Britpop: 5 dischi per scoprirlo

Il Britpop è stato un movimento musicale britannico che ha avuto grande seguito nel Regno Unito a partire da metà degli anni ’90 fino all’inizio del nuovo millennio. Gli artisti appartenenti a questa corrente, tra cui ricordiamo Oasis, Pulp, Suede e Blur, erano accomunati dal recupero delle sonorità del Pop Rock inglese degli anni ’60 e ’70 e da testi che richiamavano la cultura britannica in ogni suo frangente.

Britpop: Origine e Caratteristiche

Individuare le ispirazioni musicali del Britpop non è impossibile, anche se comunque è giusto dire che ogni band ha avuto una propria estetica e un proprio sound personali. Tuttavia non è inesatto dire che il Pop degli anni ’60, il Glam Rock e il Punk della decade successiva, L’Indie Pop degli anni ’80 e la fiorente scena Madchester abbiano avuto un ascendente sulla quasi totalità degli artisti del tempo. Gruppi come Beatles, Kinks, David Bowie, i più prossimi Smiths, gli Stone Roses e gli Happy Mondays sono oggi considerati dai più come precursori del movimento Britpop (termine proposto prima da John Robb alla fine degli anni ’80 e poi da Stuart Maconie nel ’93 per descrivere l’ascesa dei Suede e dei Pulp), avendo proposto elementi che poi sarebbero stati ripresi molteplici volte da Oasis, Blur, Suede e altri.

Più ideologicamente molti videro nel Britpop una risposta nei confronti di generi che stavano avendo un picco di popolarità in quella prima metà degli anni ’90, come Shoegaze e Grunge. Il primo ,in un senso prettamente filosofico, era agli antipodi visto il suo immaginario sognante e distaccato che cozzava con lo spirito del Britpop, ossia quello di voler rappresentare una giovane e vivace gioventù britannica desiderosa di musica immediata e d’impatto ma comunque appetibile. Stesso discorso per il Grunge, la cui estetica lugubre e deprimente era incompatibile con un certo pubblico inglese.

Ciononostante, queste sono considerazioni da applicare più agli ascoltatori che agli artisti in se, visto che molti performers non negarono un certo rispetto nei confronti delle band Grunge più in voga all’epoca (primi fra tutti i Nirvana ed in particolare Kurt Cobain), e alcuni addirittura flirtarono pesantemente con sonorità Shoegaze agli inizi della carriera (specialmente i Blur e i Verve).

The Verve-Urban Hymns (1997)

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Anche se quasi fuori tempo massimo rispetto alla prima ondata Britpop, quest’album ha saputo comunque dare ai Verve un momento di grande notorietà e successo grazie ai singoli, primo tra tutti Bitter Sweet Symphony.

I Verve non erano gli ultimi arrivati sulla scena avendo alle spalle già due album e un EP nei quali avevano sperimentato con sonorità Shoegaze, Space Rock, Neo-Psychedelia e accenni di Soul. Urban Hymns riprende il corso dell’ultimo album A Northern Soul del 1995, nel quale i nostri avevano già intravisto soluzioni Britpop restando comunque in un perimetro affine alle loro velleità alternative. Ora i Verve propongono un qualcosa di nuovo, non perdono completamente la loro componente Rock (accentuata fra tutti dal chitarrista Nick McCabe) ma si rinnovano con l’aggiunta di inserti orchestrali e un gusto quasi cinematico.

I singoli trainarono l’album nelle classifiche rendendo Urban Hymns uno degli LP più venduti del 1997 e disco di platino in più di 10 paesiThe Drugs Don’t Work è una delicata ballata accompagnata costantemente da un dolce ensemble di violini e condita da un testo nel quale il frontman Richard Ashcroft accenna velatamente a come la perdita di una persona cara possa causare un male inaudito. Lucky Man e Sonnet sono pezzi più energici che non nascondono però la verve malinconica della band. Il successo planetario di Bitter Sweet Symphony nascondeva in realtà una bega autoriale non indifferente per via del campionamento del brano dei Rolling Stones Last Time. A causa di ciò Ashcroft e Co. cedettero forzatamente le royalties del brano alla AKBCO (un bel po’ di soldoni) e i crediti di composizione a Mick Jagger e Keith Richards che però nel 2019 vi rinunciarono.

Suede-Suede (1993)

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I Suede furono le prime vere star del Britpop insieme ai Blur, definendone il primo suono ma preservando una propria estetica personale, fatta di androginia, seduzione e provocazione, un immaginario quasi impensabile se consideriamo il futuro avvento della Lad Culture, portatrice di rozzo e sterile machismo e di valori totalmente estranei al gusto risqué dei Suede. In un certo senso i Suede col loro esordio possono essere considerati la continuazione di una certa voglia misteriosa e ammiccante che parte da Bowie e che è poi stata perseguita dagli Smiths e da Morrissey nella sua carriera solista.

L’apparenza ambigua e ammaliante del cantante Brett Anderson e il suo istrionismo performativo si sposano alla perfezione coi temi dell’album omonimo, forti e senza filtri, ma le chitarre di Bernard Butler sono altrettanto azzeccate, non si negano distorsioni o dimostrazioni di forza con power chords corrosivi e Fuzz che rimandano sia al Garage Rock dei ’60 che al Glam Rock viscerale dei ’70. Ne consegue un prodotto di grande pregio che all’epoca riuscì a eguagliare e forse anche superare il clamore che si era creato attorno alla band, forte di un senso della melodia Pop e assolutamente non banale che probabilmente il Britpop ha rivisto poche altre volte.

