Epidemiologia: studio delle malattie nella popolazione

In questi ultimi giorni i telegiornali, i social network e le pubblicità stanno informando la popolazione riguardo le misure preventive per arginare l’emergenza del coronavirus. Pertanto, sono diventati di uso comune termini come epidemia, pandemia, quarantena, ed epidemiologia. Risulta, quindi, necessario spiegare di cosa si occupa l’epidemiologia e come si articola uno studio epidemiologico.

Cos’è l’epidemiologia?

L’epidemiologia è la disciplina che studia le cause e i fattori che determinano l’insorgenza delle malattie e, dunque, la loro diffusione. Il suo obiettivo è, pertanto, di preservare e migliorare la salute dell’intera popolazione. A differenza della medicina, che ha come scopo la cura del singolo individuo, l’epidemiologia studia la comunità nel suo complesso. Quindi l’epidemiologia studia la popolazione intesa come “l’insieme degli individui sani e malati”. In questo modo è possibile ottenere dati e informazioni relativi alla distribuzione nello spazio e nel tempo. Quindi tre sono gli elementi che caratterizzano uno studio epidemiologico:

  • frequenza (quando la malattia compare nella popolazione);
  • distribuzione (dove la patologia compare);
  • determinanti (cause che favoriscono l’insorgenza della malattia).

Epidemiologia: cosa sono i determinanti?

I determinanti sono, quindi, i fattori che causano le patologie. Essi vengono suddivisi in:

  • primari;
  • secondari.
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I determinanti primari, dunque, hanno un ruolo fondamentale nella comparsa delle malattie e si suddividono in:

  • endogeni (fattori genetici, metabolici e comportamentali);
  • esogeni (endoparassiti, ectoparassiti, allergeni).

I determinanti secondari, invece, sono fattori che possono influenzare la probabilità che la malattia si manifesti. Pertanto non sono fondamentali e per questo motivi vengono anche detti cofattori.

Quindi un determinante non è semplicemente la causa che dà origine all’effetto. Tuttavia, rappresenta un fattore che influenza il rischio.

Esso viene, infatti, definito come la probabilità di accadimento di un evento

Settori dell’epidemiologia

L’epidemiologia, dunque, si suddivide in:

  • descrittiva (stima la frequenza della malattia e le sue caratteristiche nella popolazione);
  • analitica (raccoglie dati con i quali è possibile verificare ipotesi su o più determinanti della malattia);
  • sperimentale (verifica l’associazione causa – effetto mediante la sperimentazione).

Come si organizza uno studio di epidemiologico?

Uno studio epidemiologico stabilisce correlazioni. Infatti prevede l’uso di differenti indici numerici come frequenza, tassi e rapporti.

La frequenza, dunque, esprime il numero di individui che presentano la malattia. Il rapporto permette di confrontare gruppi differenti. Invece, il tasso è una particolare proporzione in cui è compresa la temporalità del fenomeno.

Classificazione dei tassi

Si distinguono in:

  • tassi grezzi (si calcola come il numero di eventi in uno specifico intervallo di tempo nella popolazione totale);
  • tassi specifici (rappresentati dal tasso di prevalenza e da quello di incidenza).
Tasso di prevalenza

Il tasso di prevalenza è il rapporto tra il numero di casi di malattia osservati nel tempo e il numero di individui. Invece il tasso di incidenza è il rapporto tra i nuovi casi in un tempo e il numero di soggetti osservati, sensibili ed esposti.

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Tasso di incidenza

Campionamento della popolazione

Non si può studiare l’intera popolazione come universo di studio. Pertanto, si prende in considerazione un campione, ovvero un insieme di elementi estratti dalla popolazione. Esistono, dunque, diversi metodi di campionamento:

  • non probabilistico;
  • randomizzazione semplice (estrazione casuale degli individui); sistematica (estrazione degli individui ad intervalli regolari); stratificata (la popolazione è suddivisa in strati; tuttavia in queste stratificazioni gli individui sono scelti in modo casuale).
  • a cluster (la popolazione è suddivisa in gruppi che rappresentano le unità di interesse).

Tipologia di studi epidemiologici

Possono essere:

  • retrospettivi (studi caso – controllo);
  • prospettivi (studi a coorte).

Gli studi retrospettivi valutano gruppi di individui esposti già al determinante. Dunque, gli individui che manifestano la malattia sono i casi, mentre quelli che non la manifestano rappresentano il controllo. In questo modo si ottengono informazioni in poco tempo.

Gli studi prospettivi seguono della malattia nel tempo. Infatti si parte dalla selezione degli individui sani. Questi sono distinti in:

  • soggetti esposti
  • non esposti.

Questi studi forniscono dati sull’incidenza della malattia e sono, infatti, caratterizzati da meno errori sistematici.

Epidemiologia: andamento delle malattie

Le malattie presentano differenti andamenti nella popolazione; pertanto si possono distingue le malattie:

  • sporadiche (pochi casi nella popolazione);
  • endemiche (incremento costante dei casi nella popolazione);
  • epidemiche (elevato incremento dei casi nella popolazione in un tempo molto breve).

Le epidemie possono divenire, pertanto, pandemie quando la malattia si estende su scala globale.

Roberta Miele

Bibliografia

  • G. Grilli; Professione igienista – Manuale del’igiene ambientale e territoriale. Casa Editrice Ambrosiana.
  • C. Meloni, G. Pelissero; Igiene. Casa Editrice Ambrosiana.
  • F. Auxilia, M. Pontello; Igiene e sanità pubblica. I fondamenti della prevenzione. Piccin Editore.