Acri (CS), Nouveau Réalisme. L’Esprit Provocateur di Mimmo Rotella

La città calabrese di Acri, in provincia di Cosenza, il 25 giugno 2016 ha aperto le porte alla mostra dedicata all’artista Mimmo Rotella e agli altri protagonisti del Nouveau Réalisme, uno dei più importanti movimenti artistici europei del secondo Novecento, intitolata Nouveau Réalisme. L’Esprit Provocateur di Mimmo Rotella. Realizzata dall’associazione Oesum Led Icima in collaborazione con l’associazione De Arte e curata dal critico e storico dell’arte Francesco Poli, l’esposizione è ospitata dal MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) negli ambienti del piano nobile dello storico Palazzo Sanseverino-Falcone fino al 16 ottobre 2016. Sono circa cinquanta le opere in mostra, una trentina di Mimmo Rotella, grazie alle quali è possibile ricostruirne il percorso creativo, e le altre degli artisti che aderirono al Nouveau Réalisme, tra cui Arman, Daniel Spoerri, César, Christo.

Acri, Nouveau Réalisme. L'Esprit Provocateur di Mimmo Rotella
Mimmo Rotella, La contessa di Hong Kong, 1970
Décollage, 140×100 cm
Fonte: http://www.artslife.com/

Il Nouveau Réalisme: il ritorno agli oggetti

Molti movimenti artistici sono nati dalla mente dei critici. È il caso del Nouveau Réalisme, il cui genitore è il critico francese Pierre Restany. Egli nel 1960 coniò il termine e redasse la Déclaration constitutive du Nouveau Réalisme che condusse alla teorizzazione e alla confluenza nel gruppo di una serie di differenti esperienze artistiche già maturate negli anni precedenti, nonchè alla progressiva adesione di nuovi artisti.

Due principi fondamentali per i nouveau réalistes furono il comune rifiuto del soggettivismo, di quel ripiegamento su se stessi, dell’incredibile importanza data all’io da parte degli artisti dell’immediato secondo dopoguerra (si pensi all’Informale Europeo e all’Espressionismo Astratto Americano) e la volontà di ritornare alla realtà, di essere testimoni del proprio tempo, di una società sempre più dominata dal consumismo. Si ritornò agli oggetti, trovati tra i rifiuti o nei mercatini dell’usato, che divennero componente fondamentale delle opere di questi artisti, ciascuno dei quali ha usato un particolare procedimento che lascia spazio al caso, alla matericità delle cose, ma anche alla loro poeticità, con un evidente recupero del ready-made duchampiano. Daniel Spoerri ha creato assemblages con oggetti di uso quotidiano incollandoli esattamente come li ha trovati, però ponendoli non su un piano orizzontale, ma su quello verticale del supporto a parete, giungendo a trasformare in opere d’arte anche le tavole dopo il pasto. Pierre Fernandez Arman invece ha scelto la strada delle Accumulations, disponendo sulla tela oggetti uguali e con un certo ordine, e delle Colères, distruzioni mai totali di cose, come strumenti musicali, statue bronzee ecc., capaci paradossalmente di conservare l’oggetto in pezzi, di sottrarlo al passare del tempo. Mentre con César ci troviamo di fronte ad un’azione di compressione degli oggetti, svolta tuttavia da un macchinario e riducendo così in modo notevole l’intervento diretto dell’artista, Christo, che da sempre ha lavorato con la moglie Jeanne-Claude, è noto per il wrapping, l’impacchettamento di monumenti, edifici, addirittura paesaggi utilizzando varie tipologie di tessuto, con uno sconfinamento nel terreno della Land Art. I due coniugi con i loro lavori hanno puntato al godimento estetico da parte dell’osservatore, a sollecitare quest’ultimo a vedere il bello del mondo, ma anche a nascondere temporaneamente l’aspetto e la funzione abituale di un oggetto, di un edificio, di un paesaggio, in modo che esso potesse assumere per il fruitore nuove valenze fuori dall’ordinario, e a disegnare una linea sottile tra realtà e apparenza per innescare nuove riflessioni su ciò che è abituale e quotidiano.

Mimmo Rotella:  L’Esprit Provocateur

Acri, Nouveau Réalisme. L'Esprit Provocateur di Mimmo Rotella
Mimmo Rotella, Il profumo di Marilyn, Décollage, 100x70cm
Fonte: http://www.artslife.com/

Anche l’artista italiano Domenico (Mimmo) Rotella aderì nel 1960 al Nouveau Réalisme, ma è stato sicuramente grande anticipatore di certi esiti artistici. Già nel 1953 abbandonò la pittura perché non lo appagava più e quello fu l’anno dell’illuminazione. La riscoperta di un profondo radicamento da parte del singolo individuo nell’ambiente cittadino lo condusse a rivalutare materiali impensabili, come i manifesti pubblicitari che considerava la massima espressione artistica urbana. L’artista, che all’epoca risiedeva a Roma, iniziò così a praticare il décollage, al quale si dedicarono parallelamente, ma in modo autonomo gli artisti francesi Hains, Dufrêne e Villeglé. Esso consisteva nello staccare pezzi di manifesti pubblicitari per poi incollarli sulla tela. Qualche tempo dopo egli sperimentò anche il doppio décollage: il manifesto veniva staccato dal cartellone pubblicitario, ma strappato in un secondo momento nello studio. Rotella riuscì in tal modo a coniugare il collage cubista con il ready-made, anticipando nella Roma degli anni Cinquanta del Novecento quell’interesse per gli oggetti e per la dimensione del reale già indicata per i nouveau réalistes.

Come ha detto il curatore Francesco Poli Rotella con i suoi decollage «compie uno strappo nei confronti della pittura tradizionale inventando un modo di distruggere e ferire l’immagine, ma in realtà la esalta e la rende unica, la sottrae alla ripetizione mediale che ne ruba l’anima, e distruggendo i manifesti (cinematografici, politici, pubblicitari) li fa entrare nella storia dell’arte contemporanea». Si tratta di immagini sì lacerate, ma che l’artista di origine calabrese ha salvato, poichè sarebbero state prima o poi coperte da altri manifesti pubblicitari o distrutte, ed ha elevato al rango di opere d’arte con il semplice gesto di toglierle dagli spazi pubblici di affissione e di trasporle sulla tela. Rotella non si dedicò solo al décollage, ma contemporaneamente fece uso anche dei retro d’affiche, servendosi sempre di manifesti, ma stavolta della parte posteriore di essi, quella incollata sullo spazio di affissione, ottenendo opere non figurative e monocrome. Ciò che lo ha avvicinato maggiormente al nouveau réalistes è stata, non a caso negli anni Sessanta, la pratica dell’assemblage con oggetti acquistati per pochi soldi, come tappi di bottiglie e corde.

Dunque Mimmo Rotella ha dimostrato di essere un artista estremamente moderno, superando la pittura tradizonale ed inaugurando un nuovo rapporto arte-realtà, arte-quotidiano, sempre al passo e addirittura anticipando le ricerche artistiche sia europee, sia statunitensi.

Emanuela Ingenito