Il realismo nella seconda stagione di True Detective

La seconda stagione di True Detective è in via di ultimazione, e con ogni probabilità verrà resa disponibile da HBO nella prossima estate. Pochi mesi d’attesa e, finalmente, potremo rivedere in azione Rust Cohle (Matthew McConaughey) e il suo fido compagno di indagini Marty (Woody Harrelson), nelle lunghe distese di nulla della Louisiana del Sud. Un momento, facciamo un passo indietro, perché c’è qualcosa che non torna. Ebbene, partiamo dall’inizio: True Detective nasce interamente dall’estro geniale di Nic Pizzolatto e fa il proprio esordio sui canali americani il 12 gennaio del 2014, diventando ben presto uno dei nuovi e più completi punti di riferimento del giallo/poliziesco contemporaneo.

HBO's "True Detective" Season 1 / Director: Cary Fukunaga
La coppia perfetta della prima stagione di True Detective: Marty Hart (Woody Harrelson) e Rust Cohle (Matthe McConaughey).
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Beccato sul set della seconda stagione, Colin Farrell, nel ruolo del detective Ray Valcoro.

Purtroppo per chi nella risoluta pacatezza di McConaughey ha trovato un pretesto per stare attaccato al televisore, comunque, True Detective è intenzionalmente concepita come una serie antologica, in cui, cioè, i personaggi, le ambientazioni e – soprattutto – le situazioni cambiano completamente di stagione in stagione. Un bel passo in avanti nell’economia di un telefilm, insomma, il cercare di migliorarsi volta per volta, dando spazio – seppur poco – ad attori di grande spessore e sempre in grande spolvero, come i sopraccitati; è bene ricordare che la seconda stagione vedrà impegnata un’altra squadra di detective, questa volta operanti in California e con una donna tra i protagonisti. Saranno, infatti, due le attrici coinvolte nel cast della seconda stagione, vale a dire Rachel McAdams (Midnight in Paris, Le pagine della nostra vita) e Kelly Reilly (Orgoglio e pregiudizio, Il paradiso per davvero), a dimostrazione di come siano di tutto rispetto le basi da cui prenderà forma la nuova stagione e, più in generale, i requisti della maggior parte delle serie targate HBO (Sean Bean dal Signore degli Anelli a Game of Thrones, ad esempio).

A questo punto, potrebbero sorgere dei dubbi sul valore della nuova coppia di investigatori formata da Colin Farrell e Vince Vaughn, non tanto per l’indiscussa esperienza dei due – un po’ forse per il secondo, che è alle prese con uno dei suoi primi ruoli drammatici in carriera – quanto piuttosto perché sarà difficile tenere alta l’attenzione dello spettatore senza un formidabile interprete come McConaughey.

Intanto, in questi giorni, ha fatto scalpore sul web la notizia di un ingaggio nel cast di True Detective, che a definire “piccante” sarebbe forse poco.

Amia Miley e Peta Jensen, infatti, due note e ben affermate attrici nel mondo dei film per adulti, sono entrate ufficialmente nella seconda stagione della serie, e pare siano state scelte non senza un motivo. Assisteremo, infatti – e non esageriamo a dirlo – fra una scena e l’altra, ad un’orgia dalle epiche dimensioni. Cose su cui non ci viene da storcere particolarmente il naso, perché chi conosce il format di HBO (un pensiero va a Game of Thrones) sa bene che non sono certo un paio di nudi e scene di sesso a fermare la “creatività” dei suoi showrunner.

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La modella e attrice Alexandra Daddario ha recitato in quattro puntate della prima stagione di True Detective. Amante del buon Marty, ha sicuramente più colpito in questa scena senza veli, che in altre.

Le due attrici hanno, intanto, firmato un contratto di non divulgazione sui dettagli delle loro prestazioni, che, comunque, non ci aspettiamo spinte più di tanto. Naturalmente, comunque, una notizia del genere fa scalpore, innanzitutto perché la famigerata scena è stata già girata – dubitiamo, quindi, che qualche anima casta riuscirà a farla cancellare – e soprattutto perché le previsioni, anche tenendo conto dell’ingaggio di quelle che potremmo tranquillamente definire due esperte nel settore, fanno chiaramente ben sperare i patiti del realismo. I dubbi sarebbero altri, perché – diciamocelo chiaro – il sesso non spaventa nessuno ed è chiaramente un elemento imprescindibile in un telefilm; un’orgia, invece, non sappiamo ancora cosa possa centrarci in un poliziesco.

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Lilli Simmons, altro ‘volto’ ben noto ai fan di True Detective. Si è ritagliata giusto lo spazio per un’inquadratura del genere e qualche dispetto di troppo nel letto del solito Marty.

La realtà dei fatti è che la televisione si sta finalmente smuovendo dai binari della censura e del perbenismo, grazie soprattutto al successo delle reti via cavo e a pagamento – proprio come HBO e Netflix- e pare chiaramente intenzionata a continuare su questa strada. A questo punto si potrebbe dare il là ad una miriade di considerazioni sulla libertà d’espressione, sull’uso/abuso del nudo femminile, sulle sfrontatezza dei registi, sulle offese recate alla sensibilità degli spettatori, o anche a istituzioni, religioni e quant’altro, ma finiremmo solamente a sbattere contro il muro della retorica.

D’altronde, citando Marziale, “sed hi libelli, tamquam coniugibus suis mariti, non possunt sine mentula placere” (queste poesie, come i mariti alle loro mogli, non possono piacere se mancano di ‘attributi’). Insomma, così come il poeta latino si sentiva in diritto di scandalizzare i suoi contemporanei con parole poco eleganti, perché aderissero perfettamente alle realtà della bassa Roma in cui viveva, così – ci piace pensare – anche le serie tv devono confarsi a quello per cui sono state chiamate a rappresentare. E se di un’orgia epica c’è bisogno, che inizino pure.

Nicola Puca

Fonte immagine in evidenza: www.harrels.com