Kiseiju – La lotta per la vita tra umani e parassiti

Kiseiju fu pubblicato in Italia alla fine degli anni ’90, ma solo negli ultimi anni ne sono state fatte trasposizioni animelive-action. La Madhouse ha infatti saggiamente riesumato la prima opera di Hitoshi Iwaaki, autore non particolarmente prolifico, ma distintosi nel panorama contemporaneo anche per Eureka o Historie.

Tra disegno e animazione

KiseijuPartendo dal piano grafico, il tratto dell’autore non è eccelso, ma capace di giostrarsi tra atmosfere comiche e scene di estrema serietà e crudezza. La cura degli sfondi e delle ambientazioni non è sempre capillare, ma soddisfacente sul piano visivo. La trasposizione animata ha il merito/demerito di essere una riproduzione quasi manieristica della serie cartacea. Salvo alcuni aggiustamenti stilistici, come gli abiti o gli apparecchi elettronici, che sarebbero risultati anacronistici, gli eventi sono riportati con una sorprendente esattezza ed efficacia, cosa che va tutta a vantaggio di chi non ha letto il fumetto.

D’altra parte, tale lavoro di riproduzione pedissequa non presenta novità di sorta per chi sia già a conoscenza della materia narrata. L’animazione e le musiche, adrenaliniche ma intervallate da assaggi di Chopin, potrebbero non essere sufficienti per ripercorrere le avventure dei protagonisti, sebbene eventuali stravolgimenti di trama sarebbero stati probabilmente fallimentari.

Kiseiju – Evoluzionismo per parassiti

KiseijuLa premessa di Kiseiju – L’ospite indesiderato è essenziale: dei parassiti vermiformi piovono misteriosamente sulla terra e infestano le prime forme di vita che incontrano. Prima di attaccare un ospite, i parassiti non sembrano manifestare alcun tipo di intelligenza razionale, ma la preda più ambita diventa presto l’essere umano.

Tuttavia, fin dalle prime battute, assistiamo ad una anomalia. Il protagonista Shinichi riesce ad evitare che il parassita prenda il controllo del sistema nervoso e lo confina inconsapevolmente nel suo braccio destro, che da quel momento sarà Migi (destro in giapponese). Da qui una difficile convivenza che metterà alla prova tanto l’ospite quanto il parassita.

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Il fumetto, essendo manifestamente un seinen (fumetto per un pubblico adulto), si smarca subito dai canoni della narrativa a buon mercato. L’autore intende illustrare un panorama realistico e concettualmente denso. Indubbiamente si formano degli schieramenti, ma di carattere ideologico e su uno sfondo marcatamente darwiniano.

I parassiti formano ben presto una comunità che si occupa di soddisfare il bisogno essenziale del nutrimento. Ma si tratta solo dell’incipit. L’organizzazione di questi neofiti della catena alimentare si stratifica, fino a produrre individui capaci di riflessione razionale. Con una tendenza tipicamente umana per l’antropomorfismo, potremmo definire uno dei parassiti come il primo filosofo della specie.

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Che tale stratificazione avvenga ad un ritmo inverosimile, lo si può considerare un difetto o un espediente narrativo. Tuttavia il punto rilevante è che in Kiseiju l’autore mette in campo esseri viventi dotati di raziocinio e, al pari degli umani, capaci di interrogarsi circa la propria esistenza, la propria origine e il proprio scopo. Il confronto tra parassiti e esseri umani non avviene dunque soltanto sul mero piano della sopravvivenza, ma anche su quello concettuale e ideologico.

Una possibile simbiosi

In questa atmosfera complessa si inserisce, quasi come mediatore, il protagonista: umano? Parassitato? Nessuno dei due o forse entrambi. Il confronto con i parassiti si gioca molto nei dialoghi che egli ha con Migi e nelle scelte spesso concordate faticosamente. Il parassita è interessato solo a sopravvivere, ma subirà l’influenza dell’umano, determinato a proteggere i suoi simili e a non cedere il suo posto nella catena alimentare. Ma allo stesso tempo anche l’umano si trova ad essere influenzato dal parassita.

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In quanto elemento esterno all’umanità, questi incita a strappare il velo dell’antropocentrismo e a toccare con mano la superbia con cui l’umanità si è attribuito il ruolo di padrone del pianeta. L’occhio indagatore e curioso di Migi sembra quasi esigere, come un giudice, che l’umanità, rappresentata da Shinichi, faccia i conti con se stessa. Iniziata come infestazione di un parassita, si passa quindi ad uno stato di proficua simbiosi, simbolo di una possibile comunione tra l’essere umano e la natura. Non possono non saltare all’occhio i richiami all’ecologia e la critica, sotterranea ma perpetua, alla prepotenza umana.

Kiseiju consente dunque una lettura su più livelli. È una storia avvincente, con colpi di scena sorprendenti e svolgimenti narrativi convincenti, anche nei loro esiti a volte scontati. Ma è al contempo un tentativo di riflettere sulla condizione umana, di scoprirne le contraddizioni interne, mettendola alla prova con un concorrente che potrebbe spodestarlo. La finzione è qui, ancora una volta, un efficace strumento per indagare la realtà. L’assunto che sia l’umanità a dover sopravvivere è messo a nudo come un semplice artificio culturale trasmutato in verità di fede.Kiseiju

Giovanni Di Rienzo