Eileen Gray, la pioniera del design che ingelosì Le Corbusier

Fascino, eleganza, creatività e indipendenza, queste le caratteristiche del designer Eileen Gray. Donna eccentrica e dall’incredibile entusiasmo ha incantato la Parigi degli anni ’20. Una delle maggiori provocazioni di Eileen è stata quella di passeggiare per le strade della città con la fidanzata Daima, famosa cantante dell’epoca, e il loro curioso animale domestico, una pantera.

Gli inizi di Eileen Gray

Il 9 agosto 1878 è la data di nascita di Eileen Gray. Il suo paese è Enniscorthy, Irlanda, qui diventa debitrice di suo padre pittore in molte delle influenze iniziali nell’arte. Nel 1898 risulta una delle prime donne a essere ammesse alla Slade School of Arts di Londra, dove intraprende gli studi di pittura. L’interesse per la laccatura arriva in seguito, ma è una passione che accresce, fino a diventare una parte fondamentale del suo lavoro.

La Galerie Jean Désert

La giovane Eileen Gray si trasferisce a Parigi nel 1902 e nel 1913 ha la prima mostra di pannelli laccati. La capitale francese la vede affermarsi come maestra del lavoro laccato, grazie alla prolifera produzione di eleganti oggetti di design in stile Art Deco.
Arriva il 1922, un anno importante: aiutata da Jean Badovici, Eileen Gray apre il negozio La Galerie Jean Désert.

Jean Badovici (1893- 1956), è una figura rilevante nella vita della designer, la sprona e influenza. Suo compagno di lavoro, e anche di vita, Badovici è un architetto di origine rumena che dirige “L’Architecture  vivante”, una delle riviste di architettura più importanti del tempo.

Gli oggetti proposti da Eileen Gray nel negozio sono pezzi d’arte dall’elevato costo, opere  per estimatori e intellettuali. Tra questi spiccano lo scrittore James Joyce, la stilista Elsa Schiapparelli e il collezionista d’arte Jacques Doucet.

Un’asta da record

Eileen Gray
Eileen Gray – Dragons

Di questo periodo ispirato dall’Art Deco, la poltrona Dragons è tra i suoi progetti più conosciuti e stabilisce un record all’asta. Originariamente Dragons è destinata a Suzanne Talbot, celebrità della moda parigina. Eileen Gray è chiamata a disegnare l’intero salotto della stilista, ancora oggi considerato uno degli esempi più significativi nella storia della decorazione degli anni ’20.

Caratterizzata da una delicata pelle marrone, la seduta è accompagnata ai lati da un ampio accento di legno.

Nel 1971 la poltrona è acquistata dal mercante d’arte, Cheska Vallois, che due anni dopo la rivende a Yves Saint Laurent. Quando la collezione di Yves Saint Laurent e Pierre Bergé viene messa all’asta nel 2009, è nuovamente Vallois a ricomprare la poltrona di Eileen Gray, per un totale di 21.905.000€.

L’influenze del movimento modernista

Nel corso di questi anni Eileen è introdotta dal suo giovane compagno Badovici anche nel mondo dell’architettura. L’architetto franco-rumeno la presenta all’amico Le Corbusier, J.J.P. Oud, e le fa conoscere l’opera di Rietveld, Marcel Breuer, il movimento del Bauhaus. La designer è così influenzata da queste correnti da cominciare a proporre nei suoi arredi linee essenziali e pulite, forme asimmetriche e meno rivolte al decorativo. Nelle sue conversazioni spesso Eileen Gray ribadisce che i mobili devono essere

“adatti alla nostra esistenza, in proporzione alle nostre stanze e in accordo con le nostre aspirazioni e sentimenti”.

Sempre più minimale ed elegante nella sua produzione, Eileen Gray arriva a inserire nei suoi progetti l’utilizzo del tubolare metallico, materiale che coniuga in modo audace alla raffinatezza della lacca, come nel caso della Petite coiffeuse.

