Politica di Aristotele: un trattato politico al tramonto della polis

La Politica di Aristotele è un’opera che tratta varie tematiche tra cui le diverse forme di governo, il miglior governatore e l’educazione dei cittadini. In questo articolo analizziamo quest’opera fondamentale per la storia del pensiero filosofico-politico e la confrontiamo con quelle di altri pensatori.

La Politica di Aristotele nel corpus aristotelico

Politica di Aristotele
Il tiranno Dionisio I, conosciuto dal maestro di Aristotele, e Platone, immortalato nella famosa vicenda della spada di Damocle. Fonte: Wikipedia.org.

Innanzitutto, se consideriamo l’elenco canonico dei testi aristotelici di Andronico da Rodi La Politica di Aristotele va collocata tra il trattato sull’etica e quello sulla retorica. In effetti, questa posizione non sorprende. Infatti, l’argomento è la realizzazione di una comunità volta al raggiungimento del bene. Ma qual è il bene per l’uomo, è argomento presente già nei trattati sull’anima e sull’etica. Inoltre, etica e politica sono tematiche intrecciate nell’antichità. Dunque, se La Politica di Aristotele segue L’Etica è anche in virtù di ciò.

Tuttavia, Diogene Laerzio ricorda questo trattato col diverso nome di Lezioni di politica. Cioè, evidenzia che lo scritto è la raccolta delle lezioni che Aristotele tiene nella scuola. Insomma, La Politica di Aristotele è fruibile oltre le mura della scuola aristotelica solo in un secondo momento. Invece, costituisce nella fase iniziale l’insieme degli appunti delle lezioni del filosofo. Perciò, non stupisce che troviamo nel trattato successivo, La Retorica, un riferimento alla Politica come questioni da affrontare in futuro. Cioè, ciò mostra che l’ordine dei testi che Andronico sceglie è arbitrario.

In effetti, lo stesso trattato sulla politica somiglia più a una raccolta di trattati collegati dal problema della realizzazione della comunità che mira al bene che un testo omogeneo. Infatti, come analizziamo nei prossimi paragrafi, Aristotele affronta vari argomenti, dalle differenti organizzazioni politiche alle materie di insegnamento per i giovani.

Zoon politikon

Innanzitutto, La Politica di Aristotele contiene uno degli argomenti più famosi del filosofo di Stagira, quello del πολιτικὸν ζῷον, zoon politikon. Cioè, la determinazione dell’uomo in quanto “animale politico“. In effetti, Aristotele tratta delle somiglianze e differenze tra uomo e altri organismi già in testi che precedono La Politica. Così, nel De Anima egli descrive l’uomo diverso perché dotato di intelletto. Cioè, l’uomo possiede quel moto vitale che spinge alla ricerca del proprio bene attraverso la ragione, e ciò appartiene solo a lui. Tuttavia, il filosofo calca ora sull’aspetto politico. Quindi, sulla necessità della vita all’interno di una comunità. Infatti, proprio questo punto giustifica l’esistenza dei sistemi di governo e della politica. Così, Aristotele setaccia i vari tipi di governo e li giudica in base a quanto essi permettono il raggiungimento del benessere della comunità.

Dunque, è questo il criterio che il filosofo adotta nel suo giudizio politico. Ma oltre a ciò, questo criterio giustifica anche l’educazione più corretta per i giovani e le migliori regole per le relazioni sociali tra i membri della società.

Gli argomenti de La Politica di Aristotele

«Ogni Stato è una comunità e ogni comunità si costituisce in vista di un bene».

Dunque, l’obiettivo di Aristotele è la descrizione degli Stati che permettono agli uomini il raggiungimento della felicità. Infatti, bene e felicità coincidono. Perciò, il filosofo osserva le componenti elementari di uno Stato. Quindi, inizia dalla famiglia come prima forma di comunità. Poi, passa al livello successivo, i villaggi. Infine, descrive gli Stati. Dunque, la famiglia ha origine naturale e deriva dalla necessità di superamento dei bisogni quotidiani. Poi, il villaggio tenta la soddisfazione di altri bisogni. Infine, lo Stato costituisce l’aggregazione di più villaggi che puntano alla vita felice. Così, inizia l’analisi su tutti i tipi possibili di Stato e un confronto con gli scritti platonici sull’argomento.

Poi, troviamo una riflessione sulle figure del cittadino e del governatore. In seguito, sul rapporto che entrambi hanno nei confronti della costituzione e delle leggi. Cioè, di come questo rapporto, che sembra una schiavitù, invece permette il raggiungimento della felicità. Infine, leggiamo riguardo al ruolo che giocano le virtù e l’educazione in questo scenario. In sintesi, Aristotele ritiene necessaria l’equità economica dei cittadini verso una dimensione di ricchezza media. Così, il governatore evita che sorgano malumori e rivolte.

