De Fusco ritorna a Napoli con il Macbeth

Il Macbeth al Mercadante

Luca De Fusco torna al  teatro Mercadante di Napoli con un’altra grande tragedia, alla quale rende la forma di spettacolarizzazione segno distintivo della sua regia:  dopo Antonio e Cleopatra e l’Orestea, è la volta del Macbeth. Il filo conduttore fra le tre messe in scena è quello di un’interazione fra differenti linguaggi e modi di fare arte: il mezzo multimediale soccorre la rappresentazione scenica laddove in sua mancanza il pubblico poteva servirsi solo della propria immaginazione. Nello specifico possiamo citare scene quali l’apparizione del fantasma di Banquo o la visione del pugnale, che nascono nella testa del protagonista, ma che trovano un’esplicita rappresentazione scenica grazie agli ologrammi proiettati sul palco dalle installazioni video di Alessandro Papa, in stretto rapporto collaborativo con le musiche di Ran Bagno (artista israeliano con il quale De Fusco ha instaurato una continuazione lavorativa) e le luci di Gigi Saccomandi, al fine dell’ottenimento di un’efficace suggestione degli spettatori. Scelta vincente quella dell’inserimento delle danzatrici, che citiamo per merito e bravura: Chiara Barassi, Sibilla Celesia e Sara Lupoli, che rappresentano le tre streghe  secondo le coreografie di Noa Wertheim, servendosi quindi poco delle parole ed infinitamente della capacità espressiva dei propri movimenti, supportati dalla scena tetra, dalla voce di Angela Pagano in una sorta di sussurro oltreumano, dai corpi nudi ma non volgari (anche grazie alle maschere che ne coprivano i volti) , simili a quelli di ninfe, o statue; nel complesso l’immagine  rende bene l’idea di un qualcosa di alieno a questa realtà. La scenografia lineare e pulita,  si presta ad una veloce e facile rivoluzione per ogni cambio di situazione, ma rivela la centralità della stanza da letto di Macbeth, luogo non solo di ritrovo e congiura con lady Macbeth, ma punto focale dell’espressione più intima di entrambi, che assurge anche alla funzione confessionale, laddove si presta a  “palcoscenico” del delirio della  follia della regina e del delirio del  senso di colpa del re. Qua si esplicita una definita scelta della regia che ha voluto assecondare la teoria di un Macbeth non solo storia di morte e potere, ma profonda analisi delle psicosi umane, contrassegnata da situazioni di follia, sogno, irrealtà. Meravigliosa la musica della scena finale, registrazione dell’esecuzione di Karni Postel e Glia Hai sotto la direzione di Zvika Vogel.

macbeth
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Molto efficaci alcuni monologhi di Macbeth colto in momenti di ragionamento personale e solitario, dove in un crescendo espressivo Luca Lazzareschi, da buon interprete qual è, riesce a rendere il disagio della lotta  interiore del protagonista, per offrire al pubblico una lettura precisa della situazione:  un dissidio che parte dalla testa di un uomo per snaturarsi poi in una battaglia per il dominio e per il denaro.  La coppia Lazzaresci-Aprea non rende meno di quanto ci si aspettasse sulla base delle passate collaborazioni,  in una costruttiva armonia con un intero cast preparato e competente. La scelta iconografica di simboli ricorrenti quali una civetta o il volto incoronato di un bambino, sovrasta quasi costantemente la scena, seguendo il filo rosso della continuità fra innovazione e storia. Originale la soluzione di un effetto rallenting applicato alla scena di combattimento fra Macbeth e Mcduff,  strumentale alla credibilità della ricostruzione di un duello fra cavalieri altrimenti impossibile da riprodurre in modo verosimile. Nel complesso, uno spettacolo che si rende attuale pur partendo e mantenendo illesi determinati legami con le proprie origini, curato nel dettaglio grazie alla competenza dei professionisti del settore artistico impegnati nella sua creazione, in scena fino al 13 novembre.

Letizia Laezza

Macbeth- Teatro Mercadante- sito ufficiale