I pezzi forti ci sono eccome in questo loro primo disco, come ad esempio i primi due singoli della band The Drowners e Metal Mickeybrani di Rock nostalgico dall’appeal ammiccante e piacente. So Young è l’opening track dell’ LP , traccia che mostra sia una grande influenza Jangle Pop che accenni di Rockabilly con la chitarra dal gusto anche Surf, mentre Animal Nitrate è un brano frizzante e graffiante che tratta della dipendenza dalla droga di Anderson, qui più che mai ispirato da Bowie nella voce. Puro Britpop.

Blur-Parklife (1994)

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La carriera di questa storica band originaria di Colchester nell’Essex si è mossa su coordinate così diverse ed eterogenee che sembra quasi riduttivo parlare di loro in un’ottica prettamente Britpop. I semi di un certo modo di variegare e accorpare Pop con tendenze alternative erano ben udibili già dagli esordi di Albarn e Co. col primo album Leisure che propone una commistione di ritmi Baggy con ruvide chitarre dal retrogusto Noise e Shoegaze

La svolta arriva col secondo album Modern Life is Rubbish del ’93, uno dei primi album Britpop in senso ufficioso, anche se già nel ’92 i Blur avevano sfiorato queste sonorità col singolo Popscene che non ebbe posto nell’album ma che viene considerato dai più parte integrante della genesi Britpop. Parklifeil loro terzo album, esce il 25 Aprile del 1994 e diventa subito tra i dischi più rappresentativi di questa prima fase di nuovo Pop Rock britannico. I due singoli più di successo riescono perfettamente ad esemplificare la versatilità e l’imprevedibilità dei nostri, fattore che sarà una costante imprescindibile di questi musicisti negli anni a venire (basti pensare al Rock più cattivo del loro successivo Blur o alla parentesi di Damon Albarn coi fittizi Gorillaz).

Se da un lato Parklife celebra in chiave Garage quell’ Englishness della classe media, fatta di routine discrete ma piacevoli, dall’altra parte Girls & Boys è uno spaccato della vita vacanziera dei giovanotti britannici nella quale libertinaggio e promiscuità sono all’ordine del giorno, con ovviamente un bel sottofondo di drum machine e sintetizzatori anche pacchiani ma perfetti per l’occasione.

Oasis-(What’s The Story) Morning Glory? (1995)

Le superstar Oasis, guidate dai fratelli Liam e Noel Gallagher, hanno non banalmente avuto la capacità e il merito di saper parlare alla pancia del paese, a quella giovane classe lavoratrice che sapeva accontentarsi ma che sicuramente non si negava di sognare la fama e il Rock’n’Roll. Il successo stellare della band nel mondo non solo ha definito una breve ma intensa epoca della musica Rock, ma ha contribuito anche a creare quell’immaginario anglosassone di metà anni novanta fatto di orgoglio patriottico e ottimismo spensierato che oggi ricordiamo come Cool Britannia.

Gli Oasis esordiscono con Definitely Maybe nel ’94 e vengono subito catapultati tra le stelle del nascente Britpop, proponendo con sfrontatezza e carattere quei temi già cari alla gioventù più umile delle grandi città del nord, non del tutto avvezza a manifestazioni musicali di certo intelletto o ironia, potenziando il tutto con una carica esplosiva di decibel e overdrive che mostrava già la loro inclinazione a riempire gli stadi.

(What’s the Story) Morning Glory è il loro apice, un disco nel quale la band di Manchester ha messo il meglio del loro meglio, forse anche troppo. Molte delle Hit più celebri dei nostri sono qui, in rapida successione, a partire da Roll With it e da Wonderwall (chi non ha mai provato a strimpellarla sulla chitarra), passando per Don’t Look Back in Anger (quanta nostalgia dei Fab Foured arrivando infine a Champagne Supernova, epica ballata dal gusto Psichedelico alla quale ha contribuito anche Paul Weller, già frontman di Jam e Style Council. Non è un caso che Oasis e Britpop siano quasi sinonimi.

Pulp-Different Class (1995)

Con una carriera lunghissima, iniziata addirittura nel 1978, scandita da cambi di stile e formazione, reunions e scioglimenti, I Pulp sono oggi una vera e propria istituzione della musica britannica. La band di Sheffield può essere considerata in un certo senso il medium artistico del poliedrico cantante Jarvis Cocker, unico membro fisso dalla formazione.

Dopo inizi in chiave Post Punk e Gothic Rock, intraprendendo anche una parentesi Synth-Dance col terzo album Separations del ’93, arriva la grande svolta Britpop prima con His ‘n’ Hers del 1994 e poi il trionfo col successivo Different ClassLa grandezza di Different Class è stata quella di far presa su di tutti, dagli intellettuali agli studenti, dai giovani delle classi più disagiate agli snob di Londra dall’accento un po’ cockney, tutti potevano sentirsi rappresentati da questo turbinio di Melodie Pop e raffinatezza Glam. Cocker espone già nel titolo sulla copertina l’indirizzo teorico della sua opera, Different Classcome le classi sociali inglesi che da secoli a questa parte definiscono il paese, invalicabili e imprescindibili, molto di più che negli altri paesi del primo mondo.

Ed ecco che prende vita la creatura di Cocker, uno spaccato di quell’Inghilterra che vuole guardare al futuro ma che resterà sempre ancorata al passatoCommon People è il brano che definisce tutto il disco, una critica a quel bisogno insano delle Upper Classes di addire glamour alla povertà, di diventare visitatori di un mondo che sentono estraneo ma del quale fanno comunque parte in fin dei conti. Ancora oggi Different Class è considerato da molti l’album definitivo del Britpop.

Mario Setaro