La cella di San Tommaso d’Aquino a Napoli

San Tommaso d’Aquino

San Tommaso d'Aquino
San Tommaso d’Aquino la cella

San Tommaso d’Aquino, il Doctor Angelicus, ha soggiornato per un lungo periodo di tempo a Napoli. Infatti, gli anni cruciali della formazione filosofica del giovane Tommaso si dipanarono nella città partenopea, tra 1239 ed il 1344, in seno all’Ordine dei Domenicani. Il santo vi fece ritorno anche anni dopo, dal 1272 al 1274, come insegnante all’Università fondata da Federico II, poco prima della sua morte.

Un rapporto speciale, dunque, quello tra il filosofo e teologo di Roccasecca e la città che lo accolse giovanissimo. Nell’ambiente culturale napoletano San Tommaso d’Aquino ebbe l’opportunità di formarsi e prepararsi alla sua eccellente carriera di accademico.

La città custodisce ancora oggi le tracce di questo legame con l’Aquinate: nel Convento di San Domenico Maggiore è possibile, infatti, visitare la sua cella. È un’esperienza straordinaria ed emozionante che permette di cogliere uno spaccato della vita solitaria e meditativa del santo.

La formazione a Montecassino

San Tommaso d'Aquino

Guglielmo da Tocco, biografo di San Tommaso d’Aquino, che ebbe parte importante nel processo di canonizzazione, ci informa che il giovane entrò nel convento di Montecassino come oblato.

Gli oblati erano persone consacrate a Dio sin dall’infanzia e affidati ad un monastero o ad un convento dai genitori sin dalla tenera età. San Tommaso d’Aquino a soli cinque-sei anni fu ammesso alla schola di Montecassino, protetto da suo zio Landolfo Sinibaldi, e qui rimase fino ai quattordici anni. Furono anni di intensi studi e di solida formazione culturale, interrotti bruscamente dalle lotte tra il papa e l’imperatore Federico II che fecero dell’abbazia un posto non più sicuro per il giovane.

I primi anni a Napoli

Per questo motivo, lasciato Montecassino,  San Tommaso si trasferì a Napoli. La temperie culturale della città catturò l’animo di questo giovane studente che, ben presto, dimostrò di avere doti straordinarie ed acutissimo ingegno.

Tra il 1239 ed il 1244 Napoli si configura, infatti, come centro culturale di grande prestigio grazie alla sensibilità di Federico II che aveva chiamato a corte personalità del calibro di Michele Scoto, traduttore di Averroè e di Aristotele. Tra i professori dell’Università: Bartolomeo Pignatelli, Roberto di Varano e Pietro d’Irlanda, già maestro di  San Tommaso d’Aquino a Montecassino.

La cella di San Tommaso d’Aquino

San Tommaso d'Aquino

In questi anni  San Tommaso d’Aquino ebbe modo di frequentare i domenicani e a soli diciannove anni maturò la sua scelta di far parte dell’ordine fondato da Domenico Guzmán. Si aprirono le porte di una carriera straordinaria: il giovane si recò a Parigi e a Colonia per completare i suoi studi come discepolo di Alberto Magno.

La cella del santo risale agli anni dell’insegnamento del dottore angelico a Napoli, tra il 1272 ed il 1274. L’Aquinate tornò nella città che aveva tanto amato poco prima della sua morte (avvenuta il 7 marzo 1274). Qui, chiamato da Carlo I d’Angiò, trascorse un periodo di tranquillità nel convento di San Domenico Maggiore impartendo le sue preziosissime lezioni ai giovani studenti. Nel progetto del re, intenzionato a rinverdire lo Studium, egli avrebbe dovuto fondare e dirigere uno Studio Generale dell’Ordine.

San Tommaso d'Aquino La cella in cui San Tommaso d’Aquino soggiornò tra il 1272 ed il 1274 è un ambiente piccolo ed accogliente. Si tratta di una semplice stanzetta scarna e spoglia che, tuttavia, emoziona moltissimo. All’idea che quelle mura abbiano accolto i pensieri, le riflessioni, i gesti e le abitudini del filosofo che fu teologo e dottore della Chiesa non si può rimanere indifferenti.

Nella cella sono infatti custoditi gli oggetti appartenuti a San Tommaso d’Aquino tra cui il tintinnabulum, la campanella che veniva suonata dal doctor angelicus per indicare agli studenti che le sue lezioni stavano iniziando.

Il crocifisso che parlò a  San Tommaso d’Aquino

Nella cella di San Tommaso d’Aquino del convento di San Domenico Maggiore si trova il crocifisso del XII secolo che secondo la tradizione avrebbe parlato al santo.

Si racconta che il 6 dicembre del 1273 l’Aquinate avesse ultimato il suo trattato sull’Eucaristia e decidesse di rivolgersi al Signore in cerca di un segno. Una volta posto il testo sull’altare sembra che il crocifisso abbia pronunziato queste parole:

Bene scripsisti, Thoma, de me quam ergo mercedem accipies?”

San Tommaso d’Aquino rispose:

Non aliam nisi te Domine

Quel crocifisso prodigioso è testimone dell’esempio di vita di Tommaso che fu uomo di fede, filosofo innovatore, teologo di grande spessore e santo tra i più venerati della Chiesa Cattolica. Una figura straordinaria la cui intelligenza e cultura lasciarono un segno indelebile nella civiltà d’Occidente.

Antonietta Mastrocinque

Bibliografia:

  • S. RAIMONDO, San Tommaso d’Aquino: Biografia documentata di un uomo buono, intelligente, veramente grande, EDS Editore, 1995.
  • J.P. TORRELL, Jean-Pierre, Amico della verità: Vita e Opere di San Tommaso d’Aquino, ESD Editore, 2002.
  • S. VANNI ROVIGHI, Introduzione a Tommaso, Laterza Editore, 2007.

Sitografia: