Ratigher: intervista al Napoli Comicon 2018

Francesco D’Erminio, in arte Ratigher, è un fumettista italiano, noto soprattutto nell’ambiente del  fumetto underground, dove ha autoprodotto diversi fumetti insieme ad altri colleghi (Tuono Pettinato, LRNZ e Dr.Pira), con i quali ha poi dato vita al collettivo dei Superamici. Ratigher è arrivato alla notorietà con il fumetto dal titolo “Trama – il peso di una testa mozzata“, accolto positivamente dal pubblico e dalla critica, che gli ha permesso di vincere svariati premi. Il 2014 è stato un anno importantissimo per Ratigher, che sì è occupato della sceneggiatura della serie Bonelli di Dylan Dog, ed ha pubblicato “Le ragazze stanno perdendo il controllo – la società le teme. La fine è azzurra”  grazie al quale ha vinto nel 2015 il premio Attilio Micheluzzi. Dal Marzo 2017 è diventato direttore della casa editrice Coconino Press, sostituendone il fondatore, Igort.

Ratigher era presente al Napoli Comicon 2018 e ci ha rilasciato un’intervista in cui ha parlato dei suoi esordi, delle sue opere e della sua esperienza come direttore della Coconino Press. Cosa bolle in pentola? Scopriamolo!Ratigher

Ciao Francesco! Partiamo dagli esordi: come nasce il nome Ratigher?

Nasce da una puntata dei Simpson, credo della prima serie. Sono un grandissimo appassionato dei Simpson e in un episodio c’era un psicoterapeuta che psicanalizzava l’intera città di Springfield e ad un certo punto chiama sul palco Bart Simpson e gli chiede: “come ti chiami ragazzo?” e lui risponde: “RATIGHER SIGNORE!”, però lo dice solo in quel momento in tutta la storia dei Simpson. A me piaceva sia il suono e il fatto che mi piacevano tantissimo i Simpson. Oltretutto mi serviva uno pseudonimo, un elemento che nei fumetti trovo interessante.

Ci puoi parlare del collettivo dei Superamici, come nasce e qual è stato il suo scopo?

Il nome descrive quello che era, eravamo amici alle fiere del fumetto, dopodiché è stato abbastanza semplice riunirsi in un gruppo e con il tempo ci siamo influenzati a vicenda, abbiamo riflettuto su cosa voleva dire per noi fare i fumetti. É partita come una cosa di amicizia e affetto ma successivamente è diventata anche l’evoluzione dello stile di tutti quanti che è maturato grazie alla nostra collaborazione e al collettivo.

Tempo fa intervistai Tuono Pettinato e mi accennò qualcosa sul vostro fare fumetti in maniera diversa, qualcosa che riguardava molto la musica e i circuiti punk underground, ma soprattutto i concerti. Cosa voleva dire?

Io e Tuono Pettinato vivevamo in casa assieme e avevamo anche un gruppo insieme, abbiamo frequentato tantissimo quella che viene chiamata la scena del “punk DIY”, la band si chiamava “Il Laghetto”, quindi abbiamo passato dieci anni a suonare in giro per l’Italia e per l’Europa all’interno di un circuito in cui l’autoproduzione è fondamentale, ma non si ripiega sull’autoproduzione perché non si riesce ad arrivare alla grande produzione, ma perchè è la formula migliore per poter fare quel tipo di musica e di conseguenza i fumetti, ma anche lì la cosa si è evoluta e ognuno di noi ha sviluppato una sua versione di autoproduzione, sempre più complessa, che ti lascia una certa libertà e responsabilità su ogni fronte nel fare fumetti, che secondo noi è importante.

Quindi la musica in un certo senso ha influenzato il tuo modo di fare fumetto

Più che altro il modo di fare quel tipo di musica, il modo di diffonderla e di condividerla.

Trama è il tuo fumetto di maggiore successo. Come nasce l’idea, qual è la sua storia?

Essendo il mio primo libro lungo concentra dentro un sacco di cose che mi sono piaciute nel tempo, quindi un miscuglio di tantissime influenze, cinematografiche, musicali, fumettistiche, diciamo che non ho avuto il controllo della situazione, ed essendo, appunto, il mio primo libro, mi sono fatto trascinare. É stato molto bello farlo e credo sia andato molto bene per quello, mi sono molto divertito a farlo. Si tratta di un thriller, se vi piacciono i thriller dove succedono delle cose molto strane, potrebbe essere il vostro fumetto!

Ratigher
Una pagina di Trama – il peso di una testa mozzata
Ratigher
Un’altra pagina di Trama – il peso di una testa mozzata

Tu hai fatto anche webcomic, hai da tempo un blog dove pubblichi alcuni tuoi lavori. Cosa ne pensi del webcomic attuale?

