Se l’aggressività, la velocità, l’intensità del Punk Rock della prima ora non vi basta, allora questi 5 dischi per iniziare ad ascoltare Hardcore Punk sono quello che stavate aspettando!
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Hardcore Punk: Origini
L’Hardcore Punk è la naturale evoluzione del Punk Rock nato fra Inghilterra e U.S.A nella metà degli anni 70′. Esso nasce negli Stati Uniti e si diffonde in varie scene tra le due coste, in particolare in California e nelle città di Washington D.C. , New York e Boston.
Questo modo ancora più esasperato di suonare e creare nasce secondo molti dalla necessità di reagire alla deriva del punk, che oramai era diventato o estremamente commerciale (molti gruppi Punk Rock storici ora svettavano in alto nelle classifiche) oppure estremamente snaturato rispetto a quello che era originariamente negli intenti e nella forma (Post Punk e New Wave avevano largamente riscritto le regole del genere, creando una rottura quasi irrimediabile). E così una nuova generazione di musicisti, desiderosa di recuperare quella rabbia primordiale, spinge con tutta la foga possibile verso l’eccesso, la sopraffazione e il caos.
Il nome di questo nuovo sottogenere ha origine non certissima, ma è possibile che a tale nomenclatura abbia contribuito un disco del gruppo canadese D.O.A, intitolato per l’appunto Hardcore ’81 . Tuttavia, non è errato attribuire l’uso di questo termine alla stessa comunità Punk ,che si definiva in tal modo più autentica che mai.
Hardcore Punk: caratteristiche
L’Hardcore Punk, come già detto, estremizza tutto ciò che era stato il Punk e le sue differenti iterazioni. Le formazioni restano quelle essenziali del primo Punk Rock, con chitarre elettriche, basso e batteria oltre che alla voce, dato che l’Hardcore è rarissimamente strumentale.
L’immediatezza è il punto cardine dell’esecuzione musicale, con le chitarre che si fanno taglienti e veloci, mantenendo in molti casi grande basilarità ed evitando virtuosismi ed assoli, anche se non mancano eccezioni con gruppi che hanno proposto soluzioni più variegate. Stesso discorso per il basso, che usualmente ha delle linee semplici ma suonate a ritmi elevati e adoperando spesso anche il plettro. La batteria è il fulcro dell’ Hardcore Punk e definisce la violenza sonora del genere. Molti batteristi si cimentano in ritmi utilizzati poi anche nel Metal (non a caso l’Hardcore ha influenzato anche il Thrash Metal e altri generi estremi, come il Grindcore di cui è antesignano), come ad esempio il Blast Beat (percussione rapida e spasmodica di piatti, rullante e cassa)
Hardcore Punk: cultura e sottocultura
L’Hardcore Punk ha avuto dagli esordi una fortissima connotazione sociale e politica, con molti degli artisti di punta che si sono col tempo fatti portavoce di questioni etico-morali e ambientaliste. Vista la giovane età dei partecipanti a questa scena musicale, non sorprende che tra il pubblico si diffuse una mentalità reazionaria nei confronti dell’America conservatrice guidata da Ronald Reagan, contro il perbenismo e l’ipocrisia della classe media, con prese di posizione sempre più libertarie e filo-anarchiche.
I testi delle canzoni si popolarono presto di un immaginario fortemente schierato dove trovavano spazio temi come il disagio sociale, le ingiustizie della guerra, l’oppressione del capitalismo e dell’establishment, il razzismo e le disuguaglianze, ma anche veganismo e ideologia Straight-Edge.
L’etica D.I.Y (do it yourself) ebbe grande riscontro all’interno della scena Hardcore, con molti gruppi che si autoproducevano e distribuivano in autonomia la loro musica, creando in tal modo un rapporto più diretto coi fruitori. Si diffusero anche le Fanzine, giornali prodotti dai fans per i fans in tiratura limitata che trattavano di musica Punk e indipendente e dello stile di vita della scena Punk. Molte Fanzine recensivano anche i dischi che spesso venivano offerti dalle band stesse per allargare così il loro seguito. Le Fanzine esistono ancora oggi in formati perlopiù digitali, difatti sono dette Webzine e trattano i topic più disparati
Dead Kennedys-Fresh Fruit for Rotting Vegetables (1980)
L’album d’esordio di questa storica band californiana è considerato dai più il loro miglior disco e una delle pietre angolari dell’Hardcore Punk. Formatisi a San Francisco nel 1978, essi furono tra i primi a cavalcare quest’ondata di Punk americano politicizzato e dirompente. La formazione originale comprendeva alla voce Jello Biafra, East Bay Ray e Carlo Cadona alle chitarre, Klaus Flouride al basso e Bruce Slesinger detto Ted alla batteria. Il loro nome all’inizio della carriera causò alla band non pochi problemi, costringendoli a usare diversi pseudonimi pur di esibirsi.
