La filosofia di Watchmen: decostruire il Supereroe

Cos’hanno in comune Watchmen, un fumetto, e Nietzsche, uno dei filosofi più idealizzati e demonizzati della storia della filosofia?

Watchmen, non solo un fumetto

Watchmen
Lo smile macchiato di sangue è indicativo della “perdita dell’innocenza”, cioè del passaggio a un tipo fumetto più consapevole e maturo

Il primo, bisogna dirlo, non è “soltanto” un fumetto: il suo geniale autore, Alan Moore, ha voluto creare un’opera che fosse al tempo stesso una pietra miliare nello sviluppo in senso “adulto” del genere supereroistico e una radicale critica all’idea stessa di supereroe. È proprio in questa volontà di decostruire l’icona del supereroe che Watchmen incontra Nietzsche, o meglio è a questo punto che Moore, tra le centinaia di citazioni culturali presenti nell’opera (basti pensare al titolo, Watchmen, che rimanda al “chi custodirà i custodi” di Giovenale, ma questa è un’altra storia), stabilisce una complessa rete di corrispondenze tra i caratteri dei suoi eroi-antieroi e alcuni fondamentali concetti della filosofia nietzscheana.

Supereroe, non superuomo

Si tenga  a mente che un fumetto, come media, è molto più “pop” di un romanzo o, ancor di più, di un libro di filosofia.

Nonostante ciò Watchmen è un’opera estremamente consapevole della sua natura di prodotto di massa, che in quanto tale veicola (e in questo caso distrugge) valori altrettanto massificati. Lo scopo di Watchmen non è quello di demolire il superuomo nietzscheano, dunque, ma di servirsi di strumenti filosofici per minare le fondamenta di un edificio molto solido in quanto condiviso da milioni di lettori, cioè il più triviale e popolare supereroe. In sintesi Watchmen è un’opera che si nutre di “cultura alta” per correggere gli eccessi di idealismo della “cultura popolare”.

Non è un caso, dunque, che Alan Moore utilizzi il più celebre (e incompreso) aforisma di Nietzsche per darci un indizio su come interpretare la sua opera:

Non combattere contro i mostri o diventerai tu stesso un mostro. E se guardi a lungo l’ abisso anche l’ abisso guarderà dentro di te.

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“Anche l’abisso guarda”: il titolo del sesto capitolo, incentrato su Rorschach, fa riferimento a Nietzsche.

I vigilanti mascherati (perché di uomini in calzamaglia si tratta e non di supereroi dotati di superpoteri) sono continuamente a contatto con l’orrore e questo li rende fragili: analizzando le singole personalità vedremo che nessuno di loro è in grado di accettare l’abisso dell’esistenza, nessuno è in grado di ricreare se stesso e il proprio pensiero in un mondo privato dei valori tradizionali.

Soffermiamoci adesso sui singoli personaggi per comprendere il sostrato filosofico di Watchmen.

Rorschach e il crollo degli Assoluti

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“Perché ci sono il bene e il male e il male va punito, anche di fronte all’Apocalisse non accetterò compromessi”

Violento, sociopatico, aggressivo e reduce da un’infanzia difficile, Rorschach (chiaro riferimento all’omonimo test) indossa una maschera bianca e nera i cui liquidi variano di volta in volta la loro posizione senza mai mischiarsi. Ciò esemplifica il suo pensiero, dominato da un rigoroso assolutismo morale: esiste ciò che è bene e ciò che male e il male va combattuto senza alcun compromesso.

Rorschach, considerato un disturbato mentale dagli altri personaggi di Watchmen, ricorda l’uomo folle de «La Gaia Scienza», il profeta che prima degli altri avverte le conseguenze della morte di Dio (inteso come l’insieme di tutti i valori Immutabili e Assoluti, di tutte le certezze a cui gli uomini si sono aggrappati nel corso dei secoli per dare una spiegazione al mondo): la perdita di ogni punto di riferimento. Si legga il seguente monologo, che riassume perfettamente la psicologia del personaggio:

Guardo il cielo attraverso il fumo greve di grasso umano e Dio non c’è. Buio freddo, soffocante, senza fine e noi siamo soli. Viviamo come capita, in mancanza di meglio. Poi escogitiamo giustificazioni. Nati dall’oblio. Facciamo figli destinati all’inferno come noi. Torniamo nell’oblio. Non c’è altro. La vita è dettata dal caso. Non segue schemi, tranne quelli che ci troviamo noi dopo averla fissata troppo a lungo. Nessun senso tranne quello che decidiamo di imporle. Questo mondo alla deriva non è plasmato da vaghe entità metafisiche. Non è Dio che uccide i suoi figli, non è il fato che li massacra o il destino che li getta ai cani. Siamo noi. Solo noi. Le strade puzzano di fuoco. Il vuoto mi soffia freddo sul cuore, trasformando le illusioni in ghiaccio, frantumandole. Rinasco, libero di scarabocchiare il mio disegno su questo mondo eticamente vuoto. Sono Rorschach.

C’è però una differenza sostanziale: per Nietzsche la morte di Dio è funzionale all’avvento del Superuomo; egli propone infatti di andare al di là del bene e del male. In Rorschach, invece, i dualismi, lungi dall’essere superati, rappresentano i punti cardine della sua visione del mondo. Ciononostante è lui stesso che, in virtù della sua volontà di potenza, plasma le proprie certezze, la propria verità: la sua morale, pur essendo qualcosa su cui Nietzsche non avrebbe concordato, scaturisce da Rorschach stesso e non è il prodotto di “vaghe entità metafisiche”.

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Conclusioni

Cominciamo a trarre le nostre conclusioni: Rorschach non è un Superuomo perché, pur essendosi reso conto della natura assolutamente umana e convenzionale della morale, non è in grado di superarla e vivere senza di essa. Egli non è neppure un supereroe, perché la sua incapacità di accettare compromessi lo vedrà, infine, sconfitto.

Nel prossimo articolo approfondiremo le personalità di Ozymandias (di cui si è già parlato anche qui), il Comico e Dr. Manhattan e vedremo che anche l’unico vero “supereroe”, colui che ha il controllo assoluto sulla materia, cela dei punti deboli.

Maria Fiorella Suozzo

Fonti

Watchmen, Alan Moore, Dave Gibbons

Per un’analisi più dettagliata e completa delle influenze di Nietzsche sui personaggi rimando a “Watchmen, un’analisi”, Mattia Del Core

Watchmen 20 anni dopo, autori vari, ed. Lavieri

Erica R. Rapp, Watchmen: deconstructing the Superhero

Fonte immagine in evidenza

Fonte immagini: I, II, III, IV