Minotauro e labirinto: il significato simbolico del mito

La storia del Minotauro ha sempre affascinato gli studiosi di ogni epoca; per essa sono state scritte intere biblioteche sui miti e sulle interpretazioni che questa figura metà uomo e metà toro propone all’uomo.

Il mito della nascita del Minotauro

minotauro“Asterione è morto e gli abitanti di Cnosso attendono un nuovo re. Invoco sopra ogni altra cosa il mio diritto al trono. (…) Ieri ho annunciato a mia madre ed a i miei fratelli che Nettuno avrebbe fatto emergere dal mare un bellissimo toro, del tutto simile a quello che, tanto tempo fa, rapì mia madre dalla lontana Tiro. Fu Giove, sotto le sembianze di un possente animale, a generare attraverso di lei il primo sovrano di una dinastia che regnerà a lungo e sarà ricordata per sempre”.

Queste parole usò Minosse al funerale di Asterione alla folla cretese. Il defunto re non lasciò eredi, così il figlio di Zeus fu proclamato sovrano dell’isola non appena il toro emerse dai flutti, simbolo così della volontà degli dei di affidargli le sorti del regno.

Minosse però nascondeva un segreto: quel toro doveva essere poi offerto in sacrificio a Nettuno per ricompensarlo per averlo reso Signore di Creta. Minosse però rimandava sempre la promessa di sacrificarlo sino a quando immolò il toro migliore fra i suoi armenti. Il dio s’accorse dell’inganno, così lo raggiunse e lo maledisse: “Apprenderai una dura lezione che non dimenticherai mai più. La tua famiglia conoscerà la disgrazia e tu sarai ricordato per sempre per il toro che porterà il tuo nome”.

Poco dopo, Pasifae, moglie del re e figlia del dio Elio, s’invaghì perdutamente di quel toro e costrinse Dedalo, rifugiato ateniese e brillante ingegnere, a costruire una “falsa vacca” con cui unirsi. Nove mesi dopo, nacque un terribile umanoide bipede con zoccoli, pelliccia bovina, coda e testa di toro con corna dorate. Il nome che gli venne dato fu Asterione, come il vecchio re, ma ben presto il popolo cretese lo soprannominò “Minotauro” dall’unione delle parole “Mino(sse)” e “Tauro”, cioè toro.

Il labirinto, il tributo a Creta e la morte del Minotauro ad opera di Teseo

minotauroPer mascherare così la vergogna di aver avuto un figlio da una simile incesto, Minosse convocò Dedalo e gli ordinò di costruire un edificio nel quale rinchiuderlo. L’ingegnere ateniese così fortificò un immenso recinto con interminabili corridoi, pieno di gallerie e profonde gole per confondere le entrate con le uscite.

Alla fine dell’opera, il re vi posizionò la labrys, ovvero la doppia ascia simbolo della sua civiltà, sull’architrave dell’entrata. Da quel giorno, il recinto prese il nome di “labirinto”, ovvero il “palazzo dell’ascia labrys”.

Successivamente ad Atene si tennero dei giochi dove a primeggiare fu Androgeo, il figlio di Minosse e di Pasifae. Inoculato da Nettuno, re Egeo fu assalito da invidia per le gesta di quel ragazzo e così, a fine competizione, lo incitò a recarsi a Maratona per combattere contro un terribile toro che devastava quelle zone, in modo tale da amplificare sempre più la sua gloria, giocando anche sul fatto di provenire da una terra il cui simbolo è, appunto, un toro. Da quella spedizione però il ragazzo non tornò più.

Minosse, saputo il misfatto, pregò Zeus per punire la superbia di Egeo ed il padre mandò sull’Attica una pestilenza che decimò la popolazione. Egeo e gli ateniesi dovettero pagare così un tributo umano di 7 fanciulli maschi e femmine da dare in pasto al Minotauro.

Successivamente, Teseo si presentò alla città ed al padre Egeo. Il giovane così partì alla volta di Creta come uno dei sacrificabili, conobbe Arianna, la figlia di Minosse, che lo condusse nel labirinto dove affrontò ed uccise il Minotauro.

Il significato simbolico e l’interpretazione del mito del Minotauro

minotauroQuesto mito si colloca tra leggenda ed allegoria, ed evoca infatti figure e situazioni collegabili a simboli carichi di significato che conservano ancora oggi la propria efficacia. L’avventura di Teseo nel labirinto ha il significato del percorso che l’uomo intraprende alla ricerca di sé stesso, di un principio divino, di un minotauro o qualsiasi altra cosa che possa rappresentare un “centro”, ovvero un punto sul quale “ripartire”.

La via che conduce nel labirinto simboleggia la discesa verso il “basso”, ovvero nella disperazione, nella purificazione e nel ritrovamento del proprio sé, e di conseguenza, l’uscita vittoriosa dal quel cortile disarticolato simboleggia la “rinascita” dell’uomo. Prima però di arrivare a “riveder le stelle”, laggiù, lungo quegl’infiniti corridoi, l’uomo deve affrontare una bestia con la quale confrontarsi e sconfiggere. Il Minotauro altro non è che un ostacolo, una rappresentazione del male da piegare per percorrere una strada nuova, più giusta, più corretta. Arianna poi è “un’immagine materna” che tranquillizza e protegge l’uomo nella sua discesa nell’oscurità e che lo conduce, attraverso il filo, sano e salvo verso l’uscita.

Nell’immaginario collettivo quindi, nella sua accezione mistica, questo mito era intenso come un processo di iniziazione dove le difficoltà del labirinto rappresentavano prove iniziatiche riservate all’uomo desideroso di conoscenza, quindi un significato rituale che lo colpisce individualmente.

Marco Parisi

Bibliografia

  • Souviron, Il labirinto del Minotauro, RBA Edizioni

Sitografia

  • http://www.lacosapsy.com/?p=1794