Mazapégul, il folletto romagnolo

Un mito della tradizione antica è Mazapégul, noto folletto della nostra penisola, uno dei protagonisti della tradizione popolare romagnola. La sua storia trae origine dal paganesimo o dalle religioni delle popolazioni celtiche, che prima dei Romani abitarono quelle terre.

Oggi scopriremo assieme tutto ciò che riguarda questa dispettosa figura e le tecniche per difendersi dai suoi seccanti scherni.

Un folletto provocatore

Mazapégul – anche conosciuto come Mazapeder o Mazapigur o Caicarel o E fuletà – è un esserino molto piccolo, uno gnomo, dal viso furbo e lo sguardo sveglio. E’ un ibrido tra il gatto e lo scimmiotto, ma per certi versi è somigliante anche ad un coniglio. Il suo pelo è di colore grigiastro. Non indossa alcun tipo di abito e l’unico suo tratto distintivo è un cappellino rosso cheMazapégul porta sul capo regolarmente, in ogni sua apparizione.

Conosciuto come uno dei tanti “Incubi”, dal latino incubus, è uno dei demoni appartenenti alla tradizione romana di aspetto maschile che, secondo i racconti, giacevano sulle donne dormienti per avere dei rapporti sessuali con le malcapitate. Difatti, Mazapégul, non sa affatto resistere al fascino delle belle fanciulle.

La tradizione narra che questo folletto provocatore è solito far visita di notte alle donne di cui si è invaghito. Dopo essere entrato nelle loro camere, si ferma sui loro letti, sussurra alle loro orecchie “Ad bëll òcc! ad bëll cavéll!” (“che begli occhi! Che bei capelli!”) e poi “le fa sue”.

Principalmente Mazapégul è accusato di essere la causa primaria di quella fastidiosissima sensazione di soffocamento e paralisi che molte donne percepiscono durante la notte. Ma questo folletto, oltre ad importunare in tal modo il gentil sesso, è anche molto attento alla reazioni delle fanciulle amate: se la donna gli è affettuosamente “sottomessa” è disposto a rassettarle la casa e a trattarla con dolcezza, ma se la donna l’ha deriso o ha osato preferire a lui il fidanzato o il marito, Mazapégul la morde, la graffia, la spettina oppure le nasconde gli oggetti più disparati.

Oltre a questo, il nostro folletto è solito disturbare anche gli animali che si trovano nelle stalle, più in particolare i cavalli che al mattino si ritrovano coperti di sudore e con delle trecce ad abbellire le loro criniere e code.

Come liberarsi di Mazapégul

Molti sono i modi per liberarsi di Mazapégul, ma ce n’è uno in particolare basato su un rito che garantirebbe l’allontanamento sicuro del folletto. Chi era perseguitato dal folletto doveva procurarsi sette braccia di corda di piadura e in cima alla corda doveva fare come un cappio. Per tre giorni e tre notti doveva essere tenuta all’aperto, poi legata ai piedi del letto. Dopo aver fatto ciò, colui che voleva liberarsi di Mazapégul, doveva salire scalzo sulla corda recitando la seguente formula rituale:

Mazapégul

« Corda di canva fata da nov lìgul, cun una ciapra e cun i chév a spìgul; corda par imbalze’ e’ caval de’ re cun e’ pél négar e balzan da tre; par inlazè e’ cavron dl’anma daneda ch’l’à la rogna cun la schena pleda; pr impiadurè la bes-cia buvarena, pr ande int la val a fe tri cuv ad zlena; corda d’canva pr al campan da mòrt, corda pr e’ col dla speia screca fort; corda di canva pr impicher e’ ledar, bona par impicher e’ mazapédar. »

Molti affermano che per fermarlo basta rubargli il cappellino rosso che è solito lasciare sul pozzo dell’aia; gettando il copricapo nel pozzo, il folletto perderà subito i suoi “poteri”.

Esiste anche un metodo che consiste nel tenersi a cavalcioni d’una finestra mangiando cacio e pane. Un altro ancora è quello di spargere una manciata di chicchi di riso sul davanzale, Mazapègul mettendosi a contarli uno ad uno, perderà tempo e così l’occasione di importunare delle giovani donne. Mascalzone e furbacchione il folletto appartiene alla categoria degli esserini magici dispettosi e spesso fastidiosi.

Luna Scotti

Sitografia

http://www.mondodelgusto.it/2010/11/06/miti-leggende-della-tradizione-romagnola-mazapegul/