Il loro primo album, Fresh Fruit for Rotting Vegetables, mostra a pieno l’influenza del Punk britannico (in particolare dei Sex Pistols e dei Crass) sulla band di San Francisco, soprattutto nei testi taglienti e parodici di Biafra. Sonoramente, lo stile recupera i dettami del Punk Rock inglese aumentando i giri del motore con brani molto veloci, arricchendo il tutto con influenze di Surf Rock anni ’60 e Rockabilly.
Tutto l’album è lungo appena 33 minuti e solo due tracce superano i tre minuti di lunghezza. Kill the Poor è una satira tinta di scuro, che si apre con chitarre lente e tamburi da marcia per poi ingranare con gran carriera. Nel testo della canzone Biafra invita i potenti della terra ad utilizzare una bomba a neutroni per sterminare poveri e disoccupati, quasi citando la Modest Proposal di Jonathan Swift. California Über Alles è un altro brano dove ritmi di batteria marziali si uniscono a forti critiche sociali e politiche, in questo caso dirette al governatore della California Jerry Brown. Holiday in Cambodia è un aspro attacco agli studenti universitari occidentali che celebrano ignorantemente i regimi autoritari di stampo comunista come quello di Pol Pot in Cambogia.
Bad Brains-Bad Brains (1982)
I Bad Brains rappresentano un’eccezione all’interno della scena Hardcore Punk americana dei primi anni ’80. Essi erano infatti abilissimi musicisti dal background jazz fusion che col tempo si prestarono alla causa del punk, ispirati da gruppi storici sia americani che britannici, col nome della band che deriva da un brano dei Ramones intitolato per l’appunto Bad Brain. Il gruppo, composto nella formazione storica da Paul Hudson detto H.R. alla voce, Dr Know alla chitarra, Darryl Jenifer al basso ed Earl Hudson alla batteria, seppe crearsi un buon seguito anche per il fatto di essere formato da giovani afroamericani (una rarità per un gruppo punk dell’epoca) e per aver incluso nella loro musica una fortissima influenza Reggae.
Dopo la pubblicazione di un singolo con doppio lato nel 1980, nel ’82 arriva l’album omonimo, col quale mettono in mostra il loro suono incredibilmente veloce e spericolato. Anche qui, come nell’album dei Dead Kennedys, solamente due brani superano i tre minuti, ossia Leaving Babylon e I Luv I Jah, due tra i molteplici brani di ispirazione Dub e Reggae che si alternano ai più aggressivi e brevi brani di matrice Punk.
Sailin’ On, uno dei brani più famosi della band, fa da apripista a questa sfilata di corse sfrenate e psicotiche. Raramente in tutto il Rock si era sentita musica così intensa e caustica, con la batteria e la chitarra a creare un baccano assordante sul quale H.R. strepita con la sua voce squillante e gracchiante. È interessante notare la presenza di un assolo di chitarra, circostanza rara nel Punk dell’epoca. Banned in D.C. è un altro pezzo forte dell’album nel quale ad un’intensissima sezione iniziale succede una parte più lenta con un altro assolo di chitarra. Dopo 40 e passa anni quest’album conserva ancora il suo impeto originario.
Minor Threat-Minor Threat (1981)
Questa band originaria di Washington D.C. , fondata nel 1980 dal cantante Ian MacKaye e dal batterista Jeff Nelson (ai quali poi si aggiunsero Lyle Preslar, Brian Baker ed infine il bassista Steve Hansgen prima dell’ultimo Ep dell ’83), ha segnato gli esordi dell’Hardcore Punk non solo per la loro musica viscerale e distruttiva, ma anche per l’ispirazione artistica che diedero alla nascita del movimento Straight Edge, i cui seguaci si astenevano da alcol, droghe e rapporti sessuali promiscui.
La musica dei Minor Threat si fa più compressa e incisiva che mai, col loro primo EP omonimo dell’81 che vanta una durata di 9 minuti e venti secondi al netto di 8 tracce. Le chitarre sono abrasive e la batteria viene pestata con violenza inaudita, col suono del rullante che si fa cupo e cavernoso. Il basso è ben udibile nonostante l’ondata frastornante degli altri strumenti e della voce di MacKaye che è sgolata e graffiante, perfetta per urlare nelle orecchie dell’ascoltatore le sue litanie di rabbia e catarsi.