Inoltre, Aristotele tratta la distinzione tra valore d’uso e valore di scambio, e la crematistica. In effetti, Aristotele pone per primo la distinzione tra valore d’uso e valore di scambio che troviamo ancora oggi nel pensiero filosofico. Infatti, Karl Marx costruisce le sue teorie proprio su di essa. Invece sulla crematistica, cioè l’amministrazione delle ricchezze, Aristotele pone un limite. Cioè, la ricerca di una ricchezza illimitata è un errore, a differenza dell’amministrazione di quella necessaria alla vita. Insomma, vi è qui un connubio tra economia ed etica che prende le distanze dalle conclusioni delle teorie economiche moderne.

La Repubblica di Platone e La Politica di Aristotele

Dunque, oltre alla trattazione vera e propria, Aristotele descrive le differenze tra il suo pensiero e quello platonico. Così, il primo confronto è tra La Politica di Aristotele e La Repubblica di Platone. In effetti, su un punto concordano entrambi: nessun governo è eterno e i cambiamenti politici sono un fenomeno normale e inarrestabile. Tuttavia, risulta molto diverso il modo in cui tale cambiamento avviene secondo i due filosofi.

Innanzitutto, il dialogo platonico descrive una mutazione circolare e sempre uguale. Cioè, i tipi di governo contemplati sono monarchia, aristocrazia e democrazia. Poi, Platone aggiunge le loro degenerazioni, cioè tirannide, oligarchia e oclocrazia. Dunque, questo schema circolare prevede che ogni governo positivo degenera. Poi, la degenerazione trapassa nella tipologia di governo successiva e positiva. Infine, dopo l’oclocrazia, ritorna la monarchia. Invece, Aristotele critica un’impostazione così rigida e afferma che nella realtà capitano spesso trasformazioni diverse. Dunque, il cambiamento politico non possiede una trasformazione circolare. In effetti, Aristotele cita come esempi 158 costituzioni del suo tempo.

Politica di Aristotele
L’anaciclosi, l’evoluzione circolare dei regimi politici. Fonte immagine: Wikipedia.org.

Inoltre, ne La Repubblica troviamo tre livelli gerarchici che distinguono gli abitanti in base alle loro capacità, in cui i filosofi comandano, i guerrieri proteggono lo Stato e gli altri compiono gli altri doveri. Ma ogni fanciullo viene tolto alla propria famiglia e collocato in un altro rango che corrisponde alle sue capacità. Invece, Aristotele critica qualsiasi forma di comunione. Ma questa posizione diversa segue un ragionamento. Cioè, se annulliamo la famiglia, annulliamo anche lo Stato, in quanto lo Stato è una struttura più alta della famiglia. Quindi, se eliminiamo la famiglia rendiamo lo Stato stesso una macrofamiglia. Tuttavia, proprio questo impedisce a tale comunità il raggiungimento della felicità. Infatti, è lo Stato che permette la vita felice.

Le Leggi di Platone e La Politica di Aristotele

Ma vi è anche un altro testo in cui Platone pone una classificazione dei tipi di governo, Le Leggi. Infatti, in esso troviamo una distinzione più dettagliata. Cioè, vi sono tre modelli ideali e poi dei governi reali. In effetti, i governi ideali ricalcano quelli che egli descrive nella Repubblica, cioè la monarchia, l’aristocrazia e la democrazia. Poi, i governi che nella realtà tendono a questi tre possono essere buoni o cattivi. Cioè, per ogni governo ideale ne esistono due reali. Così, secondo questo nuovo schema abbiamo in tutto nove tipi di governo anziché sei come nella Repubblica.

Anche in questo caso Aristotele dedica una parte del suo trattato alla descrizione e alla decostruzione della tesi platonica. In effetti, il problema principale dello Stagirita è se lo Stato migliore è quello che si fonda sulle leggi migliori o sui politici migliori. Così, Aristotele compie una lunga analisi in cui mostra come la rovina dei governi equivale all’allontanamento della costituzione stessa da ciò che è giusto. Perciò, il filosofo afferma che in primo luogo conta l’accettazione della costituzione e delle leggi.

Aristotele pedagogo

Ma oltre a temi politici in strictu sensu, ne La Politica di Aristotele troviamo anche tematiche relative l’educazione dei bambini. In effetti, come suddetto, egli è contro il modello platonico che contempla l’allontanamento dei figli dalle famiglie. Infatti, il filosofo mette in evidenza come questo progetto presenta vari problemi pratici per la sua attuazione. Ma soprattutto, lo ritiene controproducente. Infatti, egli afferma e illustra come risulta più facile che i giovani subiscano una corruzione etica in un contesto simile. In effetti, per Aristotele la base della società resta il nucleo familiare, che intende come prodotto naturale e che va rispettato. Dunque, solo da ciò abbiamo la premessa per una buona società.

Ma oltre alla decostruzione del progetto platonico, Aristotele compie un esame critico anche dell’educazione che i giovani ricevono ai suoi tempi. Così, il filosofo enumera quattro discipline che i giovani praticano, cioè grammatica, ginnastica, musica e disegno. Invece, lo Stagirita suggerisce l’eliminazione della musica dallo studio dei giovani. Infatti, esistono musicisti che suonano per mestiere e allietano con la loro bravura chi compie altre forme di lavoro. Perciò, è controproducente che chi non sceglie il percorso del musicista dedica parte del suo tempo a questa arte, di cui raggiunge un livello di competenza inferiore. Invece, riguardo alle altre tre discipline, egli ritiene legittimo l’insegnamento.