L’architettura secondo Gray

Eileen Gray
Eileen Gray – E-1027

Malgrado Eileen Gray non avesse formazione in architettura, Badovici, la convince a esplorare questa disciplina. Per tre anni lavora sulla realizzazione della Villa E-1027, una casa a picco sul mare a Roquebrune-Cap-Martin, che sarebbe diventata la residenza sua e del compagno. Il progetto è la dedica d’amore di Eileen Gray a Badovici, che controlla l’avanzamento dei lavori quando gli impegni al giornale glielo consentono. Anche il nome della villa è un codice, acronimo del legame con i’architetto franco-rumeno. E-1027: E per Eileen, 10 per la J di Jean, decima lettera dell’alfabeto, 2  la B di Badovici, 7 la G di Gray.

In questi anni Eileen conduce una vita ritirata, pranzando in cantiere e concedendosi come svago qualche nuotata nell’acqua del Mediterraneo. Pur essendo la prima opera di architettura la Villa E-1027 di Eileen Gray è considerata un capolavoro del modernismo con una sensualità estranea a molte realizzazioni dell’epoca.

La Villa E-1027

Lo spazio si modella su un’esigenza di isolamento e libertà. Più volte la designer ribadisce che ‘Anche nella casa più piccola bisogna potersi sentire completamente solo’.

A differenza di Le Corbusier che considera la casa una macchina da abitare, Eileen Gray la ritiene un organismo vivente, progettando in relazione alle persone che dovrebbero vivere all’interno una esistenza armoniosa. A tale scopo non tralascia di analizzare i percorsi, l’esposizione perfetta per ogni stanza,  i gesti quotidiani, le viste, la suspense che si crea nel passaggio da un ambiente all’altro.

L’abitazione è a pianta libera, presenta un tetto piatto, le pareti bianche sono dominate da grandi finestre che si aprono da pavimento a soffitto, consentendo alla luce di inondarne gli interni. Una scala a chiocciola dal tetto trasparente conduce alle stanze degli ospiti. Vengono progettati tutti i dettagli da Eileen Gray accuratamente come il tavolo E-1027 o la poltrona Bibendum.

L’ossessione di Le Corbusier

Eileen Gray
Corbu

La E-1027 subito conquista l’apprezzamento del mondo dell’architettura, malgrado fosse opera di una donna. Anche l’amico di Badovici, Le Corbusier, si mostra colpito dal lavoro di Eileen Gray, esteticamente vicino al suo. Curiosamente Le Corbusier prende la decisione di costruire lui stesso una casa per vacanze a Roquebrune-Cap-Martin, il Cabanon, piccolo rifugio estivo, alle spalle della E-1027.

Con il passare degli anni il rapporto della Gray e Badovici si incrina, e i due si separano. Le Corbusier, invitato a soggiornare nella villa, sente
l’esigenza di prendere possesso del luogo e di rompere il candore delle pareti.

Otto sono i murales con cui deturpa la E-1027, tutti a sfondo sessista, in cui ironizza sulla bisessualità di Eileen Gray e sulla natura del rapporto con l’amante. Corbu si presta anche a farsi fotografare nudo mentre dipinge all’ingresso della casa. Una foto che diventa una delle più ricordate della carriera dell’architetto francese.

Il destino della villa sul mare

La Gray, oltraggiata dall’ atteggiamento dei due uomini, non torna mai più all’interno della sua villa.

La E-1027 viene abbandonata per moltissimi anni, bombardata durante la guerra, passata attraverso molti proprietari, vandalizzata. Nel 1999 è acquisita dal Conservatoire du littoral che la nomina Monumento culturale nazionale francese e dal 2015 è aperta al pubblico.

L’anno successivo dell’irlandese Mary McGuckian porta nelle sale The Price of Desire, film ambientato nella E-1027, nel quale la regista racconta nei dettagli il travagliato rapporto tra Le Corbusier e la Gray.

La produzione Aram

Sebbene Eileen Gray ha scelto di intraprendere una vita tranquilla e appartata, ha vissuto abbastanza a lungo per vedere l’apprezzamento del suo lavoro. Negli anni ’70 è contattata dal rivenditore di design Zeev Aram riguardo alla produzione in serie dei suoi disegni, che permette la diffusione dei suoi arredi ancora oggi. Eileen Gray è morta all’età di novantotto anni. È sepolta a Parigi al Père-Lachaise, il cimitero degli artisti, i suoi mobili continuano a riscuotere successo.

Michela Sellitto