Fitzcarraldo, un cinema tra sogno e realtà

Fitzcarraldo, un progetto pieno di ostacoli

Il cinema nel corso della sua storia ha conosciuto molti personaggi fuori dalle righe, sognatori guidati dalla follia che inseguono progetti e lavori impossibili; ma se è vero che l’artista si distingue in qualche modo dall’uomo comune, creando qualcosa di assolutamente impensabile, allora Werner Herzog è sicuramente un artista e Fitzcarraldo è la prova che le utopie di oggi sono la realtà del domani. Fitzcarraldo era già un film prima di assumere quelle caratteristiche che lo portano ad essere riconosciuto come tale: l’idea stessa del film infatti, richiedeva un tale sforzo non solo economico, ma anche uno sforzo emotivo, che solo un genio visionario poteva avere. Questo perché gli ostacoli furono tanti e non si trattò di ostacoli ordinari nella lavorazione di un film, come attori che rescindono il proprio contratto o litigi, ma si dovettero affrontare quasi gli stessi ostacoli che vediamo rappresentati sul grande schermo. Piogge monsoniche, incidenti sul set, malattie, ore intere passate a cercare di far andare le cose nel modo desiderato, fu uno sforzo immenso, ma il gioco valse la candela.

Fitzcarraldo

Diretto e sceneggiato da Werner Herzog, Fitzcarraldo può vantare due attori dal valore indiscusso, uno è Klaus Kinski, attore-feticcio di Herzog, che con lui condivide la follia, l’altra è Claudia Cardinale, una delle dive italiane per eccellenza, in una delle tante apparizioni internazionali.

Fitzcarraldo, la trama

Siamo all’inizio del XX secolo, Brian Sweeney Fitzgerald, conosciuto come Fitzcarraldo (Klaus Kinski), è un appassionato di grandi imprese, di sogni impossibili e un giorno pensa di costruire un grande teatro dell’opera in mezzo alla giungla, così l’amante (Claudia Cardinale) lo convince a dedicarsi alla raccolta del caucciù per finanziare il proprio progetto. Così parte verso una regione sconosciuta dell’Amazzonia e grazie al ritrovamento di una vecchia mappa della zona, elabora un piano geniale per finanziare il suo progetto, cioè risalire un fiume fino ad arrivare ad un punto minimo di distanza con un altro fiume, da dove poi il battello sarà trasportato verso l’altro fiume via terra, qui poi prendere possesso delle piantagioni di caucciù e finanziare il progetto  Lungo il viaggio però, alcuni uomini partiti con lui lo abbandonano per paura delle reazioni degli indios, ma proprio questi ultimi, richiamati dal canto di Caruso, che risuona per la foresta, prendono in simpatia Fritzcarraldo, tenendo ancora in vita il sogno del folle irlandese.

Fitzcarraldo

Un’esperienza di metacinema tra follia e genialità

Chi conosce Herzog, sa che il suo cinema è sempre un po’ caratterizzato da queste figure folli: sognatori arditi, uomini che vorrebbero e sentono di poter superare i limiti umani, quasi a sentirsi degli onnipotenti e Fitzcarraldo non è così lontano da queste figure; di fatto egli è un uomo ossessionato da un ossessione, un po’ come Aguirre (anche lì interpretato da Klaus Kinski), che però si differenzia da Fitzcarraldo, che non sembra perdere completamente il lume della ragione. Un film che, come si è già detto, dovette affrontare moltissime difficoltà e in questo potrebbe ricordarci molto le stesse difficoltà che ci furono per girare Apocalypse Now, che con Fitzcarraldo potrebbe avere diversi punti di contatto. La differenza tra Fitzcarraldo e gli altri personaggi di Herzog, sta nel fatto che probabilmente più di tutti può essere considerato come la personificazione del regista, in fondo, prima che quel folle progetto arrivasse sullo schermo, era partito dalla testa del regista tedesco e tutto ciò che vediamo accadere nel film, accade anche durante le riprese, così vediamo che sia l’Herzog regista, sia l’Herzog-Fritzcarraldo, sono disposti a tutto pur di portare avanti il proprio progetto.

“Sposterò le montagne”

Fitzcarraldo

Ma ciò che maggiormente ci colpisce di Fitzcarraldo sono proprio le immagini, piene di veridicità, capaci di esprimere un realismo che ci conquista subito, un realismo derivante dal fatto che il battello per esempio, viene realmente trascinato dagli indios su per la collina, creando circa gli stessi problemi che vediamo nel film, roba da mettere in crisi anni e anni di progressi di tecnologia digitale. Herzog riesce così a rappresentare sul grande schermo immagini che, appartenenti al mondo dei sogni, diventano pura realtà, mettendo lo spettatore di fronte al potere del cinema. Dunque a rivedere Fritzcarraldo, non si farebbe torto a nessuno se definissimo quest’opera come uno degli esperimenti di metacinema più riusciti nella storia del cinema.

Roberto Carli