Il barocco nella Chiesa del Gesù Nuovo a Napoli

La Chiesa del Gesù Nuovo  è collocata lungo il decumano inferiore del centro storico di Napoli ed affaccia in piazza del Gesù Nuovo. La chiesa venne edificata nel 1584 ed è frutto della trasformazione di uno dei palazzi più belli della Napoli rinascimentale, cioè il palazzo della famiglia Sanseverino, principi di Salerno, che fu costruito nel 1470 dall’architetto Novello da San Lucano. All’ultimo dei principi di Salerno, Ferrante Sanseverino, a seguito di uno scontro avuto con il vicerè  don Pedro di Toledo, vennero confiscati e messi in vendita i beni di famiglia. In questo modo, nel 1584, i Gesuiti acquistarono il palazzo nobiliare per trasformarlo in un edificio di culto.

I Gesuiti affidarono i lavori a Giuseppe Valeriano e Pietro Provedi che demolirono per intero il palazzo lasciando solo la facciata in bugnato a punta di diamante e il portale marmoreo rinascimentale. La consacrazione della chiesa avvenne nel 1601 e fu dedicata alla Madonna Immacolata, anche se è meglio conosciuta con il nome di Gesù Nuovo per distinguerla dalla chiesa del Gesù Vecchio già esistente.

La pianta apparentemente è centrale a croce greca, ma il braccio dell’altare maggiore (realizzato nell’Ottocento da Antonio Busciolano) è leggermente più lungo. La cupola fu costruita diverse volte: nel 1635 essa fu decorata con affreschi raffiguranti il Paradiso dal Lanfranco; nel 1639 a causa di un incendio ci furono dei lavori di restauro riguardarono la chiesa e furono diretti da Cosimo Fanzago; nel 1688 un terremoto causò il crollo della cupola, la quale venne ricostruita da Arcangelo Guglielmelli.

La cupola, nonostante le diverse ricostruzioni, conserva nei pennacchi la raffigurazione degli evangelisti realizzati da Giovanni Lanfranco. Per quanto riguarda il resto delle decorazioni all’interno della Chiesa del Gesù Nuovo se ne sono occupati grandi artisti del barocco napoletano, per i marmi si fa riferimento a Cosimo Fanzago (realizza le figure di profeti Davide e Geremia); altri affreschi e dipinti, invece, sono di Luca Giordano (suoi sono gli affreschi delle Storie del Battista, San Giuseppe e il Profeta Isaia), Massimo Stanzione, Jusepe de Ribera ed altri artisti minori.

I santi Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, San Carlo Borromeo, San Francesco Borgia, San Francesco Saverio e San Francesco De Geronimo sono venerati nelle cappelle lungo le navate della chiesa. Inoltre, dal 1927 la cappella della Visitazione ospita le spoglie di Giuseppe Moscati, il medico santo ricordato per le sue opere di bene nei confronti dei poveri e dei malati, che prima di recarsi al lavoro si recava in questa chiesa per pregare.

La Chiesa del Gesù Nuovo: la controfacciata

Chiesa del Gesù nuovo
Francesco Solimena, Cacciata di Eliodoro dal tempio, affresco, 1725, Chiesa del Gesù Nuovo ,Napoli

La controfacciata della Chiesa del Gesù Nuovo è interamente occupata dall’affresco raffigurante l’episodio biblico “La cacciata di Eliodoro dal Tempio” dipinto da Francesco Solimena. L’artista nacque a Canale di Serino nel 1657, una volta trasferitosi a Napoli entra in contatto con le opere di Giovanni Lanfranco, Luca Giordano e di Mattia Preti. Agli inizi del Settecento Francesco Solimena diventa il protagonista della pittura barocca napoletana. L’affesco è stato eseguito nel 1725, l’architettura del tempio e le figure laterali della scena indirizzano lo sguardo dello spettatore verso la scena centrale. Dunque, l’architettura fa da palcoscenico ai protagonisti della scena conferendo grande teatralità. Il grande sacerdote Onia, raffigurato in alto a destra in preghiera davanti all’altare, invoca Dio perché salvi il tesoro di Gerusalemme da Eliodoro che vuole impossessarsene. Quest’ultimo, come racconta il Libro dei Maccabei, caduto dai gradini, è raggiunto e percosso da un cavaliere e due angeli, inviati dal Signore a impedire lo scempio. Un ambiente arioso, ricco di luce, tumultuoso, intriso di preoccupazioni che si contrappone completamente allo schematismo della “Cacciata di Eliodoro dal Tempio” di Raffaello Sanzio realizzato per le Stanze Vaticane circa duecento anni prima.

Anna Cuomo