La cantata dei pastori al teatro Politeama

La cantata dei Pastori di Peppe Barra quest’anno si sposta al Politeama

Sono quarant’anni che Peppe Barra porta in scena la cantata dei pastori: tutto il tempo perché la tradizione, che è cosa seria, e lenta, sia riuscita ad instaurarsi.

La tradizione della sua cantata, non della cantata in generale, sia chiaro: perché la prima cantata dei pastori  la pubblicò Andrea Perrucci alla fine del seicento.

Negli anni in molti l’hanno ripresa, ma da noi a Napoli troneggia quella di Peppe Barra e Paolo Memoli, che si ispirano a Perrucci, ma si prendono anche il privilegio delle proprie libertà.

la cantata dei pastori
la cantata dei pastori

Non mancano gli elementi costitutivi dell’originale: c’è la battaglia diavoli/angeli che è la battaglia universale fra bene e male, ci sono le figure emblematiche dei cacciatori e dei pescatori, c’è la sacra famiglia che insegue la natività, e poi ci sono loro: Sarchiapone (una irriconoscibile e impeccabile Rosalia Porcaro), il barbiere in fuga dalle autorità per duplice omicidio, e Razzullo (lo stesso Peppe Barra), lo scrivano sempre affamato commissionato di fare un censimento. Solo che gli ultimi due personaggi Barra li immagina Napoletani. Napoletani che si sono “persi” nel contesto del presepe. Napoletani scanzonati e maleducati che però divertono molto il pubblico con i loro sketch da cabaret dei tempi andati e malandati. E tradizione fu.

Ovvero: rientra fra i rituali del Natale napoletano , come preparare gli struffoli e giocare alla tombola, dilettarsi anche ad assistere ad una gamma perle di intrattenimento che sono solo nostre: da Natale in casa Cupiello alla cantata dei pastori.

Lo spettacolo si compone di tre fili di diversi colori che però si intrecciano: La lotta fra il peccato e la salvezza fa da cornice, il viaggio dei santi coniugi verso la grotta della Natività costituisce il nucleo centrale della cantata dei pastori, e Razzullo e Sarchiapone, le due macchiette comiche e  grottesche,  con la loro simpatia alleggeriscono il carico (per poi ritrovarsi coinvolti nella faccenda seria della ricerca della grotta di Betlemme).  Due atti di peripezie si concludono in un pittoresco quadretto finale che è un presepe vivente, davanti al quale si chiude il sipario.

la cantata dei pastori
la cantata dei pastori

Particolarmente pittoresche anche le scenografie di Erminia Sticchi: strappate al circo di Mangiafuoco, ad una favola, ad un’altra dimensione, si sono perfettamente prestate al connubio con i costumi di Annalisa Giacci, contribuendo insieme ad offrire alla cantata dei pastori la dimensione fantasticata del presepe.

La vera chìccheria, però, è stata l’idea della conca dei musicisti: posizionati davanti al palco si sono esibiti dal vivo sulle note allegre di Lino Cannavacciuolo e Roberto De Simone, accompagnando il contesto nei giusti modi e nei giusti tempi senza mai perdere il ritmo né l’ironia. Ironia che è stata loro indispensabile: costituenti in un certo qual senso una parte integrante un po’ della scena, un po’ del cast, sono stati spesso nominati, interpellati e coinvolti da Sarchiapone e Razzullo. Forse un pò meno di buon gusto la scelta di interloquire non solo con i suddetti artisti, ma anche con il pubblico, infrangendo con consapevolezza la quarta parete e quindi anche tutta la magia che le è intrinseca e tutta quella inerente alla favola del presepe.

Elemento caratterizzante resta la spettacolarizzazione: si ha a tratti l’impressione di trovarsi in un circo, tra contorsionisti, trampolieri e sputa fuoco. Il genere, di certo, ipnotizza l’attenzione ed entusiasma lo spettatore medio.

Il competente corpo di ballo di diavoli danzanti, insieme alla simpatica orchestra ed ovviamente ai pastori che, in occasione della cantata dei pastori, cantano (in quel napoletano barocco genitore della cantata che ricama tutto lo spettacolo) richiamano l’atmosfera del musical.

Un musical nel presepe fra sacro e profano.

Un gioco previsto ed accettato quello ad armi pari fra sacro e profano; un gioco che è presupposto dello spettacolo, a partire dalla processione iniziale della Vergine in mezzo al pubblico a finire alla scurrilità di Sarchiapone e agli assassinii di Razzullo.

la cantata dei pastori
la cantata dei pastori

Un cast molto corposo per uno spettacolo che non si ritira presto: dopo la prima del 14 dicembre 2017, resta in scena fino al 6 gennaio 2018, coprendo tutto il periodo festivo, perché si, ormai appartiene alla tradizione del nostro Natale; che dopo quarant’anni al teatro Trianon quest’anno si sposta al Politeama.

Letizia Laezza

Teatro Politeama sito ufficiale – http://teatropoliteama.it/