Progressive: la musica classica sposa il rock

Nell’ottobre del 1969 i King Crimson pubblicano il loro primo album, In the Court of the Crimson King: è la data di nascita del progressive rock. A pieno diritto nell’elenco degli album più importanti di ogni tempo, In the Court of the Crimson King stabilisce una vera e propria rivoluzione in quel panorama musicale. Di cosa si tratta?

Il progressive: una musica d’élite

Con la rivoluzione progressive il rock si contamina con la musica jazz e con quella classica, dando vita a canzoni con continui cambi di ritmo e preponderanza delle parti strumentali rispetto a quelle cantate.

L’obiettivo è quello di creare un tipo di musica che non fosse pop, ma elitaria. I King Crimson, guidati da Robert Fripp, disprezzano i limiti del rock, e progettano di ampliare il numero di strumenti utilizzati, oltre a creare melodie complesse, mai sentite fino ad allora.

Non è più il cantante il centro del gruppo, ma gli strumentisti, di cui vengono esaltati i virtuosismi. Il mito del musicista maledetto tramonta, di fronte alla distruzione di ogni stereotipo. La trasgressione, il machismo, l’esuberanza sessuale dei frontman delle band anni ’60 lasciano il posto a cantanti dalla vita impeccabile.

La struttura tradizionale della canzone pop, fatta di alternanza fra ritornello e strofe, esplode. La lunghezza delle canzoni si dilata, superando a volte i dieci, a volte anche i venti minuti, con continue variazioni di ritmo al loro interno, fra momenti acustici ed elettrici. Gli americani si ispirano alla libertà del jazz, i britannici alla tradizione classica europea, che porta all’adozione della struttura della suite, oltre che alla comparsa dell’orchestra nel panorama rock.

I nomi del progressive

Selling England by the Pound progressiveLa tradizione progressive nasce in Inghilterra, patria dei King Crimson, ma non solo: il gruppo progressive più popolare in Italia è quello dei Genesis, che avranno un’enorme fortuna soprattutto negli anni ’80, una volta abbandonato il progressive a favore di un pop rock di più facile ascolto. Le canzoni dei Genesis attingono al mondo britannico, alla sua tradizione popolare, dove popolare significa folklore. Il capolavoro è Selling England By The Pound (1973), dalle tematiche medievaleggianti.

I King Crimson vivranno una storia molto particolare, con continui cambi di formazione, col solo Robert Fripp a rimanere membro fisso. Lo sperimentalismo dei King Crimson vedrà un forte avvicinamento al Jazz con l’album Islands (1971), per poi presentare un rock più duro con Red (1974), considerato da Kurt Cobain, leader dei Nirvana, l’album più bello della storia. I King Crimson sono attivi ancora oggi, con Fripp che continua le sue sperimentazioni musicali.

Red King Crimson progressiveA completare il panorama del progressive canonico ci sono gli Yes, il supergruppo Emerson, Lake & Palmer e i Van Der Graaf Generator.

Una scena legata al progressive, ma che da essa si distingue, è quella di Canterbury, il cui nome principale è quello di Robert Wyatt, autore di Rock Bottom (1974), album d’avanguardia e dall’ascolto difficile, ma considerato una pietra miliare della musica rock.

Le tastiere al centro di tutto

Tradizionalmente lo strumento simbolo del rock è la chitarra elettrica, ma col progressive si ribalta tutto: al centro vengono messe le tastiere. Soltanto i Doors, prima di allora, avevano dato importanza alla figura del tastierista.

Moog progressiveIl primo segnale del cambiamento è l’utilizzo dell’organo Hammond, inventato nel 1935 come alternativa ai grandi organi delle chiese. Il successivo passo in avanti è l’adozione del sintetizzatore, inventato dall’ingegnere Robert Moog. Il monofonico Moog, insieme al polifonico Mellotron, apriranno la strada all’utilizzo sempre più massiccio delle tastiere nella musica rock, cosa fino ad allora impensabile.

Un panorama di mondi immaginati

La rivoluzione del progressive non è unicamente stilistica, ma anche tematica. Cambiano completamente i contenuti dei testi. La musica progressive è colta anche per i suoi riferimenti: Eliot, Hesse e Tolstoj sono solamente alcuni degli autori da cui le band progressive hanno tratto spunto. Letteratura, mitologia e storia sono mondi a cui attingere per i propri brani, lontani dalla realtà coeva e più vicini ad un mondo immaginario, fantastico.

 The Lamb Lies Down On Broadway Genesis progressiveLa critica ha spesso attaccato la scena progressive per il suo distacco dalla realtà, ma le tematiche politiche e sociali non vi sono totalmente assenti: semplicemente vengono espresse con un linguaggio differente, più complesso, vago e surreale. Le band progressive adottano spesso la forma del concept album, o della rock opera, come nel caso di Lamb Lies Down On Broadway, album doppio dei Genesis, ideato dalla mente geniale di Peter Gabriel.

L’antidivismo degli artisti prog

Altro elemento che distanzia gli artisti del progressive dai cantanti e musicisti rock tradizionali è l’antidivismo che caratterizza i primi. Mentre il volto di Elvis campeggiava sulle copertine di tutti i suoi album, le cover degli album progressive vedono la totale assenza dei membri della band. Anche l’immagine della copertina acquista una sua importanza, a partire dalla cover di In The Court of the Crimson King, raffigurante il 21th Century Schizoid Man dell’omonima opening track. È soprattutto l’immaginario medievale a farla da padrone, in questo caso.

Peter Gabriel progressiveNon sono solo le immagini delle copertine ad essere curate, ma anche le scenografie dei concerti. La massima espressione della spettacolarizzazione dei concerti è Peter Gabriel che, quasi accostandosi al glam, forse ispirandosi agli italiani Osanna, inizia a travestirsi per le sue esibizioni. Il concerto si trasforma in uno spettacolo totale, dove la musica è solamente una componente di un’esibizione sempre più vicina al mondo del teatro.

A consacrare questo aspetto visivo del progressive, e ad andare oltre gli stessi stilemi, pur rivoluzionari, di questo genere, saranno i Pink Floyd, la più eretica e, al contempo, la più famosa band progressive di ogni tempo. Ma di loro parleremo nel prossimo articolo.

Davide Esposito

Bibliografia

Aqualung, in E. Guaitamacchi, Storia del Rock, Hoepli, 2014