La “Geografia” di Strabone: lo sguardo greco sul mondo

Strabone è stato il più grande geografo greco, e ci insegna che i confini dei luoghi non sono netti come quelli che si tracciano con una matita.

Forse il mondo, o almeno alcune parti di esso, non sono cambiate poi tanto nel corso dei millenni. Tuttavia potrebbe essere cambiato il modo di rappresentare, e quindi di vedere, certi luoghi. Tutto ciò ha conseguenze non poco importanti, riflesse specialmente nella politica, nella geografia e nella letteratura. In particolari posti, infatti, come la Grecia, le conoscenze geografiche sono strettamente legate a fatti letterari. Pensate all’Odissea di Omero, credete che i luoghi che egli descriva siano totalmente avulsi dalla realtà? No, no di certo. Ma quella che egli credeva un’isola del Golfo di Napoli, magari in realtà è uno scoglio della Sicilia e forse un poeta ad egli successivo già aveva ben chiaro quel che Odisseo non sapeva. Ed oggi certamente i nostri occhi non guardano ciò che Strabone scrisse e disegnò.

StraboneStrabone e la Geografia

Strabone (Στράβων) nato ad Amasea (oggi in Turchia) intorno al 60 a. C., fu un geografo e storico greco. Egli scrisse la Geografia (Γεωγραφικά), in diciassette libri, tramandataci quasi integralmente, al contrario di molte opere coeve, delle quali ci permangono invece pochissimi frammenti.

Strabone fu un assiduo viaggiatore. «Né può trovarsi altra persona, tra chi abbia scritto di geografia, che abbia viaggiato per distanze più lunghe di quanto io stesso non abbia fatto» (Strabone, Geografia, II, 5,11), dice l’autore stesso; ciò però non significa che egli viaggiò esclusivamente ai fini della stesura dell’opera, che anzi non risulta costruita attraverso fonti autoptiche, che invece risultano di utilità eccezionale per ricostruire la datazione dei singoli libri.

I mStraboneodelli di Strabone

Come qualsiasi grande storico, Strabone non lascia nessuna fonte a se stessa; studia ognuna di esse, qualsiasi estrazione la caratterizzi. Si pensi solo che consultò le opere di Omero, Anassimandro, Eforo di Cuma, Eratostene, Artemidoro di Efeso (città attualmente situata in Turchia), ecc.

Tuttavia è fondamentale tenere presente che le fonti da egli tenute in conto sono solo di ambiente greco, per cui l’intera sua opera risulta culturalmente specifica, risultandone così un gusto e uno stile non tipicamente della propria epoca, ma un linguaggio semplice, lineare, che lo avvicina per questo motivo a Polibio, e lo colloca bene nel proprio tempo nel quale peraltro la civiltà latina era già molto affermata.

L’utilizzo di molti riferimenti, e non tutti di tipo geografico, sarà la chiave di lettura di questa grandissima opera, a tratti disomogenea e molto complessa. L’innovazione nella questione geografica di Strabone, sta nel fatto di vedere l’ambiente fisico-geografico indissolubilmente legato ad aspetti economici, sociali e politici che caratterizzano un certo territorio.

I destinatari

Per quest’ultimo motivo, i destinatari dello studio della Geografia, sono perlopiù i filosofi, o comunque la propria lettura si adatta bene all’occhio di questi. Forse è anche e soprattutto per questo motivo che Strabone è ancora un autore prezioso per lo studio della civiltà greca antica, che secondo il geografo trovava la sua fortuna storica nel fatto di essere nata e cresciuta sul mare.

Il Mediterraneo di Strabone, quello di oggi

E proprio quest’ultimo punto è ancora oggetto di dibattito e studio tra i grandi geografi politici del Mediterraneo.Strabone Questo perché attualmente il Mare Nostrum vive un momento di crisi generale; ma a ben vedere, con gl’occhi dei Greci antichi, la situazione non è poi molto cambiata; all’epoca di Strabone c’erano ancora gli schiavi trasportati via mare, oggi invece le misere imbarcazioni dei migranti dall’Africa.

Dunque potremmo far finta che alcuni degli strumenti di analisi attuali siano giusti per narrare la storia contemporanea «Tuttavia, chi voglia accingersi alla descrizione della terra, deve occuparsi non solo dei fatti del presente ma, in qualche misura, anche di quelli del passato, soprattutto quando essi siano degni di nota. » (Strabone, VI, 1, 2).

 Lisa Davide