La tradizione napoletana si colora di originalità e fantasia, ricordando gli antichi mestieri napoletani. Si diffondeva l’arte dell’arrangiarsi per sopravvivere e ideare un mestiere era un modo per combattere la miseria.
Gli antichi mestieri napoletani
La città , che si estende ai piedi del Vesuvio, mantiene intatta la simpatica tradizione degli antichi mestieri napoletani. La maggior parte di esse, molti tra i quali considerati bizzarri e davvero stravaganti, sebbene oggi sono scomparsi come tecniche e strumenti di guadagno, sono ricordati nel dedalo di stradine del centro storico per mantenere viva la tradizione. La caratteristica principale degli antichi mestieri napoletani è di sicuro la creatività e l’originalità , peculiarità tipica del popolo che abita nel ventre.
L’aspetto inventivo e sui generis nasconde però un denso tessuto sociale fatto di povertà e miseria, status che da sempre costringe le persone del volgo ad ideare ed inventarsi ogni tipo di impiego, idea, arte con l’intenzione di sfamare la propria famiglia. I mestieri napoletani, sopravvissuti ed estinti, fanno parte dell’aspetto più attivo del patrimonio culturale della tradizione e contribuiscono a delineare uno sguardo alla Napoli che non va dimenticata.
L’intenzione e l’obiettivo più importante per le persone era “arrivare a fine mese” e poter portare un po’ di denaro in più a casa. Spesso ci si aiutava a vicenda, talvolta la miseria induceva la gente del popolo a frodare le persone, come nel caso dell’aggiusta bambini, oppure svolgendo lavori oggi considerati reati dalla società , come nel caso dell’arriffatore. Tra le attività più simpatiche, alcune rivelano e riscoprono l’animo più comico ed ironico dei napoletani, come il mestiere del pazzariello.
L’animo della tradizione

Uno degli antichi mestieri napoletani, considerato oggi come un reato e punito spesso a suon di dinari, è l’arriffatore, “organizzatore di riffa”, figura nota nella città della sirena fino agli anni Ottanta. La riffa era un piccolo gioco come quello del lotto; si vendevano novanta numeri per permetteva di vincere qualche premio, come cibi, pietanze, abbigliamenti e prodotti difficili da reperire durante festività o cerimonie popolari. Si potevano vincere prodotti come oliva o dell’ottimo vino, galline vive e salami.
Il mestiere dell’arriffatore deriva etimologicamente dalla dominazione borbonica a Napoli; infatti, “riffa†in spagnolo indica sorteggio. Questo particolare personaggio vagava per il quartiere dove era conosciuto e distribuiva i novanta numeri; quando venivano esauriti, a mezzodì, si metteva al centro di una piazza per richiamare l’attenzione dei presenti e tirava i numeri dal panariello, usato per il tipico gioco natalizio della tombola. L’arriffatore, che la maggior parte delle volte era un femminiello, urlava “Neh, ca io o’ tire!“, oppure “Guagliò, guarda, a mana è libbera!“. In seguito, rovesciava sulla mano sinistra il primo numero estratto e assegnava il premio più importante a chi lo possedeva.
Spesso l’arriffatore poteva far parte del gentil sesso; infatti, soprattutto nel dopoguerra molte donne con questo sorteggio popolare riuscivano a guadagnare un extra per poter vivere in modo più degno durante le festività cittadine dell’anno.
‘O pazzariello, un simpatico personaggio
Sapersi arrangiare a Napoli è un’arte che dura da secoli. Ogni napoletano che si rispetti è predisposto all’arte del sapersi adattare e tramanda questa sapientia ai figli e ai nipoti, affinché non si perda con l’avanzare delle generazioni. L’arte di arrangiarsi a Napoli è un’attività strana quanto brillante e, sebbene le nuove generazioni si sono adagiate per la crisi o per la pigrizia, la tradizione non smette mai di ricordare che l’industriosità e l’operosità sono peculiarità specifiche del popolo napoletano.
Nei tempi antichi nessuno osava dire che era impossibile trovare un lavoro perché la creatività e la fantasia erano caratteristiche sufficienti e necessarie al popolo napoletano per improvvisare alcune attività , che nel tempo hanno caratterizzato la storia popolare dei mestieri napoletani. Uno dei più simpatici è ‘o pazzariello.

Nella Napoli del XIII secolo era solito incontrare per le vie un pazzariello, una sorta di artista di strada bizzarro e burlone, il cui impegno era quello di far divertire i passanti e far ridere tutti. Pazzariello significa “persona pazza e folle, matta che beffa la serietà e regala sorrisi”, personaggio della tradizione vestito con abiti vistosi e con uno strumento per comporre musica. Oltre che intrattenere e far divertire, il pazzariello aveva il compito di pubblicizzare pane e pasta delle botteghe che lo producevano ed invogliare i passanti a fermarsi nelle “puteche”.
Il pazzariello era atteso durante le sagre e le feste paese, poiché aveva il compito di attirare persone per vendere all’asta ogni tipo di oggetto, antico o da collezione, per procurare un ricavato da utilizzare come fondo-spesa durante le feste. Un altro aspetto del pazzariello era quello di mostrare le abilità e i diversi talenti degli artisti di strada, contribuendo all’intrattenimento e all’immagine delle festività paesane.
Numerosi e sfavillanti sono i diversissimi mestieri napoletani tipici e l’animo originale e inventivo della tradizione napoletana non si smentisce mai!
Valentina Labattaglia