I castelli di Napoli: storia e leggende delle sette fortezze della città

Lo sapevate che a Napoli esistono sette castelli ? Nel corso dei secoli queste strutture hanno difeso la città e oggi ne accrescono il prestigio architettonico. I sette castelli sono: Castel dell’Ovo, Maschio Angioino, Castel Sant’Elmo, Castel Capuano, Castello del Carmine, Castello di Nisida e Fortezza di Vigliena.

Castel dell’Ovo: il più antico dei castelli di Napoli

Vista sul lungomare del Castel dell'Ovo (Napoli)
Castel dell’ Ovo

Il Castel dell’Ovo è il più antico tra i castelli di Napoli e sorge sull’isolotto di Megaride, luogo che la tradizione considera l’approdo della Sirena Partenope. Il Castel dell’Ovo è situato tra il quartiere San Ferdinando e il quartiere di Chiaia ed è collegato alla terraferma tramite un istmo.

La leggenda dell’uovo

Il nome deriva da una leggenda medievale secondo cui Virgilio, ritenuto un mago, avrebbe nascosto un uovo magico in un luogo segreto del castello, protetto da un’ampolla rinchiusa in una gabbia in ferro. Finché l’uovo fosse rimasto intatto, la città e la fortezza non sarebbero cadute.

Dalla villa di Lucullo al più antico castello di Napoli

In epoca romana, il patrizio Lucio Licinio Lucullo scelse l’isolotto per la sua posizione strategica e la bellezza del golfo, e vi edificò una villa che si estendeva fino alla zona di Santa Lucia. Con Valentiniano III la villa venne trasformata in una fortezza. Poco dopo, Odoacre vi confinò l’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augusto.

La struttura attuale, però, risale all’epoca normanna commissionata da Guglielmo I, detto il Malo e Federico II di Svevia fece costruire altre tre torri. Durante il regno angioino trasformarono la forma del castello da quadrangolare a circolare, lo destinarono alla conservazione del tesoro regio e lo usarono come prigione di Stato; tra i reclusi più celebri figurava il filosofo Tommaso CampanellaCarlo di Borbone volle trasformalo in una fabbrica di cristalli e specchi. Oggi ospita esposizioni museali.

Maschio Angioino: il più famoso tra i castelli di Napoli

Vista da piazza Municipio del Castel Nuovo (Napoli)
Castel Nuovo o Maschio Angioino

Il Maschio Angioino sorge in Piazza Municipio, nel centro storico di Napoli, di fronte al porto. Carlo I d’Angiò commissionò nel 1279 la costruzione del Castel Nuovo poiché non aveva trovato dimora adeguata nel Castel Capuano, avendo spostato la capitale da Palermo a Napoli.

Il castello sorge su una vecchia chiesa francescana e venne chiamato “Castrum Novum” per differenziarlo da Castel Capuano e da Castel dell’Ovo.

Il castello dei re e la leggenda della regina Giovanna II

Il Maschio Angioino fu un centro politico e culturale del sud Italia ospitando personalità come Boccaccio e Petrarca. Nel 1323 il castello ospitò Giotto e gli affidarono l’incarico di abbellirlo, ma nulla resta dei tre cicli di affreschi da lui realizzati. Alfonso V d’ Aragona decise di ristrutturare il Maschio Angioino e assunse la forma con cui lo conosciamo oggi.

La leggenda più conosciuta racconta che la regina Giovanna II usasse una botola segreta per gettare i suoi amanti, che un coccodrillo divorava. Il luogo in questione è la “fossa del miglio”, dove in passato si conservava il grano, ma che dopo i tragici avvenimenti rinominarono “fossa del coccodrillo”.

L’Arco di Alfonso: un unicum tra i castelli di Napoli

Alfonso V d’Aragona, nel 1442, riuscì a conquistare Napoli scacciando gli Angioini, ma lo scontro causò gravi danni al Maschio Angioino, che venne ristrutturato. Il Castel Nuovo assunse la forma che conosciamo oggi. Inseguito costruirono l’Arco di Trionfo di Alfonso e non esiste alcuna opera architettonica quattrocentesca che si possa mettere a paragone.

