La letteratura giapponese del periodo Heian: autori e analisi

L’epoca Heian e il ruolo della letteratura giapponese

Il periodo Heian (749- 1185 d.C) prende il nome da Kyōto, al tempo chiamata Heian-kyo. I periodi sono denominati in base allo spostamento della capitale su decisione dell’Imperatore o sull’importanza del centro di potere militare che poteva trovarsi in un’ubicazione diversa dalla capitale.

In particolare, il periodo Heian fu ricco dal punto di vista culturale per la civiltà del Sol Levante poiché nasceranno le prime opere che furono una pietra miliare della letteratura giapponese e saranno questi manoscritti a modellare i concetti di estetica ancor presenti tutt’oggi. Tuttavia, la principale e unica creatrice di cultura fu la classe nobiliare. Secondo l’etica Heian, il nobile ideale era colui che sapeva occuparsi delle arti come la musica, la danza, la poesia e la letteratura con gran maestria: insomma, per avere fortuna sulla scena del corteggiamento, non dovevano mancare certe qualità.

I 6 immortali della poesia giapponese Heian: I Rokkasen

Una seconda caratteristica particolarmente interessante fu il ruolo attivo delle donne nella stesura delle opere. Sebbene, pensando secondo i nostri attuali standard, ciò non sembrerebbe una grande rivoluzione di parità di genere, in realtà fu il primo momento attestato di semi-libertà espressiva permessa alle donne in epoca pre-Medievale.

Tra la gran vastità di produzione artistica, la poesia fu un genere di intoccabile rilevanza per la letteratura giapponese poiché le divinità stesse si esprimevano attraverso di essa: di conseguenza la maestria poetica fu una virtù inscindibile che ogni grande imperatore, cortigiano o guerriero doveva possedere. Le figure di riferimento per ogni aspirante poeta erano i Rokkasen, ovvero I sei immortali della poesia, riconosciuti tali per la loro immense raffinate e armoniose composizioni. Tra i Rokkasen spiccava un volto femminile, Ono no Komachi.

Ono no Komachi: poetessa giapponese per eccellenza del periodo Heian

Ono no Komachi fu dunque la prima poetessa giapponese ufficialmente riconosciuta. La sua poetica dimostrava una profondità e sottigliezza psicologica senza pari parlando dell’amore:

Nel sonno tormentato d’amore

Io lo vidi accanto a me –

Se avessi saputo che la visita del mio amato era

Nient’altro che un sogno

Non mi sarei mai dovuta svegliare     


Della logorante tristezza:

Tiepide sono le lacrime

Che si saldano come dei gioielli

Le mie esplodono

Rovesciandosi rapidamente

Una volta rilasciate

Niente può trattenerle



Dell’instabilità emotiva:

Sono affondata sul fondo

E come le mobili alghe acquatiche senza radici

Le correnti mi invocano

Anch’io mi sarei dispersa lontana


Poesie estrapolate da “Kokinshu : A collection of poems ancient and modern”, University of Tokyo Press; Princeton: Princeton University Press, 1984.

D’altro canto, la poetessa conosceva benissimo il fatto suo: seppur dotata di grandioso talento e incommensurabile bellezza, fu particolarmente crudele verso i suoi pretendenti e non mancò infatti di atti di malizia, si vociferava addirittura che avesse condotto uno di loro alla morte. Una delle leggende più diffuse narrava di Fukakusa no Shoho, un comandante della guardia imperiale di rango elevato, completamente perduto per la poetessa che, come si soleva fare per etichetta, andava a farle visita ogni dì, dalla mattina alla sera; solo se avesse persistito per cento giorni, all’ultima sera gli sarebbe stato concesso di raggiungere la casa dell’amata. Purtroppo, l’impresa terminò la novantesima notte, quando la morte del comandante arrivò prima della pietà.

La vita di Ono no Komachi riassume la bivalenza del tipico poeta dell’epoca Heian: nei testi si presentava come un animo tormentato, ma ciò non rifletteva davvero la realtà dei fatti.

Original Nobukazu (1874 – 1944) Japanese Woodblock Print Ono no Komachi Writing a Poem, 1891.

Il capolavoro della letteratura giapponese Heian: il Kokinshū

Le sue poesie sono raccolte nel Kokinshū (古今和歌集) ossia una raccolta di 20 libri che diventerà il modello su cui si baseranno tutte le altre raccolte letterarie del periodo Heian.

Tendenzialmente ogni argomento dell’opera si alterna tra sentimenti umani e riflessioni sulla natura.