Straight Edge è sicuramente la canzone più significativa di tutto l’EP, non solo perché simbolizza lo stile di vita di MacKaye, ma anche perché rappresenta una reazione avversa nei confronti di quello che era diventata la musica underground al tempo. La grande diffusione delle droghe insieme allo stile di vita eccessivo tipico di molte band dell’epoca aveva distorto il messaggio originario della musica, ossia il bisogno di scardinare col rumore convenzioni ed ipocrisie della società del tempo, fatta di fervore materialistico e falsità. MacKaye afferma nelle parole del brano che non necessita della cocaina o dello speed per sentirsi In, lui ha la sua lama affilata, la sua voglia di scoperchiare le inadeguatezze del mondo, e questa è per lui l’arma più potente di tutte
Black Flag-My War (1984)
Altra celebre band californiana, i Black Flag non solo hanno definito insieme a Minor Threat e Dead Kennedys le regole dell’Hardcore, ma hanno contribuito forse più di tutti gruppi della prima ondata a distruggerle. Se gli inizi della band si inserivano in maniera naturale nei canoni della nascente scena di nuovo Punk americano, a partire da My War del 1984 e per la durata di alcuni anni si lasceranno andare a produzioni di grande sperimentazione che ingloberanno jazz, Rock Progressivo e il Metal più lento e pesante.
I Black Flag si formano a Hermosa Beach nel 1976 per merito del chitarrista Greg Ginn che nel corso degli anni, tra reunion e rifondazioni varie, sarà l’unico membro fisso della band. Altro membro fondamentale per il percorso artistico della band è Henry Rollins, vocalist istrionico e personaggio di grande spicco nella scena indie americana, che cantò in tutti i loro LP fino al primo scioglimento avvenuto nel 1986. Dopo alcuni demo registrati nel 1978, l’esordio ufficioso arriva con l’EP Nervous Breakdown, uno dei primissimi dischi puramente Hardcore, a cui fa seguito il loro primo album, Damaged nel 1981.
Con My War i Black Flag scardinano quello che si era detto dell’Hardcore fino ad allora. Ad un lato A abbastanza convenzionale, segue un lato B dove l’ispirazione dei Black Sabbath è preponderante. I ritmi si fanno lenti e funerei, il canto di Rollins sempre più disperato, la chitarra deprimente e ripetitiva, proprio come nella avvilente Nothing Left Inside. L’album all’uscita non ottenne l’approvazione dei fan più affezionati, abituati a ben altre sonorità, ma col tempo si rivelerà un’influenza fondamentale per band come i Melvins e i Nirvana, piantando i frutti del venturo Sludge Metal.
Negazione-Lo Spirito Continua (1986)
Anche l’Italia a metà degli anni ’80 ebbe la propria scena Hardcore Punk, scaturita anch’essa da una rottura col Punk britannico, e politicizzata anche di più di quella Americana. Il legame tra l’Hardcore italiano e gli ambienti dei centri sociali e della sinistra extraparlamentare era molto forte, e questo si rifletteva anche sulle scelte contenutistiche dei brani, che trattavano di temi come la politica, la guerra fredda, il pericolo nucleare. Anche in Italia, come in America, si consolidò in una fitta rete di etichette indipendenti che producevano e distribuivano musica e Fanzine.
I Negazione facevano parte della florida scena piemontese che comprendeva oltre loro altre band di grande seguito come Blue Vomit, Nergorgasmo, Indigesti e Declino. La band venne fondata nel 1983 da Roberto Farano alla chitarra, Guido Sassola alla voce, Marco Mathieu al basso e Orlando Furioso alla batteria. Dopo apparizioni in compilation indipendenti e il primo EP dell’85 Tutti Pazzi, nell’ ’86 è la volta del primo album Lo Spirito Continua.
Il disco è uno dei più apprezzati nell’ambito dell’Hardcore italiano, riuscendo ad apparire anche nella classifica dei 100 migliori album italiani redatta dalla rivista Rolling Stone nel 2012, figurando alla sessantanovesima posizione. Musicalmente il disco mostra chiaramente il suo legame a radici puramente Hardcore anche se non mancano interessanti elementi di Thrash Metal, connubio già sentito nella musica di molte band come i newyorkesi S.O.D. A ciò si aggiunge la liricità dei testi intrisi di disagio giovanile e nichilismi trasformati grazie alla musica in rabbia e riscatto, resi magistralmente da Guido Sassola nonostante i limiti metrici dell’italiano.
Mario Setaro