Ron Mueck: scultura iperrealista dall’Australia

Quanto è difficile accorgersi se ci si trova dinanzi ad un essere umano in carne ed ossa o a una scultura iperrealista di Ron Mueck. Artista australiano trapiantato nel Regno Unito, Ron Mueck oggi si pensa sia uno dei più conosciuti scultori iperrealisti (attenzione a questa definizione). L‘arte iperrealista è un genere particolarmente controverso, non sempre si riesce a comprendere cosa si celi dietro quel maniacale attaccamento ai particolari.

Ron Mueck: la vita

Ron Mueck
Ron Mueck

Nato a Melbourne nel 1958, comincia come artigiano al servizio del mondo cinematrografico, arriva a condurre programmi televisivi per bambini, si diletta anche con il doppiaggio. Nel 1997 incontra Charles Saatchi, magnate, collezionista e mecenate di artisti emergenti che lo prende sotto la sua ala. Ha esposto alla biennale di Venezia, all‘Andy Warhol museum di Pittsburgh, alla Fondation Cartier di Parigi e alla National Gallery di Victoria (Australia).

Lo stile delle opere di Ron Mueck

Ron Mueck
Ron Mueck

In questo caso ciò che l’artista vuole sottolineare è la fragile e perenne decadenza dell’essere umano, mero oggetto nelle mani del sequenziale scorrere del tempo. L’osservatore inesperto potrebbe concludere la sua esperienza sensoriale sfruttando unicamente la vista, ma il giusto ragionamento da compiere è quello di riuscire a generare un legame empatico con la figura che ci si trova dinanzi.

Ciascuna delle opere di Ron Mueck non è un semplice colosso scultoreo o una riproduzione di piccole dimensioni, guardando negli occhi queste creazioni, scrutando le sensazioni e le emozioni che derivano dalle loro espressioni facciali si può comprendere il momento di sofferenza, l’incoscienza infantile, l’interrogativa richiesta di aiuto di una donna sola.

Anziani, donne formose, bambini ed anche animali, grazie all’utilizzo di materiali artificiali quali resine e fibre varie prendono vita e ci osservano lasciandosi al contempo osservare. Le dimensioni sono un dettaglio importante, gigantesche figure o piccole miniature, qualunque sia la loro grandezza il fine è comune: creare un sentimento di sconcertante inquietudine negli astanti. Il dettaglio della dimensionalità mette in evidenza un’altra esigenza di Ron Mueck, quella di non essere legato ai lacci della corrente iperrealista come ormai quasi tutti lo considerano.

Ron Mueck
Ron Mueck

Infatti è facile notare che le dimensioni non corrispondono mai a quelle reali di un corpo umano, in quanto ogni opera è a se stante e come tale nasce, cresce e muore nello stesso istante, senza avere la necessità di essere paragonata a qualcosa o qualcuno. I soggetti rappresentati spesso vengono quasi spiati, interrotti, fotografati nei loro momenti più intimi e sensibili, dove chiunque si abbandona a pose o atteggiamenti estremamente personalistici e soggettivi.

Ron Mueck è sempre stato e forse sempre lo sarà in bilico tra l’apprezzato e il criticato. Come direbbe qualcuno: “che se ne parli bene o che se ne parli male, l’importante è parlarne“. Risulta impossibile non esprimere un giudizio quando ci si trova dinanzi ad un neonato di dimensioni gigantesche, o a scrutare il volto delle due vecchine ingobbite che sembrano spettegolare tra di esse.

Pertanto potrebbe anche sembrare banale, ma un utile consiglio può essere quello di non fermarsi all’apparenza, per quanto reale possa sembrare, essa cela sempre ciò che forse l’inconscio non vuol scoprire.

Vincenzo Morrone

fonti: settemuse.it – thingsiliketoday.com – theatlantic.com – sculpture.org