Goldstein: il collettivismo oligarchico di “1984”

Teoria e pratica del collettivismo oligarchico” è un saggio immaginario inserito nel popolare romanzo 1984, di George Orwell. Il suo autore fittizio è il personaggio Emmanuel Goldstein, capo della fantomatica Confraternita avversaria del Partito totalitario che, nell’opera, controlla tirannicamente la società. Verso la fine della storia, tuttavia, il suo protagonista Winston Smith apprenderà che Goldstein è solo una figura di cui il regime si serve per adescare ed individuare eventuali oppositori. Lo stesso saggio, infatti, è stato scritto, in realtà, dai suoi membri.

Le sue pagine costituiscono una riflessione che, per quanto riferita a un mondo immaginario, appare chiaramente ispirata a autori e vicende reali. Essa risulta, così, di grande interesse per il ricercatore sociale.

L’ignoranza è forza

Goldstein
John Boswall interpreta Goldstein nel film del 1984

Il primo capitolo si intitola “l’ignoranza è forza”, e si apre con una descrizione della dialettica storica che ricorda molto da vicino quella di Marx. Goldstein/Orwell, infatti, parla della continua lotta tra Alti, Medi e Bassi, tre gruppi sociali di cui i secondi chiedono continuamente l’aiuto dei terzi per scalzare i primi. Si prosegue, poi, con il racconto della nascita delle tre dottrine politiche che reggono gli altrettanti superstati del romanzo.

Si tratta del Socing (socialismo inglese) per l’Oceania, il neobolscevismo per l’Eurasia e il Culto della Morte per l’Estasia. Esse vengono rappresentate come una diretta continuazione dei totalitarismi realmente esistiti. La chiave per la loro affermazione, continua Goldstein, fu proprio il collettivismo oligarchico. Attraverso labolizione della proprietà privata, infatti, ogni risorsa passò nelle mani del Partito.

1984, Goldstein
George Orwell

Una volta conquistato il potere, però, è necessario mantenerlo. Il procedimento attraverso cui il Partito realizza tale obiettivo è proprio lignoranza. L’Oceania, infatti, è dominata da una delle più memorabili creazioni di Orwell:la filosofia del bipensiero. Essa si basa sulla negazione di ogni dato oggettivo e serve da giustificazione ideologica alla continua alterazione del passato posta in essere dal regime.  Quest’ultima ha due effetti: impedisce al cittadino di disporre di termini di confronto e, soprattutto, identifica la memoria individuale con quella del Partito. In questo modo, si perpetua senza falle la grandezza dell’Oceania. Ecco perché l’”ignoranza” del singolo è “forza” per la collettività.

La guerra è pace

Il terzo capitolo, “la guerra è pace”, è molto più descrittivo. Esso comincia con un resoconto della nascita dei tre superstati. Questi ultimi sono in condizione di guerra perenne. Proprio quest’ultimo concetto è l’argomento centrale trattato nel capitolo.

Come fa la guerra ad essere pace?

Perché, argomenta Goldstein, la guerra perpetua praticata dai tre regimi ha un effetto fondamentale: dilapidare la sovrapproduzione.

Lo scopo fondamentale della guerra moderna è quello di consumare ciò che producono le macchine senza che ne risulti innalzato il tenore di vita.

Goldstein

In pagine di grande attualità, Orwell sostiene che il progresso tecnologico avrebbe potuto portare (e quindi, nel nostro mondo, forse un giorno porterà?) alla scomparsa di ogni lavoro manuale e al benessere generalizzato. Ciò, però, avrebbe avuto come “spiacevole” conseguenza l’impossibilità di mantenere una società gerarchica, visto che avrebbe reso tutti uguali. D’altro canto, però, non è nemmeno possibile che i governanti si mantengano al potere comprimendo continuamente la produzione. Ciò, infatti, oltre a indebolire la società dal punto di vista militare, aizza il malcontento popolare. La soluzione trovata dai regimi di 1984 è, allora, la guerra. Essa, infatti, distruggendo risorse, tiene le masse nella penuria necessaria per non diventare troppo opulenta e pericolosa. Allo stesso tempo, però, dà un apparente senso a tutti i loro sacrifici, presentando la patria come continuamente in pericolo.

La guerra perpetua e inconcludente, però, non è che il modo più evidente per mantenere lo status quo. I tre superstati, infatti, non saranno mai in grado di conquistarsi a vicenda. Ecco perché, conclude Goldstein, nel paradossale mondo di 1984, la guerra è pace.

Il capitolo mancante: l’utopia di Goldstein

Il secondo capitolo non viene riportato nelle pagine del romanzo. Siccome, però, i titoli degli altri sono ripresi da due delle tre frasi di cui si compone uno slogan del Partito, è probabile che esso debba chiamarsi come l’ultima rimasta: “La libertà è schiavitù”.

Il titolo, ci viene detto più avanti, propone il seguente programma per sconfiggere il regime:

l’accumulazione clandestina di informazioni, un graduale progresso intellettuale, la ribellione finale da parte del proletariato, il rovesciamento del Partito.

Coerentemente con il sistema di mantenimento del potere quasi infallibile descritto negli altri capitoli, però, tale procedimento viene bocciato senza appello. “Tutte assurdità”, sentenzia un personaggio.

Francesco Robustelli

Bibliografia

Orwell, 1984, ed.Secker&Warburg, 1949, it.Mondadori, 2012

Marx, Engels, Manifesto del Partito Comunista, 1848

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