa / a chi vorrebbe abbattere il feticcio / dell’Inutilità.

Si noti la chiusura epigrammatica e la messa in posizione tonica con l’iniziale maiuscola della parola “inutilità”. Il discorso poetico diventa impossibilitato alle grandi opere. L’unico impulso positivo  diventa la ricerca di una “decenza quotidiana”. La poesia celebrativa è parodizzata.

Il componimento Piove  mostra addirittura un motivo canzonatorio della Pioggia nel Pineto di D’AnnunzioPiove sulla Gazzetta Ufficiale / qui dal balcone aperto, / piove sul Parlamento, / piove su via Solferino, / piove senza che il vento / smuova le carte.”  fino a scoprire che “l’assenza è universale“.

satura
Eugenio Montale

Ogni sistema di pensiero, ogni costruzione di pensiero è satura. Niente può salvare il mondo oramai sprofondato in un baratro di volgarità. Satura è anche poesia del “disingaggio” della fine dell’intellettuale impegnato o organico, del realismo che pone nuovi interrogativi alla società o di una letteratura edificante.

Nella poesia Fanfara Montale deride ogni ideologia o filosofia o sistema di pensiero che pretenda di possedere la chiave onnicomprensiva della realtà. Tutte “i grandi racconti” sono passati sotto la scure dell’ironia di Montale: la religione, il materialismo dialettico (il comunismo marxista); l’idealismo, la fiducia illuministica nella scienza etc.

La chiusura con la domanda sorretta da versi brevissimi che creano un vero e proprio vortice ritmico incalzante rivela tutto l’ignorare le risposte che l’esistenza o la storia pone da parte di Montale che si rivela amico a chi è “disingaggiato”.

“la guerra / quando sia progressista / perché invade /violenta non violenta /secondo accade / ma sia l’ultima / e lo è sempre / per sua costituzione // tu dimmi /disingaggiato amico / a tutto questo / hai da fare obiezioni?

Luca Di Lello