 La natura nell’ottica letteraria Heian

I componimenti in ogni volume non sono in ordine casuale, sono selezionati in base ai cambiamenti della stagione dall’inizio alla fine: le poesie sono messe in ordine certosino e seguono l’andamento delle varie fasi, con tutto ciò che ne consegue, così come si presentano sul palcoscenico naturale. La primavera è la stagione che cambia in tutto, dalla flora alla fauna ai sentimenti che suscita.

La natura funge anche da specchio dello stato d’animo del poeta:

Sono affondata sul fondo

E come le mobili alghe acquatiche senza radici

Le correnti mi invocano

Anch’io mi sarei dispersa lontana      

Il lettore è invitato a leggerla attraverso le soggettive emozioni dell’autore che possono addirittura farci vedere degli elementi naturali che, probabilmente, un occhio con una lente diversa non sarebbe riuscito a vedere.

Ciò che si percepisce dalla somma di tutte le poesie messe in quest’ordine è innanzitutto l’idea di leggere un libro o almeno di leggere una storia. Sono tutte poesie scollegate tra loro ma che, messe insieme secondo il loro ordine, danno l’impressione di srotolare un emaki (rotoli illustrati giapponesi che si leggevano srotolandoli) ovvero, si ha l’impressione ci sia un filo narrativo che collega tutti i vari componimenti.

Il tipico sentimento letterario del periodo Heian: il Mono no Aware

La malinconia, in un periodo colmo di felicità e spensieratezza, è pensatemente presente. Questa tristezza è data anche dalla massiccia influenza della cultura buddhista e della sua idea dell’evanescenza ossia la consapevolezza della fine di tutte le cose come, ad esempio, i fiori di ciliegio che offrono uno spettacolo meraviglioso durante la stagione della fioritura ma di fatto è uno spettacolo breve perché la bellezza dei fiori durerà poco e saranno destinati inevitabilmente ad appassire.

Il sentimento malinconico legato all’evanescenza delle cose ha un nome, è il Mono no aware.

Nonostante sia stato scritto un libro sul significato di questo termine, ancora non si può dare una definizione precisa del concetto espresso da questa locuzione.

È intraducibile: alcuni filologi come Motoori Norinaga hanno ipotizzato che, probabilmente, l’espressione “aware” derivava da un’esclamazione che ci fa sospirare in un clima latente di malinconia e di costante evanescenza ed è stata resa graficamente con il carattere cinese di “aware” che significa “sofferenza, tristezza”.

Siccome il Mono No Aware traduce quel turbamento del cuore dinanzi a ciò che si assiste, il cuore di questi aristocratici si turba per qualsiasi cosa.

la letteratura giapponese nel periodo heian
Heian Period Courtier on a Moonlit Beach 19th century Kobayashi Kiyochika.

Elementi come la natura che intermedia lo spirito dello scrittore e la malinconia che funge da musa ispiratrice, nella letteratura giapponese del periodo Heian si concretizzano nel Mono No Aware.

La poetessa Ono no Komachi, assieme a tanti altri letterati dell’epoca, non esitano a destreggiarsi tra queste tematiche che potrebbero anticipare un paesaggio di décadence.

La letteratura giapponese del periodo Heian: una letteratura “bagnata” ed elitaria

Bisogna ricordare, inoltre, che la letteratura del periodo Heian non era democratica, anzi era di pochi e per pochi. Di conseguenza, i sentimenti per quanto profondi, non sono davvero originali, poiché non tutto era “fatto per stare dentro una poesia”. Certi oggetti e certe parole potevano esser scelti rispetto ad altri per non mancare l’eleganza che rimarrà per molto tempo una prerogativa nelle letteratura giapponese. Si parla di fiori di ciliegio, alghe, amori non corrisposti, lacrime, tuttavia non si sentirà nominare di miseria, rabbia, contadini o paesani.

La letteratura giapponese è considerata anche una letteratura “bagnata”; si nominerà spesso l’atto del pianto e probabilmente, è l’unico spiraglio a disposizione per esprimere la malinconia di una società fortemente classista e patriarcale.

Bibliografia:

Donald Keene, Seeds in the Heart. Japanese Literature from the Earliest Times to the Late Sixteen Century, Columbia University Press, New York, 1999.

Kokinshu : A collection of poems ancient and modern / transl. and annotated by Laura Rasplica Rodd with Mary C. Henkenius including a study on chinese influences on the Kokinshu prefaces by John Timothy Wixted and an annotated translations of the chinese preface by Leonard Grzanka Tokyo : University of Tokyo Press ; Princeton : Princeton University Press, 1984.

Le traduzioni in italiano delle poesie sono a cura della scrittrice dell’articolo, dall’inglese all’italiano.

Francesca Calabrese