La leggenda nera: come fu il tribunale dell’Inquisizione?

Il tribunale dell’Inquisizione è stata per secoli l’idolo polemico dei protestanti, cosa resta oggi della leggenda nera dopo l’apertura degli archivi del Sant’Uffizio?

Le origini del tribunale dell’Inquisizione

Già nel Medioevo, tra il XII e il XIII secolo, erano stati istituiti dalla Santa Sede i primi tribunali inquisitoriali, per fornire alla lotta agli eretici strumenti più incisivi di quelli ordinari. Lo scisma luterano (1517) e il conseguente irrigidimento della Riforma cattolica voluta dal Concilio di Trento (1545-1563) fornirono l’occasione per riportare in auge l’antica istituzione. La Congregazione del Sant’Offizio, composta da sei cardinali e istituita da Paolo III già nel 1542, avrebbe dovuto avere una giurisdizione mondiale ma finì per operare solo nella penisola italiana.

Leggenda nera
Il Concilio di Trento

La leggenda nera

Nonostante non fosse ancora diffusa l’idea della libertà religiosa, e anche nei paesi protestanti venisse punita ogni forma di eterodossia, il tribunale dell’Inquisizione divenne presto l’idolo polemico della trattatistica protestante e poi di quella liberale. Fu così che il tribunale, nonostante la sua indubbia aria sinistra, assunse quel carattere demoniaco che – ancora oggi – l’opinione pubblica le attribuisce. La leggenda nera si è quindi nutrita nei secoli di argomenti emotivamente molto efficaci: la pratica di torture impensabili, detenzioni a vita in prigioni dalle condizioni impossibili e processi sommari che avrebbero portato alla morte milioni di persone, soprattutto – sempre nell’immaginario comune – donne accusate di stregoneria.

Una nuova prospettiva

Anche grazie all’apertura degli archivi del Sant’Ufficio, la più recente ricerca storiografica ha messo in crisi l’immagine di una Inquisizione “demoniaca”, costruita dalla leggenda nera e ancora saldamente radicata nella cultura popolare. Adriano Prosperi riporta con queste parole la nuova prospettiva storica:

tribunale dell'inquisizione
Dipinto di Pedro Berruguete, 1475

La scoperta che i giudici di quel tribunale agivano sforzandosi in buona fede di fare correttamente il loro lavoro, e che spesso riuscivano ad arginare ondate di sospetti e di intolleranza, che la loro procedura era rigorosa, che non desideravano far soffrire gli imputati, non significa sostituire alla «leyenda nigra» una «leyenda rosada» né dimenticare la disumanità di quelle cose che avvennero per opera di quegli uomini e di quei tribunali (Prosperi, 2003, p. 27).

Il carcere dell’Inquisizione

Nell’Inquisizione, quindi, gli storici non vedono più nulla di demoniaco in quanto «tutto appare fin troppo umano» (Prosperi, 2003), nel senso negativo del termine. I nuovi studi hanno però privato di fondamento o almeno ridimensionato molte delle tradizionali accuse mosse contro il tribunale dell’Inquisizione. Ad esempio, oggi sappiamo che quella al “carcere perpetuo” era in realtà una condanna lieve perché veniva quasi sempre condonata dopo pochi anni (Romeo, 2006). E lo stesso avveniva in Spagna anche per la strutturale mancanza di fondi che affliggeva gli inquisitori.

Leggenda nera
Il papa e l’inquisitore, di Jean-Paul Laurens, 1882, Musée des Beaux-Arts (Bordeaux)

Così come la carcerazione, a dispetto di quanto si possa vedere in alcune ricostruzioni ancora legate alla leggenda nera, pur regolata da ordinamenti severi, era mitigata da attenzioni di non poco conto per l’epoca: difficilmente venivano imprigionate donne, erano permesse visite periodiche, il vitto era garantito per i nullatenenti, si prestavano cure in caso di malattia. In caso di salute precaria erano solitamente concessi gli arresti domiciliari o la residenza coatta. Inoltre, anche in caso di condanna, venivano spesso concessi gli arresti domiciliari seguiti poi dalla grazia: difficilmente si scontavano tutti gli anni di carcere (Garuti, 1998). Attenzioni impensabili per le ben più dure carceri civili del tempo.

La leggenda nera nella letteratura

La leggenda nera, fondata su di un pregiudizio anticattolico, non ha mancato di influenzare anche la letteratura. È così che in un classico come il Robinson Crusoe di Daniel Defoe, il protagonista dice di preferire la caduta nelle mani dei cannibali al tribunale dell’Inquisizione. Proprio da questo riferimento letterario, Prosperi trae la seguente riflessione:

Oggi probabilmente, se Robinson fosse un buon lettore di studi storici, preferirebbe affidarsi alle procedure dell’Inquisizione, che riterrebbe rigorose ma senza eccessi, piuttosto che non dico ai selvaggi antropofagi, ma addirittura a quei tribunali inglesi di cui la storiografia recente tende a sottolineare gli arbitrii… (Prosperi, 2003, p.29).

Bibliografia

Garuti Adriano, 1998, La Santa Romana e Universale Inquisizione, in L’Inquisizione. Atti del Simposio internazionale (Città del Vaticano, 29-31 ottobre 1998) a cura di Agostino Borromeo (Città del Vaticano 2003).

Prosperi Adriano,2003,  L’inquisizione romana. Letture e ricerche, Edizioni di Storia della Letteratura, Roma.

Romeo Giovanni, 2006, L’Inquisizione nell’Italia moderna, Editori Laterza, Bari.

Ettore Barra