Nella Sala Maior, poi detta Sala dei Baroni, Ferrante I scoprì una congiura contro di lui. Invitò i nobili a una finta cerimonia, fece chiudere le porte e li fece arrestare.
Nelle segrete sono ancora presenti quattro bare senza nome, probabilmente appartenute ai baroni torturati e uccisi.

Castel sant’ Elmo: la fortezza che domina Napoli

Vista panoramica dal basso del Castel Sant'Elmo (Napoli)
Castel Sant’Elmo

Roberto il saggio commissionò nel 1329 la costruzione del Castel Sant’Elmo sulla altura di San Martino e Giovanna I lo completò nel 1340. In origine il nome del castello era “Palatium castrum” che vuol dire palazzo del castello, l’edificio venne costruito su una torre preesistente di origine normanna chiamata Belforte.

Don Pedro de Toledo decise di aggiornare la struttura difensiva dei castelli di Napoli e per il Castel Sant’Elmo venne affidato l’incarico a Pedro Luis Escrivà. Escrivà non potendo costruire un forte a forma quadrata decise di adattare la struttura del castello alla morfologia del territorio assumendo una forma da lui definita sextangular, cioè a sei triangoli.

Tra fulmini, carcere e rivoluzioni

Nel 1587 un fulmine colpì la polveriera, distruggendo gran parte del castello. Nel XVII secolo venne trasformato in carcere: vi furono rinchiusi Gennaro Serra, Mario Pagano e Luigia Sanfelice, protagonisti della rivoluzione napoletana del 1799. Oggi il Castel Sant’Elmo domina la città dalla collina del Vomero, offrendo una vista spettacolare sull’intero golfo di Napoli e ospita il museo del Novecento e anche opere d’arte di artisti napoletani.

Castel Capuano: il castello di Napoli che divenne Palazzo di Giustizia

Vista di fronte del Palazzo di Giustizia (Napoli)
Castel Capuano                                         

Castel Capuano fu costruito da Guglielmo I nel 1154 ed è il secondo più antico tra i castelli di Napoli. Il castello sorge su una struttura preesistente di età bizantina; la fortezza svolgeva un ruolo principalmente difensivo, ma quando si insediò Federico II di Svevia la trasformò in residenza reale. Gli Angioini ampliarono la struttura del Castel Capuano, ma dopo la costruzione del Castel Nuovo perse il suo ruolo di dimora reale diventando luogo di celebrazioni di feste e banchetti, come il matrimonio di Carlo III di Durazzo.

Il castello che divenne tribunale fra i castelli di Napoli

Con la dinastia aragonese il castello perse il ruolo militare; nonostante ciò iniziò il suo periodo di splendore. Alfonso V lo addobbò di affreschi, mentre il Viceré Pedro de Toledo lo trasformò in sede del tribunale. Nel 1701, durante la congiura di Macchia, che prende nome dal principe di Macchia Gaetano Gambacorta, il popolo devastò il castello, che cadde in rovina. Con l’arrivo di Carlo di Borbone venne ristrutturato e durante i restauri, avviati dall’architetto Giovanni Riegler tra il 1858 e il 1861, scoprirono dei resti greco-romani e i lavori modificarono la forma originaria del castello.

Oggi affaccia su via dei Tribunali ed è possibile visitare la sala dei busti situata al secondo piano, dove sono raffigurati gli avvocati più famosi di Napoli.

Castello del Carmine: la fortezza scomparsa dei castelli di Napoli

Vista di una delle torri rimaste del Castello del Carmine (Napoli)
Castello del Carmine

Carlo III di Durazzo fece costruire il Castello del Carmine nel 1382, nella parte meridionale della città e per la sua forma veniva chiamato anche Sperone. La fortezza sorgeva affianco al convento del Carmine Maggiore e successivamente gli aragonesi costruirono una nuova torre chiamata Spinella di dimensioni maggiori rispetto a quelle già presenti.

