Lewis Carroll e Alice nel Paese delle Meraviglie

Lewis Carroll, fortunato autore dell’intramontabile Alice nel Paese delle Meraviglie, non ha mai smesso di far parlare di sé.
Sottoposta alla lettura di arguti psicoanalisti, la storia di Alice appare molto più che un semplice romanzo di formazione. Tra accuse di pedofilia e tentativi di assoluzione, proviamo ad addentrarci nell’enigmatico mondo dello scrittore inglese, divenuto involontario protagonista dei suoi racconti.

L’incontro con Alice Liddell

Charles Lutwidge Dodgson – vero nome di Lewis Carroll – nasce in una piccola città inglese nel 1832, in piena epoca vittoriana. Seguendo le scie paterne, Charles si laurea in matematica per poi ottenere il titolo di lecturer al Chist College di Oxford. Qui risiederà da diacono, senza mai prendere moglie. Ed è proprio al Christ College che il giovane professore farà il suo incontro con Alice.

Nello stesso anno del trasferimento al College, Dodgson inizia a frequentare il decano Liddell. Comincia a visitarne assiduamente la casa, fa la conoscenza del suo bambino Harry, poi delle figlie più piccole. Il 25 aprile 1865 conosce Alice Liddel, di soli 4 anni. Nel suo diario Dodgoson annota i dettagli delle giornate trascorse a casa Liddell, senza mai nascondere la preferenza della compagnia infantile a quella dei suoi coetanei. Come pure manifesta è la sua passione di fotografare Alice ed altre bambine in pose talvolta considerate improprie.

Questi atteggiamenti equivoci conducono la signora Liddell ad allontanare il diacono dalla famiglia. Ma già prima del congedo, egli aveva fatto di Alice la protagonista del suo romanzo più famoso.

Lewis Carroll: tra accuse e difese

Il dibattito sul comportamento presuntamente pedofilico di Dodgson non tarda ad arrivare. Si è presto giunti ad equiparare il romanzo ad una sorta di diario narrativo dell’autore e ad una lettura in chiave biografica della storia. Quanto della reale Alice sia stato trasposto nell’Alice del racconto è difficile dirlo; tuttavia è possibile ipotizzare che la protagonista della narrazione sia una trasfigurazione dello stesso autore.

Lewis Carroll
Prima edizione di Alice nel Paese delle Meraviglie

Agli occhi di numerosi psicoanalisti freudiani, i riferimenti fantastici di cui il romanzo è intriso appaiono come espliciti simboli sessuali. Nel 1933 lo psicanalista Anthony Goldschmidt definisce Lewis Carroll un pedofilo represso. La piccola serratura che Alice attraversa all’inizio del racconto è interpretata come un riferimento ai piccoli genitali della bambina. Così come l’alluvione, prodotto dalle lacrime di Alice, è paragonato al liquido amniotico. Sulla scia di Goldschimdt altri psicologi freudiani hanno arricchito il dizionario fantastico di Carroll con presunti significati sessuali.
Tutti i personaggi fiabeschi in cui Alice si imbatte non sarebbero altro che tentativi di appagare il desiderio dello scrittore.
Dalla parte di Carroll si schiera, invece, il suo biografo ufficiale, Stuart Dodgson Collingwood per cui egli non era se non ”lo scapolo più preciso e meticoloso del mondo”, un esempio di virtù vittoriana.

Alice nel paese delle meraviglie: logica e simbolismo

La corsa contro il tempo di un Coniglio Bianco con gli occhi rosa dà inizio alle avventure di Alice. Il primo capitolo del romanzo è costruito intorno a due questioni fondamentali: lo scarto tra realtà e possibilità, il problema del tempo.

[…] Quand’ecco che improvvisamente le passò accanto un Coniglio Bianco con gli occhi rosa. La cosa in sé non aveva nulla di veramente speciale; e Alice non pensò neppure che fosse poi tanto strano sentire il Coniglio dire tra sè: «Santo cielo! Arriverò in ritardo!»

Dove è diretto il Coniglio? Perchè è in ritardo?

lewis carroll
Illustrazione di John Tenniel

Inseguendo lo strano personaggio, Alice giungerà alle soglie della sua tana, un ”varco” tra realtà e surrealtà. Il passaggio dal noto al mistero, dalla luce alle tenebre, implica una riconsiderazione di ciò che i logici chiamano condizioni di verità. La logica tradizionale ci insegna che le preposizioni possono essere vere oppure false. Ma dal punto di vista della mente infantile di Alice i valori di verità non si riducono a queste due alternative. Un mondo di possibilità infinite si dispiega al di là di una porticina, ed è quello il Paese delle Meraviglie:

 

[…] Perchè, sapete, in quegli ultimi tempi le erano accadute cose talmente strane, che Alice aveva cominciato a pensare che in realtà ben poche erano le cose impossibili.

Immaginazione, psicoanalisi, platonismo

L’incoerenza dei nessi causali è sicuramente fra le caratteristiche più evidenti del mondo in cui Alice si trova catapultata. Sono piuttosto i nessi associativi a governare la logica interna della vicenda, nell’attesa che la protagonista acquisisca gli strumenti del puro raziocinio. Alice affronterà un vero e proprio processo di iniziazione, fatto per tappe, prove ed errori. Una platonica ascesa alla conquista di una comprensione via via più profonda di sé e del suo viaggio, che non esclude un residuo fondo di inconoscibilità presente in tutte le cose.

Il momento più drammatico della narrazione è, infatti, l’incontro che Alice deve fare con se stessa. Nel quinto capitolo leggiamo:

«Chi sei?» le domandò [il Bruco].
Non era proprio un modo incoraggiante per iniziare una conversazione. Alice rispose, un po’ timidamente: «Io – io al momento non saprei, signore – o almeno, so chi ero quando mi sono alzata questa mattina, ma credo di essere cambiata molte volte da allora» …
«Tu» esclamò il Bruco con tono sprezzante. «Chi sei tu?»

L’incontro con il Bruco segna l’inizio di un processo di individuazione. Comincia così un gioco di sdoppiamenti che porterà Alice ad interrogarsi sulla sua identità. Questa ricerca preoccupata di un ruolo in cui riconoscersi non si svolge secondo le coordinate temporali del mondo reale. Nel Paese delle Meraviglie tutto è rarefatto, tutto è appiattito in una parificazione di natura, animali e umani fuori dal tempo.

Quella sensazione di essere costantemente in ritardo di cui lamenta il Bianconiglio all’inizio della vicenda è forse la stessa che ha afflitto Lewis Carroll per tutta la sua vita, inchiodato dalla ”solita banale realtà”.

Martina Dell’Annunziata

Bibliografia

L. Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie, Rizzoli, 2011.