Aristotele, naturalismo e storicismo

La Politica di Aristotele è senza dubbio un testo fondamentale per la storia del pensiero filosofico politico successivo. In effetti, nel Rinascimento lo Stagirita torna sulle scrivanie degli studiosi e questi affrontano le domande sul mondo con un approccio diverso rispetto al passato. Così, in molti fanno riferimento agli schemi e le riflessioni del loro predecessore.

Infatti, il naturalismo e il giusnaturalismo recuperano l’idea che la natura stessa indirizza l’uomo verso la vita comunitaria. Cioè, la politica segue delle leggi naturali che la giustificano. Tuttavia, l’uomo usa al meglio il proprio intelletto, strumento che riceve anch’esso dalla natura, per una vita virtuosa. Così, trova armonia il connubio tra leggi naturali necessarie e la libertà umana. Cioè, essa deriva proprio dalla ragione, che è propria solo dell’essere umano. Dunque, un primo importante rappresentante di questo pensiero è Pietro Pomponazzi che contribuisce in modo significativo all’aristotelismo padovano”.

Ma in contemponea troviamo lo storicismo, filone di pensiero “concorrente” al naturalismo. Infatti, esso recupera vari aspetti del pensiero aristotelico nell’ottica di una trasformazione di tipo storico piuttosto che naturale. Così, ad esempio Machiavelli descrive l’anaciclosi, le mutazioni dei governi, proprio come Platone e Aristotele. Ma ciò che lo avvicina più allo Stagirita che all’Ateniese sono i differenti consigli che fornisce ai politici per un corretto governo. Così come, ad esempio, l’idea che il buon governante evita il dissenso sia dei poveri sia dei ricchi. Inoltre, egli spinge la popolazione verso un ceto di ricchezza media, che è meglio governabile. Infatti, questa stessa tesi espressa da Aristotele la troviamo nel Principe di Machiavelli, con differenze che la adeguano ai tempi del fiorentino. Inoltre, anche i consigli che Machiavelli fornisce al governante sulla dissimulazione delle proprie intenzioni nei confronti del popolo hanno elementi comuni con Aristotele.

Aristotele e Alessandro Magno

Infine, dedichiamo quest’ultimo paragrafo a una riflessione su Aristotele e Alessandro Magno. Infatti, il filosofo è il precettore del giovane imperatore macedone.

In effetti, alcune tesi della Politica appaiono strane se teniamo conto di ciò. Innanzitutto, lo Stagirita accenna più volte alla differenza tra un barbaro e un greco. Difatti, mentre il secondo è libero il primo è schiavo. Dunque, tra i barbari ci sono più monarchie che democrazie proprio perché queste genti sono per indole schiave. Perciò, troviamo in numero maggiore Stati con un unico capo tra i barbari che tra i greci. Insomma, sembra da ciò che Aristotele critica proprio società come quella macedone.

Politica di Aristotele
Aristotele precettore di Alessandro Magno. Fonte immagine: Wikipedia.org

In effetti, i Greci considerano i Macedoni un popolo semi-barbaro. Tuttavia, c’è un altro aspetto che rovescia tale visione. Cioè, che anche Aristotele è un semi-barbaro. Infatti, il filosofo nasce a Stagira, area di pertinenza macedonica. Dunque, ciò spiega perché egli riflette sulle circostanza che che portano una persona e un popolo ad essere considerati parte di uno Stato. Infatti, afferma che molte polis nascono dall’incontro di popolazioni di origine differente. Dunque, quando Aristotele parla di “barbari” si riferisce a popoli estranei alla cultura greca.

Inoltre, lo Stato è per Aristotele più simile a un impero che alle piccole polis greche divise e rinchiuse tra le loro mura. In effetti, egli considera come Stato anche l’antico impero di Babilonia. Così, secondo la leggenda durante la conquista di Babilonia una parte della città non si accorse della presa della parte conquistata data la sua grandezza. Insomma, Aristotele ha un occhio rivolto oltre il mondo greco. Dunque, se da un lato egli raccoglie nei suoi trattati tutto il sapere che lo ha preceduto, ne rappresenta anche la fine. Così, egli parte dall’orizzonte greco e apre al mondo “cosmopolita” dell’impero di Alessandro.

Luigi D’Anto’

Bibliografia

Aristotele, Politica, a cura di R. Laurenti, Laterza 2007.

Platone, La Repubblica, a cura di M.Vegetti, Rizzoli 2007.

Platone, Le Leggi, a cura di F.Ferrari e S.Poli, Rizzoli 2005.

Sitografia

S.Tommaso D’Aquino, Commento all’Etica Nicomachea di Aristotele, volume 2, a cura di L. Perotto, Studio domenicano 1996.

Luciano Canfora tratta della Politica di Aristotele: https://www.youtube.com/watch?v=8Kiu0qPFjJg.

Nota: la fonte dell’immagine di copertina è Picryl.com.