La forma breve in Félix Fénéon: un racconto in tre righe

Un esempio d’impiego della forma breve da parte di Félix Fénéon, in questo caso al servizio di una cronaca (fittizia) votata alla disinformazione.

L’etichetta di «forma breve» non è altro che una distinzione puramente quantitativa nella composizione in prosa. Eppure, essa è onnipresente in tutte le fasi della letteratura mondiale quale tratto distintivo di alcuni generi. La forma breve gode di un impiego più consapevole a partire del ‘900, ma uno dei suoi emblemi, la fiaba, rappresenta una parte delle radici dell’attività letteraria umana.

Ricercata da Italo Calvino con insistenza e portata a frutto nella trilogia de I nostri antenati, alcuni autori hanno tentato strade nuove estremizzando questa o quella caratteristica in seno alla forma stessa.

In questo articolo ci occuperemo di Félix Fénéon, autore francese a cavallo tra il 19° e il 20° secolo. Nato in Italia nel 1861 da una famiglia francese, nella terra natale compie gli studi e si inserisce nel campo della critica letteraria e d’arte. Alterna diverse fasi di scrittura, profondamente influenzato dal pensiero anarchico e dalle Avanguardie dell’epoca, a partire dal 1906 comincia a collaborare col giornale Le Matin, dove cura la rubrica umoristica delle Nouvelles en trois lignes.

Félix Fénéon
Félix Fénéon secondo Paul Signac

Il giornalismo, terreno della forma breve, secondo Félix Fénéon

La critica letteraria considera uno degli emblemi della forma breve El dinosaurio, dello scrittore guatemalteco Augusto Monterroso (1921 – 2003), che è possibile citare per intero:

Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba allí.

Fénéon in questo caso utilizza l’espediente della cronaca breve, in francese faits divers, per presentare situazioni autoconclusive gestite con umorismo, in cui la chiusa finale è in grado di chiarire il senso della situazione e di fornire una spiegazione ai fatti. È il caso, ad esempio, della notizie (in tre righe):

 Le professeur de natation Renard, dont les élèves tritonnaient en Marne,
à Charenton, s’est mis à l’eau lui-même :
il s’est noyé.

Chez un cabaretier de Versailles, l’ex-ecclésiastique
Rouslot trouva dans sa onzième absinthe la crise de
delirium qui l’emporta.

Louis Tiratoïvsky a mortellement blessé,
à Aubervilliers, Mme Brécourt, et s’est suicidé.
L’amour.

Avec un couteau à fromage, le banlieusard marseillais
Coste a tué sa sœur qui, comme lui épicière, lui faisait
concurrence.

Come si vede, Fénéon mostra uno sfrontato black humour, tant’è vero che i suoi articoli non erano votati alla risata schietta, ma al riso amaro che nasce dall’intrecciare fatti scabrosi di cronaca ad una velatissima critica della società. Nella chute finale del testo si condensa lo scioglimento della vicenda, gettando una luce tragicomica sull’intera vicenda riportata di volta in volta.

W. Asholt¹ riporta un’analisi di Jean Paulhan sulle Nouvelles di Fénéon: l’abilità dell’autore sta nello sfruttare il paradosso della cronaca e la sua assurdità di natura. Nella cronaca si mettono in evidenza domande confuse a cui non vi è risposta; la chiusa finale non fa altro che enfatizzare il fatto che anche l’avvenimento più banale ammetta cento e più spiegazioni, di cui nessuna probabile.

In questo caso la forma breve diventa uno strumento essenziale nel veicolare un messaggio; ad essa è affidato infatti, tramite gli occhi di un disilluso, il compito di rendere il grottesco, il caotico, l’assurdo del mondo, addensato nel più breve spazio possibile, come nel subitaneo susseguirsi di un rocambolesco fatto di sangue.

Daniele Laino

Bibliografia:
Fénéon F., Nouvelles en trois lignes, Macula, 1990.
1. Paulhan in Confluences n°23 – Asholt W., Félixe Fénéon e la forma breve