A me interessa tutto quello che puoi fare con internet, non solo i webcomic; è uno strumento così potente che accettare l’etichetta del webcomic è un po’ un problema, perchè poi hai delle regole. Negli ultimi anni ci sono delle regole molto precise, ad esempio come fare webcomic, come essere un webcomic artist, un fumettista web diciamo. Questa secondo me è una castrazione delle possibilità che ti dà internet. Mi interessano tutti, leggo soprattutto quelli che mi piacciono di più, ma trovo sia sbagliato applicare le stesse regole che si applicano ai libri ai fumetti

Hai detto che leggi tantissimi web comic, ci sono alcuni che ti piacciono particolarmente e che ti senti di consigliare?

Ci sono quelli di Lorenzo Ghetti, come To Be Continued, perché è il webcomic artist che più ha sperimentato le potenzialità della narrazione a schermo. Oltre ai suoi, un altro che mi è piaciuto molto si chiama Sir Gore, anche qui c’è un modo di sfogliare la storia molto semplice ma personale. I webcomic che mi interessano di più sono quelli in cui non c’è soltanto un approccio autoriale alla storia, ma anche un modo di farla sfogliare e raccontare attraverso internet.

Ci sono dei libri o fumetti a cui sei affezionato o che spesso consulti quando devi scrivere una storia?

Prima leggevo molti più fumetti rispetto ai libri, mentre adesso per le nuove storie sfoglio romanzi oppure libri particolari, da poco ho comprato un libro con tutto Psycho di Hitchcock a fotogrammi, contenente tutti i fotogrammi del film scritti in calce.

Sei anche un grande appassionato di cinema?

Mi piace molto, ma più che altro credo che quel film abbia una potenza narrativa e soprattutto ci sia grande particolarità di quel libro con le immagini separate; non è ne’ cinema ne’ fumetto e neanche letteratura, ma una forma ibrida che permette a chi si occupa di altri modi di raccontare di sbloccare delle idee che non ti vengono leggendo altri fumetti. Tornando ai libri che sto leggendo, è stato ristampato da Einaudi uno dei capolavori della letteratura italiana degli ultimi trent’anni, “La stiva e l’abisso” di Michele Mari, il suo migliore secondo me, un libro che per tanto tempo è andato fuori catalogo ma che, ora che è stato ristampato, consiglio veramente a tutti. Un libro incredibile.

Secondo te qual è l’ingrediente fondamentale per fare un buon fumetto?

Prima di tutto farne tanti; quando ne hai fatti dieci, l’undicesimo sarà il migliore. La seconda  cosa è farsi coinvolgere dalla storia. Secondo me ti rendi conto di aver fatto un bel fumetto quando piace veramente anche a te e ti sorprendi da solo. Almeno questa è la mia tecnica, cerco di sorprendermi da solo. Quando hai fatto una cosa che è simile a qualcosa di qualcun’altro, non va bene, dovresti cercare di andare oltre.

Un anno fa, quasi nel periodo della scorsa edizione del Comicon, sei diventato direttore della Coconino Press, sostituendo Igort. Questo ha influito sulla tua carriera da fumettista?

Dal punto di vista pratico è molto più difficile fare fumetti, perché ci sono tantissime cose da fare dirigendo una casa editrice  Dal punto di vista artistico invece ho una marea di stimoli ovviamente, perché leggo molti più fumetti e pretendo ancora di più da me stesso vedendo cosa riescono a fare determinati autori sia in Italia che all’estero, però capisco anche molte delle dinamiche che portano a raccontare delle storie che magari prima non riuscivo a vedere, ora ho contatti con tantissimi autori, capisco di più anche come nascono le storie degli altri, quindi è una fase di crescita intellettuale.

Hai mai pensato di diventare direttore di una casa editrice così importante oppure è stato un evento del tutto inaspettato?

Non me l’aspettavo, perché stavo facendo tante cose con autoproduzioni raffinate, avevo un progetto che si chiamava Primaomai, e queste cose accadono per delle coincidenze. Igort ha lasciato Coconino e in quel momento io stavo facendo delle cose che stavano sotto gli occhi di tutti o che interessavano, quindi di colpo c’è stata quella possibilità e hanno preso la persona che in quel momento stava facendo cose interessanti. Si tratta di occasioni fortuite, non me lo sarei aspettato ma è esaltate poterlo fare.

Hai apportato o apporterai dei cambiamenti al catalogo Coconino?

Sì, ma con lentezza, anche perché il catalogo di Coconino è già bellissimo. Quest’anno però si vedranno delle novità che in realtà sono già  iniziate. Stiamo sperimentando molto sul formato, con libri strani o che cercano di lavorare su impaginazioni e design grafici nuovi

Grazie Francesco, alla prossima!

Grazie a voi!

Simone Capuano