Coco, la nuova favola Disney/Pixar che incanta tutti

Dopo ben otto anni di assenza dalle scene, Lee Unkrich, regista veterano della Pixar e mente geniale che si cela dietro a film di tutto rispetto come Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo (il primo diretto insieme a Pete Docter e David Silverman, il secondo invece con Andrew Stanton) e Toy Story 3 – La Grande Fuga, terzo episodio della saga creata da John Lasseter, ecco che torna in grande stile dietro la macchina da presa e le stazioni grafiche dello studio di Emeryville con l’ultima fatica targata Disney/Pixar, Coco.

Facendosi perdonare ampiamente il lungo periodo di pausa dall’attività di regista, Unkrich e lo staff Pixar ci regalano un film gigantesco, epico, destinato a farsi ricordare per molto tempo negli anni a venire e dall’impatto emotivo a dir poco devastante.

Coco

È la storia di Miguel, bambino messicano con la passione per la musica e appartenente ad una famiglia di fabbricanti di scarpe da generazioni, che nel giorno del a de Muertos, antica festività tradizionale messicana che celebra i morti, finisce nel mondo dei defunti, e coglie l’occasione per cercare di incontrare Ernesto De La Cruz, cantante mariachi suo idolo. Ma, anche considerando il fatto che la sua famiglia è assolutamente contraria alla musica, Miguel scoprirà durante la sua avventura che non tutto è come sembra.

Inutile parlare del lato tecnico, con l’architettura scenografica ed una animazione 3D del film praticamente perfette e dei colori particolarmente accesi e vividi, quasi completamente all’opposto della fotografia molto scura e cupa di pellicole come ad esempio il burtoniano La sposa cadavere, dalle venature un po’ più gotiche, sebbene vengano trattati praticamente gli stessi temi, e dei movimenti di macchina, in Coco, calcolati al millimetro con panoramiche e campi e controcampi impeccabili.

Coco

Sia chiaro, se decideste di andare a vederlo al cinema (opzione ampiamente consigliata), portate con voi molti pacchetti di fazzolettini. Coco vi farà ridere, vi farà intristire, vi farà gioire, vi farà piangere. Tanto. In certi momenti, farete molta, moltissima fatica a trattenere i fiumi di lacrime che questo gioiellino di casa Pixar sarà in grado di scatenarvi.

Una favola per bambini che è anche un racconto di formazione che tratta temi come la morte e l’esorcizzare la paura che si può avere di essa, il tenere vivo il ricordo dei propri cari che purtroppo non ci sono più, il valore della famiglia, il trovare la forza e la determinazione di seguire i propri sogni e coltivare le proprie passioni nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli che la vita ci mette davanti.

Un film, Coco, che non fa altro che confermare il talento naturale di un regista che ha ancora molto da dire, e che riesce a rendere fruibili da bambini e infanti dei temi molto adulti e maturi con un’abilità quasi disumana in una pellicola praticamente mostruosa, che è diverse spanne sopra le altre prodotte dallo studio nonché gli altri prodotti di animazione recenti delle case concorrenti, e che non stupirebbe affatto se riuscisse a portarsi a casa almeno un premio come miglior film d’animazione ai prossimi Academy Awards.

Una nota di merito va fatta anche per il corto di casa Disney Animation Studios che immediatamente precede la proiezione del film nelle sale, cioè Frozen – Le Avventure di Olaf, spin-off della pellicola diretta da Jennifer Lee e Chris Buck e ispirata molto liberamente a “La regina delle nevi” di Hans Christian Andersen, realizzato in maniera magistrale sebbene con qualche lieve calo di ritmo in alcuni frangenti.

Antonio Destino