Novembre nella storia delle hit parade: seconda settimana

Novembre

Elton John – “Crocodile Rock” (05-11 Novembre 1972)

Uno dei classici nel repertorio di Elton John. Forse è la prima occasione in cui l’artista inglese ha agio di scrollarsi di dosso la fama di malinconico e istrionico songwriter per mostrare una versione di sé più ironica e immediata, al limite della parodia. Un honky tonk che risulta pur tuttavia anacronistico persino negli anni ’70, ma che assume un suo significato se considerato al di fuori di ogni pretesa. Esso avrà inoltre il merito di inaugurare il lato più kitsch ed eccentrico di Sir Elton, lato che sarà uno dei suoi tratti distintivi negli anni a venire.

Erasure – “Sometimes” (09-15 Novembre 1986)

Synthpop fedele a se stesso per una delle tante creature di Vince Clarke. La deliberata leggerezza e la compiaciuta impostazione camp non deve trarre in inganno: il pezzo è stilisticamente magistrale. Uno dei suoi punti di forza è proprio quello di non creare nulla di nuovo, adagiarsi su soluzioni artistiche già ampiamente sperimentate e su concetti già ribaditi, ma con cognizione di causa, proseguendo un discorso cominciato anni addietro con i primi Depeche Mode e gli Yazoo.

EMF – “Unbelievable” (04-10 Novembre 1990)

Brano che racchiude in sé l’ascesa e il declino della scena baggy, genere-pastiche che incamera l’alternative rock, il funky e l’acid house in un’unica sonorità. Nonostante il pezzo rappresenti lo sdoganamento di un genere di nicchia, esportandolo dalle classifiche inglesi a quelle di tutto il mondo, esso sarà anche uno degli ultimi esemplari di baggy, le quali atmosfere verranno inizialmente accantonate per poi essere assimilate all’interno del ben più proficuo brit-pop.

PF Project – “Choose Life” (09-15 Novembre 1997)

«Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera…». Con questo monologo, recitando magistralmente da un Ewan Mcgregor nei panni del tossicodipendente Mark Renton, si apre il film cult “Trainspotting”. Il successo della pellicola in Inghilterra è spropositato, tanto da continuare ad essere fonte di ispirazione (e introiti) a distanza di un anno. Ed è così che ad un duo di dj inglesi viene in mente di costruire un pezzo Breakbeat campionando pesantemente il passo più celebre e significativo di tutto il film, una mossa indubbiamente originale e quantomeno furbesca.

Kesha – “Tik Tok” (08-14 Novembre 2010)

Tentativo di costruire l’ennesima popstar parzialmente riuscito. Se da un lato questo buon esempio di electro-pop ha contribuito a lanciare nello star system la divertente eroina white trash post-adolescenziale dedita ai bagordi e ai comportamenti molesti; bisogna pur ammettere che si tratta di un personaggio poco spendibile, limitato sia nella forma che nei (poveri) contenuti. La produzione successiva di Kesha infatti indugia eccessivamente sui motivi presentati in questo primo singolo, sia a causa di una pigrizia compositiva che ormai caratterizza da anni il mondo della musica pop sia perché appunto la popstar in questione risulterebbe poco credibile alle prese con una ballad o con tematiche più serie.

Per questa settimana è tutto, alla prossima per un altro articolo!

Alfredo Gabriele Galassi

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