Tra il Cinquecento e il Seicento ci furono molte discussioni sul ruolo difensivo che rivestiva per la città; ma nel 1566 una violenta alluvione lo danneggiò gravemente.

La rivolta di Masaniello

Nella rivolta di Masaniello del 1647, il castello fu la dimora del capopopolo Gennaro Annese e ospitò la riunione che proclamò la Serenissima Real Repubblica Napoletana, esperimento politico durato meno di un anno. Nel 1789 già si discuteva sulla possibilità di demolire parte delle mura del castello, come riportato nel Saggio sull’abbellimento di cui è capace la città di Napoli di Vincenzo Ruffo.

La demolizione del castello avvenne nel 1906 per collegare la strada di via Marina con il corso Garibaldi, e sorse al suo posto la caserma Giacomo Sani.

Castello di Nisida: da fortezza a lazzaretto a prigione

Castello di Nisida

Il nome dell’isola deriva dal greco “nesis” che vuol dire isoletta. La leggenda sostiene che era luogo di approdo d’Ulisse dopo essere scappato dalle terre dei ciclopi. In epoca romana il famoso Marco Giunio Bruto possedeva una villa nella quale escogitò l’assassinio di Cesare e ve ne fu ospite anche Cicerone.

Da fortezza a prigione di Stato tra i castelli di Napoli

Gli Angioini edificarono la fortezza sull’isolotto di Nisida, e durante il Viceregno di Don Pedro de Toledo, le autorità spagnole integrarono il Castello di Nisida nel complesso difensivo della città. Ristrutturarono anche il forte per paura delle scorribande dei pirati saraceni.

Nel 1656, quando la peste colpì Napoli, le autorità cittadine lo trasformarono in un lazzaretto e inseguito i Borboni l’adibirono a prigione politica. Nel 1851 conte di Gladstone denunciò le condizioni disumane in cui i detenuti vivevano, pur non avendolo mai visitato alimentando una fama negativa. Tuttavia, dopo la caduta del regno borbonico, le nuove autorità usarono la fortezza come luogo di detenzione per gli ex funzionari borbonici.

Nel Novecento divenne sede dell’Accademia Aeronautica Militare; oggi ospita l’Istituto Penitenziario Minorile di Napoli.

Fortezza di Vigliena: il sacrificio della Repubblica Partenopea

Torre del forte di Vigliena rimasta
Torre del forte di Vigliena

Juan Manuel Fernández Pacheco, marchese di Villena, costruì la fortezza nel 1702, da cui prese il nome. Sorgeva sul tratto di costa chiamato Miglio d’Oro, ricco di agrumeti. La fortezza di Vigliena era in tufo e pietra vesuviana, alta 6 metri per resistere ai bombardamenti dal mare e aveva una forma pentagonale. Carlo di Borbone la ristrutturò per addestrare i cadetti all’uso dell’artiglieria.

Il forte è ricordato per lo scontro del 1799 tra le forze sanfediste del cardinale Ruffo e i difensori della Repubblica Partenopea. Quest’ultimi capendo che non c’era possibilità di vittoria decisero di farsi saltare in aria causando la quasi completa distruzione del forte. Durante l’epidemia di colera degli anni 1836 e 1837, lo adibirono anche a ospedale.

Il monumento nazionale in rovina

Nel 1891 Pasquale Villari e Paolo Emilio Imbriani decisero di proclamarlo monumento nazionale. Nel 1906 le autorità lo demolirono per fare spazio a un panificio militare. La Fortezza di Vigliena sorge nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, ma tra i sette castelli di Napoli le sue condizioni risultano le peggiori e non è possibile visitarlo.

I sette castelli di Napoli non sono solo testimonianze di potere e di guerra, ma raccontano la storia di una città che ha sempre saputo rinascere dalle sue pietre, tra mare, leggende e storia.

Carmine Finizio