Brunori Sas, un “ragazzino dentro il corpo di un uomo”

Brunori Sas, dopo il successo del suo ultimo album “A casa tutto bene”, lo scorso 3 novembre ha annunciato un nuovo tour intitolato “Canzoni e monologhi sull’incertezza”.

Analizziamo qui il disco che lo ha portato a vincere la targa Tenco 2017 per la migliore canzone: La verità”.

Un “colpo di pistola” alle proprie paure

Anche se nella nostra epoca la fatica autoriale di tipo musicale ha realizzato sempre più spesso prodotti commerciali di rapidissima condivisione, curati nel dettaglio dal punto di vista promozionale, ma raramente sinceri per ciò che concerne il messaggio, tuttavia c’è ancora chi, ponendosi in un rapporto di totale intimità con l’ascoltatore, si propone di confidargli i propri pensieri più intimi.

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È il caso di Dario Brunori, in arte Brunori Sas, che nel suo ultimo lavoro,  “A casa tutto bene”, esprime tutte le sue paure esistenziali.

Il disco si presenta come una continua discussione interiore, tesa all’accettazione e al superamento delle proprie sofferenze.

Una presa di coscienza è, infatti, necessaria per comprendere che “il dolore serve proprio come la felicità”, e il cantautore calabrese intende arrivarci con le proprie canzoni.

Come spiega nella meta-canzone intitolata “Canzone contro la paura”, le sue sono “canzoni poco intelligenti”, “buone da mangiare”, assai distanti dalla musica che si sente in giro.  Esse “ti acchiappano alla gola senza tanti complimenti”, eppure “parlano d’amore”, l’unica àncora di salvezza che sembra naufragare nella tristezza e nell’angoscia.

Dalle sonorità del disco si evince proprio questa tensione costante tra le riflessioni esistenziali dell’autore e il mondo circostante in cui è calato, un caleidoscopio incomprensibile seppur affascinante.

Brunori Sas: la musica come “centro di gravità permanente”

Brunori Sas sceglie di sovrapporre i suoni di mandole del ‘700 e di chitarre degli anni ’30 della tradizione calabra ai loop elettronici e ai sintetizzatori, suggerendo un neanche troppo velato riferimento formale al Battiato progressivo degli anni ’80.

Se, però, le melodie dell’autore di “Centro di gravità permanente” si intrecciano con una lirica sofisticata, impreziosita di colte citazioni e frequenti giochi di parole, quelle di Brunori Sas, invece, non necessitano della fusione con un oscuro storytelling, dal momento che la voce narrante intende esprimere il lato più intimo del narratore.

Brunori, dunque, non si propone di rimuovere il proprio dolore esistenziale, piuttosto preferisce guardarlo in faccia, affrontandolo senza mediazioni.

Se “il mondo occidentale” obbliga a muoversi verso un ideale di felicità standardizzato, che non consente una riconnessione con la propria identità, il cantante urla la sua scelta controcorrente: “Se ti guardi intorno non c’è niente da cantare/ Solamente un grande vuoto che a guardarlo ti fa male/ Perciò sarò superficiale/ Ma in mezzo a questo dolore/ Tutto questo rancore/ Io canto solo per me”.

Brunori Sas non indossa, però, il costume da guru per dare risposte ad un mondo paralizzato dalle proprie paure, ma compie un procedimento inverso. Lascia la parola al “ragazzino dentro il corpo di un uomo” che è in lui, concedendogli di porsi domande scomode pur di scardinare quelle sicurezze fintamente granitiche consolidatesi nei suoi quarant’anni di vita.

L’autore, nel compiere questa operazione, ricorda alcuni dei personaggi del cinema morettiano, uomini dai tratti anacronistici in lotta con un mondo interiore ed esterno troppo imperfetto. Si ricordi il protagonista di “La messa è finita”, un giovane prete disarmato di fronte all’infelicità degli altri, che esclama, in un momento chiave del film: “è bello essere bambini, non avere responsabilità e nessuno che ti chiede niente”.

A differenza del personaggio di don Giulio, Brunori, come risulta evidente dall’ascolto di “A casa tutto bene”, non compie la scelta di rinchiudersi nella turris eburnea di una “vita pensata”, piuttosto spinge ad un ritorno alla “vita liquida”.

L’autore ha compreso, infatti, che il vero cambiamento deve partire da se stessi,  perché, come dice Bauman, una delle muse ispiratrici dell’album:

“la felicità non consiste nella libertà dai problemi, dalle preoccupazioni, dalle ansietà, ma al contrario sopraggiunge quando superiamo i problemi, le angustie, le difficoltà della nostra vita”.

 

Luca Florio

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