I napoletani formano un grande popolo, un popolo che nelle difficoltà ha sempre saputo arrangiarsi e risolvere i problemi con creatività e intelligenza. Così, nei periodi di carestia, i napoletani hanno saputo inventarsi piatti poveri ma gustosi, di sopravvivenza! Un esempio è quello dei maccheroni.
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Cenni di storia: maccheroni e cacio per sopravvivere

È il grande storico delle campagne, Emilio Sereni, che ci descrive la grande rivoluzione alimentare a Napoli nel Seicento, quando con i suoi 350.000 abitanti era la più grande città europea. Soltanto un secolo prima, ai tempi di Masaniello, il piatto principale era «carne e foglia», cavoli, in abbondanza, che però causarono una carestia. È qui che il genio napoletano inventa la grande rivoluzione alimentare: il cacio sui maccheroni. I napoletani sono passati, quindi, dall’essere “mangiafoglie” a “mangiamaccheroni“.
Ecco come Emilio Sereni nella Storia dell’alimentazione del Mezzogiorno descrive l’invenzione:
«A parte il loro contenuto in sostanze idrocarbonate di alto valore energetico i maccheroni forniscono materie plastiche sotto forma di proteine vegetali che non possono totalmente surrogare quelle della carne. Il condimento della pasta con formaggio assicurava tuttavia un supplemento di proteine animali e di grassi che faceva del piatto di maccheroni un pasto completo». È così che Napoli reggerà alla necessità alimentare di una massa enorme di popolazione nonostante le tirannie economiche del viceré Molina e degli Aragonesi. Pulcinella, in una commedia del Fiorillo del 1632, così apostrofa i dominatori: «Ah spagnolo, nemico delli maccheroni !».
Vermicelli cacio e uova

La ricetta dei “maccheroni col cacio†seicentesca sarà stata sicuramente più semplice, tuttavia, Luciano De Crescenzo ci ha proposto un’altra gustosa ricetta antica che abbina la pasta al cacio: “i vermicelli cacio e uova”.
Ingredienti (per una persona):
2 uova, 30 gr di salame napoletano, 1 cucchiaio abbondante di cacio, 1 cucchiaio di sugna di casa con ciccioli, sale e pepe «quanto basta».
Preparazione:
Sbattere le uova e poi unire il salame tagliato a dadi, il formaggio, pepe, sale e mischiare il tutto. Mentre si cuociono i vermicelli, sciogliere la sugna in un tegame e farla insaporire nella sugna ormai bollente, aggiungere il composto precedentemente preparato e lasciare appena rassodare le uova.
La curiosità del “maccoâ€

Come ha rilevato Luigi Messedaglia, «maccherone» ha la sua origine etimologica in «maccare» ovvero ammaccare, schiacciare. Un’origine che riporta alla stretta affinità , non solo linguistica, che intercorre con un altro alimento: il macco. Quest’ultima infatti era una vivanda a base di fave sgusciate, cotte nell’acqua e «ammaccate» sino ad ottenerne una sorta di polenta. Era una vivanda povera non fermentata. Quindi, il macco era affine alla pasta con cui si fanno i maccheroni perché era “ammaccata†e non era fermentata, così come anche la farinata di ceci o la polenta di castagne.
Fusìlli ʼe prèssa ʼe prèssa
Per concludere, propongo un meraviglioso piatto di maccheroni povero, ma veloce e mai “vecchioâ€: “Fusìlli ʼe prèssa ʼe prèssa†come li intitola De Crescenzo, che ci presenta questa ricetta inviatagli da Bruno Basurto.
Ingredienti:

400 gr ʼe fusille
mièzo bicchiere ʼe uòglio
nu’ mazzétto ʼe petrusìno
100 gr ʼe tunno sott’uoglio
50 gr ʼe butirro
sale
Preparazione:
Scà ura ʼe fusìlle cu’ acqua salata e sculate tuoste. Miètteli rint’ a’ na’ zuppiera, smenuzza ʼo petrusìno, remmescalo cu’ uòglio e mènalo ʼe maccarune aunito cu’ nu’ pezzùllo ʼe butìrro e ʼo tunno smullecato. Remmesca tutto e magna.
Piatti così non tramontano mai.
Buon appetito a tutti i napoletani, poveri e ricchi !
Raffaela De Vivo
Bibliografia:
G. GIROLOMONI, Maccheroni acqua e farina. 90 ricette di una cultura alimentare, Jaca Book, Milano, 2007.
M. SENTIERI, Cibo e ambrosia. Storia dell’alimentazione mediterranea tra caso, necessità e cultura, Dedalo, Bari, 1933.
L. DE CRESCENZO, Frijenno Magnanno. Le mille e una…ricetta, Il libro in Piazza, 1989.