Boko Haram, pericolo sottovalutato?

Dopo l’attentato a Charlie Hebdo, la lotta al terrorismo internazionale ha un solo obiettivo: sconfiggere il Califfato islamico di Al Baghadadi, in Siria. Tuttavia l’Occidente non deve considerare solo la minaccia dell’ISIS, ma deve fare attenzione anche ad un movimento molto più integralista e pericoloso: il nigeriano Boko Haram.

 

Boko Haram
Logo di Boko Haram

Boko Haram (l’educazione occidentale è peccato), il cui nome ufficiale è Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad (ovvero persone impegnate per la propagazione degli insegnamenti del profeta e per il Jihad), è un’organizzazione terroristica fondata formalmente nel 2002 da Mohamed Yusuf e guidata oggi da Abubakar Shekau. Il suo scopo è imporre il Califfato in Nigeria.

Nonostante la feroce repressione iniziale dell’esercito nigeriano, Boko Haram non ha fatto altro che crescere, macchiandosi non solo di attentati contro chiese, caserme e prefetture, ma anche dei rapimenti di alcune studentesse, colpevoli di seguire costumi ed usanze occidentali. Per di più, nelle ultime settimane, il movimento integralista è riuscito ad ampliare i confini dell’autoproclamato Califfato nigeriano nella regione del Borno.

La scelta di tale area non è un caso. Questa regione a nord della Nigeria, al confine tra il Ciad ed il Camerun, è la più povera del Paese: il governo di Abuja, infatti, non ha mai pensato di investire i proventi della vendita del petrolio alle compagnie straniere in piani di sviluppo locale o per garantire occupazione e diritti. Facile, allora, fare proselitismo veicolando le idee più radicali contro un governo -tra i più corrotti al mondo- che protegge solo i propri interessi, svendendo l’oro nero e piazzandosi come terzo esportatore mondiale.

Boko Haram
Johnatan Goodluck e Muhammadu Buhari

Inoltre, di fronte alla minaccia di Boko Haram, il governo nigeriano sembra inerme: l’esercito non è riuscito ad arrestare l’avanzata del gruppo, anzi, sembra quasi averci rinunciato: nelle ultime settimane il movimento integralista si è spinto con determinazione in altre regioni, sempre a nord del Paese, senza incontrare resistenza.

Il prossimo 15 Febbraio si terranno le elezioni presidenziali in Nigeria: se l’attuale presidente Jonathan Goodluck ha buone chance di vittoria, deve stare attento a non sottovalutare la paura e, soprattutto, la rabbia dei nigeriani per la mancata opposizione a Boko Haram. Un atteggiamento rinunciatario potrebbe favorire Muhammadu Buhari, politico musulmano del Nord, membro dell’All progressives congress (principale partito d’opposizione) ed ex generale dell’esercito.

Oltre Boko Haram, la Nigeria deve guardarsi anche dai ribelli del MEND (movimento per l’emancipazione del delta del Niger), da sempre contro la politica di Abuja nel concedere l’estrazione del petrolio a compagnie straniere senza avere ritorni economici sulla popolazione locale. Si tratta, comunque, di un movimento a se stante, che non è schierato con nessuna attività jihadista o terroristica.

In questo contesto le elezioni del 15 febbraio sono decisive: il futuro presidente dovrà appellarsi agli alleati occidentali (Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia su tutti) per frenare e abbattere Boko Haram. In caso contrario questo movimento potrebbe sconfinare anche in Ciad e Camerun, Paesi nettamente deboli rispetto alla Nigeria, creando uno Stato islamico molto più pericoloso e più vicino dell’ISIS.

Marco Di Domenico