L’ora più buia: l’analisi del film su Winston Churchill

Coraggio. Una dote che non mancava di certo a Winston Churchill, è sicuramente questa. E ciò viene chiaramente messo in luce in L’ora più buia, pellicola di Joe Wright che racconta proprio il periodo di mandato dell’ex primo ministro britannico durante la Seconda guerra mondiale, forse uno dei momenti storici più duri attraversati dal Regno Unito nell’arco della sua intera esistenza, e in cui la terra d’Albione ha rischiato davvero di soccombere alle grinfie di una delle più feroci e sanguinose dittature che lo scorso secolo abbia mai conosciuto, come quella nazista.

Lo racconta con una fotografia morbida ed ovattata con una luce molto delicata ma costante, che si attenua e lascia spazio a toni più scuri solo per un breve lasso di tempo, proprio quell’ora più buia da cui il titolo del film. E lo fa con una regia con non pochi virtuosismi, in cui la fanno da padroni movimenti di macchina e panoramiche a schiaffo a dir poco perfetti, primissimi piani che si concludono in dettagli sugli occhi, specchio dell’anima dei personaggi, e particolari di corpi con la pelle lacerata dalle ferite di guerra che sfumano morbidamente in plongèe, riprese dall’alto di campi di battaglia dilaniati dal conflitto. Wright ci mostra in L’ora più buia un Churchill con molti difetti, caratteriali come l’essere forse eccessivamente burbero e scorbutico con chi gli sta intorno, sebbene come lui stesso ammette si sia “impegnato fino in fondo per circondarsi dei suoi peggiori nemici”, o il mostrare qualche piccola debolezza ed ingenuità in certi frangenti.

L'ora più buia

Un Winston Churchill interpretato a dir poco magistralmente da un Gary Oldman, noto ai più per la sua grande performance nel ruolo del Commissario Gordon nella trilogia del Cavaliere Oscuro diretta da Christopher Nolan, in stato di grazia ed a giusta ragione nominato come miglior attore protagonista agli Oscar 2018. Un Churchill che raramente vediamo vacillare, sostenuto dall’affetto di sua moglie per lui e per il suo popolo, dalla stenografa responsabile della stesura su carta delle sue parole piene di speranza, di forza e di saggezza (la signorina Layton, interpretata dalla bellissima e bravissima Lily James, la Cenerentola disneyana per Kenneth Branagh nel film del 2015), nonché proprio dal suo stesso popolo britannico, pronto a non arrendersi mai e poi mai ed a combattere fino alla morte la minaccia della dittatura che aleggia sull’isola.

L'ora più buia

All’interno di questo scenario che ha dell’apocalittico, viene inoltre lasciato intendere che l’Italia guidata da Benito Mussolini, che si rende disponibile più volte per una mediazione di un accordo di pace tra Germania e Inghilterra, altro non sia se non una mera marionetta nelle mani tedesche.

Parliamo di un film gigantesco e tecnicamente impeccabile, che ci ricorda di combattere sempre per ciò in cui crediamo e di non arrenderci mai di fronte alle difficoltà, anche quelle che ci sembrano le più insormontabili. Un film, L’ora più buia, che non annoia mai, facendo letteralmente volare le oltre due ore della sua durata grazie ad una regia come detto mai statica e che ci parla di una persona che credeva in se stessa e nel suo popolo, che è riuscita a far rialzare un Paese ormai in ginocchio e sull’orlo della disfatta totale e soprattutto che ha avuto una forza incredibile nel sostenere e portare avanti le sue idee e strategie in campo militare. Perché dopotutto: “Il successo non è definitivo. Il fallimento non è fatale. È il coraggio di andare avanti che conta”.

Antonio Destino