Wassily Kandinsky, Lo spirituale nell’arte (1910)

Wassily Kandinsky scrive Lo spirituale nell’arte intorno al 1910. Si tratta di un testo filosofico in cui l’artista non ha per oggetto l’arte, ma la spiritualità.
Egli si propone come il profeta di una nuova arte, di un’arte spirituale, espressione del mondo intangibile dell’interiorità.

L’arte di fronte al negativo: il Novecento

I primi anni del Novecento segnano l’inizio di una svolta culturale registrata da tutti i gruppi d’avanguardia europei. Kandinsky vi legge l’avvento di una nuova epoca spirituale, destinata a venire alla luce attraverso la pittura, la musica, la poesia. Con il crollo della religione e la crisi delle scienze e della morale i fondamenti della cultura occidentale sono scossi fino alle radici. È il momento in cui l’uomo contemporaneo deve volgersi a cercare le sue certezze dall’esteriorità del mondo all’interiorità della propria anima.
La capacità dell’artista di leggere tutti sintomi di una trasformazione epocale è accompagnata dalla speranza di una nuova arte. Se l’arte è una creazione della storia, per Kandinsky l’arte della nuova epoca non potrà che essere un’arte spirituale.

“Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso madre dei nostri sentimenti. Analogamente, ogni periodo culturale esprime una sua arte, che non si ripeterà mai più. […]
Quando vengono scosse religione, scienza e morale (quest’ultima dalla mano potente di Nietzsche), quando i sostegni eterni stanno per crollare, l’uomo distoglie lo sguardo dall’esteriorità e lo rivolge a se stesso.”

Si è detto che “Lo spirituale dell’arte” non può essere considerato un testo di teoria estetica. Fin dalle prime pagine emerge tutto lo slancio filosofico del testo, il cui tema fondamentale è la ricerca dell’interiorità. Lo scopo di Wassily Kandinsky è di compiere questa ricerca attraverso l’arte, perché la creazione artistica è il primo passo verso la creazione di un mondo che sia già apparizione della trascendenza.
Le parole dell’artista ci restituiscono gli insegnamenti della filosofia hegeliana e l’immagine della vita spirituale come movimento ascendente e progressivo verso l’Assoluto:

“La vita spirituale, di cui l’arte è una componente fondamentale, è un movimento ascendente e progressivo, tanto complesso quanto chiaro e preciso. è il movimento della conoscenza.”

Il suono dei colori: la pittura e la musica

Il punto di partenza per la ricerca dell’interiorità è per Kandinsky l’affrancamento dal dato naturale. La pittura dell’epoca della spiritualità non può presentarsi più come un’imitazione della natura. Il primo segno del primato della spiritualità è espresso dalla tendenza all’antinaturalismo manifestata da tutti gli artisti del primo Novecento. Per questo motivo, secondo l’artista, la pittura deve prendere a modello l’arte più indipendente dalla natura, la più intangibile, la più capace di parlare all’interiorità perché già espressione dell’interiorità: la musica.

Se la pittura vuole stabilire la sua dimora nel regno della spiritualità, essa deve cominciare a riflettere sul ”suono interiore” delle forme e dei colori. Nelle pagine dedicate alla ”metafisica del colore” Wassily Kandinsky dimostra tutta l’originalità della sua poetica. Come immerso nelle profondità di un mondo magico, l’autore ci invita ad un vero e proprio esercizio di sinestesia.
Che suono hanno i colori? Per rispondere a questa domanda, l’artista – come lo spettatore – deve fissare gli occhi sulla sua vita interiore, tendere l’orecchio alla sua anima. Scrive Kandinsky:

“In generale il colore è un mezzo per influenzare direttamente l’anima. Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima. E’ chiaro che l’armonia dei colori è fondata solo su un principio: l’efficace contatto con l’anima. Questo fondamento si può definire principio della necessità interiore.”

Verso un contrappunto pittorico

L’artista propone una precisa classificazione dei colori e distingue innanzitutto fra colori caldi e freddi. I colori caldi sembrano avvicinarsi allo spettatore, quelli freddi se ne allontanano. Fra i colori primari, invece, l’attenzione è sulla coppia oppositiva giallo-blu, tanto cara a Van Gogh.

Wassily Kandinsky
W. Kandinsky, Several Circles, 1926

Il giallo è il colore della terra e della superficie, il blu del cielo e della profondità. Se il giallo ha il suono di un acuto, l’azzurro è come un flauto e il blu ha la voce di un violoncello. Il bianco è la quiete silenziosa, l’immobilità ricca di potenziali, il nulla che sta prima di ogni origine. Viceversa, il nero è come un nulla senza alcuna possibilità, il silenzio del congedo dalla vita. Echeggiano qui i versi di Sant’Agostino, che paragona il nero al male come l’informe assenza di luce.

Le infinite combinazioni di colori così come il numero infinito delle forme costituiscono l’inesauribilità dell’arte figurativa e rendono possibile sempre nuove ”sinfonie pittoriche”.

Wassily Kandinsky e l’astrattismo

La necessità di una sempre più significativa emancipazione delle forme naturali conduce l’artista lungo una nuova strada della rappresentazione. La libertà dalle apparenze perseguita da Wassily Kandinsky ha il suo esito immediato nella spiritualizzazione delle immagini. Linee, punti, superfici geometriche e contrasti cromatici segneranno l’inizio di quel contrappunto pittorico che è l’astrattismo.

Wassily Kandinsky
Composition VIII,1923, Kandinsky.

I quadri di Kandinsky sono il più esplicito tentativo di introduzione dello spirito nella pittura. Non a caso l’artista intitola i suoi quadri ”composizioni”, proprio come le opere musicali, dichiarando come il quadro debba sempre rispondere ad un’intima teleologia. L’opera pittorica si fa così creazione secondo scopi, costruzione razionale, intenzionalità, spirito geometrico – direbbe Pascal – che non obbedisce al calcolo, ma al sentimento del divino.

“Chi approfondisce i segreti tesori interiori della sua arte collabora ammirevolmente a costruire la piramide spirituale che giungerà al cielo.”

Martina Dell’Annunziata

Bibliiografia

W. Kandinsky, Lo spirituale nell’arte, a cura di E. Pontiggia, Edizioni SE, Milano 2005.