Frigento: luogo dell’anima oltre i “Limiti“

Frigento è un piccolo borgo di origini romane, in provincia di Avellino, che sorge ad un’altezza di circa 911 mt. e considerato un altro dei più rilevanti balconi sull’Irpinia da cui è possibile godere di panorami spettacolari ed orizzonti mozzafiato.

Un luogo suggestivo che potremmo definire come un luogo dell’anima, dove poter incontrare il silenzio e ritrovare se stessi passeggiando lungo i “Limiti”, tra l’aria salubre e le strette viuzze antiche del paese.

Il toponimo “Frigento”, secondo alcuni, deriverebbe dalla locuzione “a frequentia popoli” dal momento che qui trovarono rifugio molte popolazioni scampate alle invasioni barbariche. Altri lo ricondurrebbero all’espressione “a frigendo” facendo riferimento al clima rigido del posto che anche durante i mesi estivi conserva sempre una gradevole frescura. Infine, tesi più diffusa è quella che dall’osco traduce “Frigento” in “acqua santa” e che sembra essere la più attendibile vista la forte presenza e concentrazione di sorgenti a cui è ancora oggi possibile attingere.

Riconosciuta in gergo dalle popolazioni limitrofe come “Friciento”, questo caratteristico comune, fondamentalmente medievale, è arroccato sui monti che separano la valle dell’Ufita e del fiume Fredane.

Ricco di storia e tradizioni, Frigento contribuisce ad impreziosire l’itinerario che vede protagonista l’Irpinia e tra il folklore, l’enogastronomia e la presenza non solo di scorci naturali ma anche di monumenti come chiese e palazzi che hanno un alto valore storico-artistico, esso presenta l’opportunità di un turismo alternativo per chi ama la montagna e la tranquillità dei piccoli centri.

Frigento: tra storia e natura

Frigento
Cisterne romane-Frigento (Av)

Essendo stata una colonia romana, Frigento attualmente vanta della presenza di cisterne che risalgono al I sec. A.C., realizzate in opus incertum e possibili da visitare in zona Pesco-Migliano, in via San Giovanni.

Quest’opera architettonica, insieme a portici e mura del tempo, fu curata da Quinzio Valgo, noto personaggio dell’età sillana, e rappresenta un complesso sistema di raccolta e diffusione delle acque.

Quinctius Valgus, di cui si fa menzione su di una lapide ritrovata nel 1957, è un lampante modello di evergetismo tardo-repubblicano, ovvero la sua azione “pro loco” era finalizzata essenzialmente ad un riconoscimento sociale che gli avrebbe garantito un salto di qualità nello scenario politico investendo parte delle sue ricchezze in opere di pubblica fruizione e nella valorizzazione del territorio.

Le cisterne raccoglievano acqua che, depurata, veniva convogliata attraverso cunicoli in tutto il borgo fino a valle, dove si trovavano le ville rustiche, e che converge tuttora in vasche minori di palazzi settecenteschi presenti nel centro storico.

Nel periodo longobardo, Frigento era parte integrante del Ducato di Benevento, per poi divenire, sotto i Normanni, feudo di Gesualdo. Inizialmente proprietà dei Filangieri, successivamente dei Caracciolo di Avellino. Tra i Palazzi frigentini più noti vanno citati: Palazzo Filippone, Palazzo Flammia, Pelosi, De Leo, Testa e Nardovino.

Intorno al V-VI sec. D. C. il comune di Frigento è stato anche sede vescovile fino al 1818 e non mancano testimonianze storico-religiose a riguardo: basti pensare alla cattedrale costruita nel 1732 dopo il terremoto che spazzò via l’arte longobarda per lasciar  posto allo stile barocco della riedificazione.

Altro punto di forza di questa piccola perla irpina è la zona “Limiti” che costituisce un percorso naturalistico e panoramico tanto attraente e straordinario da essere compreso tra i parchi urbani di carattere regionale. E’ qui infatti che si possono osservare ad occhio nudo più di cento paesi e territori di cinque regioni (Puglia, Campania, Molise, Basilicata, Abruzzo), con piena visuale sul monte Taburno, il Matese e la Maiella.

 Frigento: tra fede e tradizioni

Frigento
“Mezzetti”

Paese ricco di fede e tradizioni popolari che accomunano un po’ tutto le Terre del Lupo, anche Frigento ha i suoi usi e costumi tipici che lo contraddistinguono, primi tra tutti: il culto all’Assunta e la devozione a San Rocco.

Si tiene qui il 15 agosto, in onore della Vergine, la sfilata dei carri di grano trainati da buoi che accompagnano il rito processionale, a cui seguono il giorno del 16 agosto i festeggiamenti in onore di San Rocco.

Quest’ultima è una giornata interessante per la presenza dei cd. “mezzetti” : una trentina di recipienti ricolmi di grano ornati con fiori e spighe che vengono portati in testa dalle donne devote al santo in simbolo di abbondanza e prosperità.

Sempre collegata al grano e alla mietitura è la festa in zona Pila dei Piani che si tiene il primo weekend di agosto, nel periodo in cui tantissimi appassionati affluiscono a Frigento anche per le gare di organetto che rientra tra le tradizioni musicali del posto.

Inoltre, ricordiamo la sagra della cicerchia, la quale avrebbe dato lustro a questo legume povero che ben incarna quanto la comunità sia radicata e ancora legata con orgoglio alla terra, alla natura, al territorio e alla storia che la identifica.

Inevitabile, poi, citare il prestigio enogastronomico locale che tra i prodotti più rinomati vede emergere la produzione di olio, aglianico taurasino e del noto formaggio carmasciano così chiamato per via della contrada tra Rocca San Felice e Guardia de Lombardi.

Altri momenti di convivialità e valorizzazione del territorio sono iniziative organizzate dai giovani frigentini, come l’evento estivo “Svicolando” che si tiene da qualche anno e sembra aver riscosso ampio successo nella riproduzione di arte e vetusti mestieri per i vicoletti del borgo alla ricerca del tempo che fu.

Il tutto allietato da musica, artisti di strada, stand dove poter degustare ghiottonerie e squisitezze come il “pizzillo fritto” e tante altre genuine prelibatezze.

Pasqualina Giusto

Sitografia: