Beatles, c’è mai stato un quinto Beatle?

Beatlesi  Beatles sono stati senza alcun dubbio il fenomeno musicale più influente della storia recente, un fenomeno tale da attirare, ad ormai quasi cinquant’anni da Let it be, ultimo album dei fab four, l’attenzione della stampa e di migliaia di giovani fan sempre avidi di notizie, aneddoti e curiosità. Non c’è da stupirsi, dunque, se tra antologie che si arricchiscono ogni anno, biografie dalle dimensioni bibliche e bizzarre storie di sosia, si sia tentato, nel corso degli anni, di individuare un fantomatico quinto Beatle, talora tra ex membri e stretti collaboratori, talaltra tra figure del tutto estranee al mondo del quartetto di Liverpool. Scopriamo dunque chi sono questi “candidati”.

“Facevo parte dei Beatles, sai… o quasi”

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È oramai noto che prima del grande successo di Please please me i Beatles non avevano avuto fin lì grandissima fortuna ed erano stati costretti, durante il lungo periodo di gavetta, ad innumerevoli cambi di formazione prima del definitivo arrivo di Ringo Starr. È dunque facile capire perché durante i primi anni di successo (quelli in cui la stampa cercava in qualche modo di ricostruire la storia dei Beatles) lo scettro di quinto Beatle fu affibbiato prima a Pete Best e successivamente a Stuart Sutcliffe.

Best è stato il primo vero batterista dei Beatles. Fu lui ad accompagnarli nel leggendario soggiorno ad Amburgo e fu intorno alla sua batteria che fu composto il loro primo singolo Love me do. Ma Best, che fu scelto da Lennon soprattutto per il suo bell’aspetto, non convinse i discografici della Parlophone e fu prontamente rimpiazzato da Ringo. Tragicamente diversa è la storia di Stuart Sutcliffe, vecchio amico di college di John che, seppure privo di vero talento musicale, divenne il primo bassista dei Beatles. Il pallido Sutcliffe, partito con John, Paul, George e Best per Amburgo decise di non far ritorno in Inghliterra per restare al fianco della sua ragazza tedesca e per dedicarsi interamente alla carriera d’artista. Stuart, che appare tra i personaggi della celeberrima copertina di Sgt. Pepper, morì il 10 aprile 1962 a causa di una paralisi cerebrale.

I “Beatles” dietro i Beatles

Se i Beatles ebbero quel successo smisurato fu, per motivi diversi, soprattuto grazie a due  figure quasi paterne: George Martin è stato l’uomo che original_12più di tutti si è guadagnato il titolo di Quinto Beatle. In un’epoca in cui i produttori vestivano ancora in camice bianco e il rapporto con gli artisti era molto simile a quello del professore con lo studente, Geroge Martin ebbe l’umiltà di mettersi al servizio del talento ancora grezzo di Lennon/Mccartney cercando sempre di mettere in pratica le folli idee partorite dalla mente dei due ragazzi. Suo il merito del particolare sound di brani come  Tomorrow Never Knows o A Day In The Life.

L’altra grade figura fondamentale, ma forse meno famosa di Martin, fu Brian Epstein. Proprietario di un grande negozio di elettrodomestici di Liverpool, Brian decise che sarebbe diventato il manager dei Beatles dopo averli visti suonare per la prima volta al Caver Club. Ma Brian Epstein fu molto più di un semplice manager. Fu il primo vero artefice del successo dei Fab Four. Trovò la prima casa discografica disposta a puntare sui Beatles e, dopo lo smisurato successo, si prese cura di John, George, Paul e Ringo come fossero dei figli, cercando di tenere sempre unito il gruppo e di non far trapelare nulla che potesse rovinare l’immagine (da lui creata) dei suoi ragazzi. Ma Epstein, che per anni avrebbe cercato di nascondere la propria omosessualità, faceva abuso massiccio di farmaci e nel 1967 fu trovato morto nella propria abitazione in Inghliterra mentre i Beatles erano in Galles. Fu, più di ogni altro, il silenzioso quinto Beatles.

Tutti vogliono essere Beatles!

La fantasia − e la necessità di produrre comunque nuove e appetibili notizie sui Beatles per i milioni di fan − hanno spinto la stampa specializzata ad attribuire il titolo di quinto beatle anche a figure che hanno avuto un ruolo oggettivamente secondario nella vita dei quattro di Liverpool o appartenenti  a mondi totalmente differenti. È il caso di collaboratori occasionali come il tastierista Billy Preston (addirittura alcuni parlano di Eric Clapton, che figura come chitarrista in una sola canzone) o il giocatore George Best che, soprattutto negli anni ’60, fu accostato ai Beatles per il look e l’atteggiamento da divo fuori dal campo.

Da parte nostra proponiamo un personaggio davvero forse poco noto ai fanJohn “duff” Lowe. John, Paul e George, che allora si chiamavano ancora Quarryman, gli chiesero di suonare il piano nel 78 giri contenente In Spite Of All the Danger, con la promessa di tenerselo a turno una volta a settimana. Lowe lo tenne per circa ventitré anni finché non valse una fortuna…

Juri Accardo